Tutto rimane come prima.
Il tribunale di Roma ha rigettato la richiesta di dissequestro dei beni avanzata dall'ex dg di banca Tercas, Antonio Di Matteo.
L'uomo forte voluto da Nisii e confermato da tutto il doppio cda Tercas, è indagato per associazione a delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta, ostacolo alla vigilanza, riciclaggio, appropriazione indebita.
I " suoi" "nostri" quasi otto milioni di euro sotto sequestro, sarà la vicenda giudiziaria a decidere, rimangono congelati.
Il risarcimento chiesto dal pm Vilma Passamonti è per ora, nel totale delle figure indagate, intorno ai 200 milioni di euro.
Nel frattempo la Banca Popolare di Bari, che nei prossimi mesi dovrebbe acquisire Tercas, attraverso un'operazione guidata da Banca D'Italia, interroga il commissario Sora sui dirigenti, funzionari e impiegati Tercas, coinvolti e complici del dg Di Matteo, secondo l'ipotesi investigativa della Procura di Roma.
Una domanda semplice. Cosa è stato fatto dal punto di vista disciplinare e cautelare?
Come mai ancora mantengono gli stessi ruoili dell'epoca Di Matteo?
La stessa questione sollevata da gran parte dei clienti, azionisti e dagli uomini di buona volontà.
Ci sarà risposta?
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