Una lenta agonia. Un'offesa. Fatta di proclami, di un sindaco che non sindaca il futuro del suo presidio ospedaliero. Don Abbondio di un Astolfi. La chiamano ragion di stato e di società.
L'opposizione si è dannata. Ha strillato inutilmente. Le pantomine da quadretti d'ambiente sono state stucchevoli. Chiodi, Varrassi e i tre tre, insieme a promettere e poi a dismettere. Che bella riforma sanitaria. Tagli e scuci. Il San Liberatore è un santo in cassaintegrazione. Un'altra prova al buon Davide Calcedonio Di Giacinto? Dimostrerà di avere coraggio? Di prendere finalmente una posizione chiara?
Si legge dalla fpcgilte " Trasferimento personale infermieristico dal blocco operatorio del P.O. di Atri a quello di altri presidi.
Con lettera del 19/05/2012 le sigle sindacali FP CGIL e FPS CISL chiedevano un incontro urgente con la Direzione della ASL per discutere l’argomento sopra riportato, a tutt’oggi nessuna convocazione in merito è arrivata. Con lettera del 23/05/2012 gli infermieri del blocco operatorio del P.O. di Atri inviavano una memoria, alla Direzione della ASL, dove si evidenziava la non opportunità del trasferimento del personale infermieristico in quanto si rischierebbe una contrazione delle attività del blocco operatorio che si ripercuoterebbe in tutto il presidio ospedaliero, a tutt’oggi nessuna risposta in merito è arrivata, nel frattempo dal 01/06/2012 una unità infermieristica è stata trasferita ad altro presidio".
Siamo solo numeri. Scatta l'applauso. Tutti numeri uno. La sanità è risanata. Non c'è più nessuno. Sono tutti morti.
Chi avrà il coraggio di negare?

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Leggete...persone coerenti comunicato stampa del comune di atri del 19/02 /2012
ATRI- Si sono avuti in questi giorni una serie di incontri tra l’assessore Marino Iommarini e i vertici della Asl, che hanno fornito elementi in grado di valutare la riorganizzazione della rete ospedaliera in atto.
“Siamo fiduciosi sul futuro dell’ospedale di Atri, che esce potenziato sotto molti aspetti da questo atto aziendale”, queste le dichiarazioni dell’assessore Marino Iommarini, che ha avuto nei giorni scorsi una serie di incontri con i vertici della Asl.
L’amministratore sottolinea che” l’atto aziendale ha recepito il Piano Sanitario regionale nel quale il San Liberatore non subisce alcun declassamento e vede riconfermato il suo indirizzo di ospedale per acuti”.
Si rigettano dunque tutti gli allarmismi e le dichiarazioni sul rischio di chiusura del San Liberatore, paventato dai partiti di opposizione che continuano ad usare termini come “soppressione” e “tagli” senza avere, evidentemente, preso visione dell’atto aziendale.
In merito all’attuazione dell’atto aziendale la maggioranza di governo cittadino ( Pdl, Pse e Indipendenti) ritiene opportuno intervenire e fare chiarezza sull’assetto che si sta delineando.
Queste, in sintesi, le novità che riguardano l’ospedale atriano e che mirano ad un suo potenziamento e ad un recupero della mobilità:
- attivazione di un Ospedale di Comunità con 12 posti letto (H12) gestito dai medici di base;
- potenziamento della diagnostica pesante (Tac 16 di ultima generazione);
- attivazione all’interno dell’Ostetricia della branca “Analgesia del parto”, la cui mancanza comporta alla Asl oltre 300 parti fuori regione l’anno;
- attivazione della terapia radio- metabolica per la cura dei tumori;
- l’endocrinologia diventando una struttura complessa si candida ad essere un punto di eccellenza regionale ed extra- regionale;
- previsto, inoltre, l’acquisto di un nuovo macchinario: il litotritore, per la terapia dei calcoli renali ed epatici senza intervento chirurgico.
In merito ai recenti trasferimenti di alcuni medici, di cui si riconosce la grande professionalità ed il contributo dato al funzionamento dell’ospedale, si tratta di scelte personali, che ad ogni modo non comporteranno alcun depotenziamento dei servizi.
In particolare la gastroenterologia non sarà soppressa, come falsamente diffuso, ma verrà garantita da due medici specialisti e dal direttore dell’unità operativa dipartimentale. In merito alle attrezzature, di cui si è paventato il rischio di un trasferimento, è opportuno specificare che esse rimangono di proprietà della Fondazione Santa Rita, che ha sede in Atri.
Riguardo il servizio di cardiologia (che è un’attività in rete alla quale concorrono l’ospedale, il pronto soccorso, il 118 ed i medici di famiglia), esso verrà garantito con una propria autonomia ed attrezzature, da una unità operativa semplice a valenza dipartimentale, con personale che continuerà a garantire prestazioni come nel passato.
Questa è la realtà di cui bisogna prendere atto.
Così come bisogna inquadrare l’atto aziendale nel percorso di risanamento e riordino che riguarda tutta la sanità regionale. Il Piano di rientro in atto di fatto impedisce le assunzioni di primari, in questa ottica quelli che vengono fatti passare per declassamenti sono degli obblighi normativi dovuti alla impossibilità di assumere figure apicali (primari),che non vanno a depotenziare alcun servizio.
Alla luce del quadro che si sta delineando, e della necessità di una riorganizzazione della rete ospedaliera, si ritiene di poter dare ai nuovi vertici della Asl la giusta fiducia, dal momento che stanno dimostrando una capacità progettuale che è mancata alle passate gestioni.
E soprattutto l’esecutivo atriano non intende esercitarsi in un tiro al piccione che vede impegnati ex amministratori cittadini, segretari di partito e sindaci dei comuni vicini, come Luciano Monticelli, che continuano a strumentalizzare la vicenda a fini meramente propagandistici, esercitando un’azione di pura demagogia politica.
“Il nostro compito in questo momento così delicato è quello di governare la trasformazione in atto, e di garantire al nostro ospedale una crescita in termini di qualità ed efficienza - dichiara il vice-sindaco Domenico Felicione - ed intendiamo farlo con spirito realistico e costruttivo, e soprattutto con la massima trasparenza e lealtà nei confronti della collettività”.