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Andate in Pace. Quei selfies davanti alla salma di Papa Francesco sono un peccato di volgarità...

di Giancarlo Falconi
1 minuto

Se qualcuno ci dovesse chiedere che cosa possa rappresentare nel quarto di secolo del secondo millennio, il cattivo gusto, in pochi non citerebbero i tanti selfies davanti alla bara di Papa Francesco.
Dalla salma ai salmi, a quelle preghiere, suppliche che rivolgiamo ai tanti fedeli in fila per salutare il Santo Padre.
La pretenziosità che diventa oziò e rifugio di chi nella vita ha sempre corso più veloce della eleganza e della raffinatezza.
Un autoscatto che non significa esserci e neanche avere. Una foto che rappresenta il disvalore di una rappresentazione effimera e vuota.
"Io ci sono" ma non sei.
La "Scenità" che diventa pubblica violazione dell'intimità del cordoglio. Un circo dell'apparire per apparenze senza apparizioni. 
Il vostro è un addio che di osmosi, suono e assonanza, diventa la nota muta dell' A Dio di Papa Francesco. 



 

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