So che mi attirerò molte antipatie scrivendo quello che sto per scrivere. Ma ci sono abituato, quindi non me ne cruccio. Sono arrivate centinaia e centinaia di multe ai tanti, tantissimi, trasgressori dei divieti di oltrepassare i varchi della ZTL a Teramo. Alcuni sono stati sanzionati decine di volte anche nella stessa giornata. Hanno presentato ricorso, hanno costituito un comitato che ha per obiettivo l’annullamento da parte delle autorità preposte, che non si capisce bene quali siano. Penso tutto il male possibile delle ZTL, non capisco a che cosa servano a Teramo, il cui centro storico è ormai completamente spopolato di residenti e anche di negozi.
Penso tutto il male possibile degli amministratori teramani che, nell’istituirle, hanno pasticciato tantissimo, decidendo, rimangiandosi le decisioni prese e poi ri-decidendo, da perfetti decisionisti indecisi. Penso tutto il male possibile di questi nostri amministratori - assessore al traffico e sindaco in testa - che anche in questa occasione e in questa vicenda hanno dato il peggio di sé. Si sono cacciati in un ginepraio dal quale non sarà per loro facile uscire.
Le diaboliche macchinette dei varchi hanno funzionato poco, male, in maniera alterna, hanno risentito dei controsensi nella regolamentazione degli stessi e nell’applicazione dei regolamenti. Bene,,,, ma detto questo....
Dunque: non si poteva passare quando la scritta sui varchi era “attivo”, si poteva passare quando era “non attivo” o era spenta. E’ stato detto che è stata una sfida linguistica ai cittadini sempre più ignoranti, che la dicitura era ambigua e quindi una trappola per gli automobilisti, che il particolare significato semaforico era ed è non previsto dalla lingua italiana. Concordo con chi ha sostenuto e sostiene che la dicitura avrebbe potuto essere diversa, più chiara, meno equivoca... concordo con tante ragioni esposte, ma....
Ma, basta! Mi sono stufato. Mi sono stufato dei furbi, della gente che fa quello che gli pare. Tra tanti che sono stati sanzionati - e ora sostengono che le sanzioni vanno annullate - ce ne sono tanti a Teramo - e io sostengo che siano la maggioranza - che scemi e ignoranti del tutto non erano e che, equivocità della scritta a parte, sapevano bene che, quando il varco era attivo, se si passava si era trasgressori di un divieto e si veniva fotografati come trasgressori. Ma, allora, perché passavano e continuavano a passare e hanno continuato a passare fino a quando non sono piovute le multe?
Ho un’ipotesi.
Lo hanno fatto perché per i teramani, un po’ meno che per i napoletani, ma molto di più che per tutti gli altri italiani, i divieti non sono divieti, ma solo “consigli”, che si possono seguire o no, soprattutto se credi di aver votato le persone giuste. Se non fosse così, non avremmo una piazza Martiri della Libertà e un corso, di sopra, di sotto e mezzo, sempre pieni di auto in sosta, anche quando non si potrebbe sostare. Non avremmo auto parcheggiate ovunque, anche in seconda e in terza fila, negli stazzi, negli slarghi, sui marciapiedi, agli angoli delle strade. Non avremmo tanti cittadini che un po’ in tutti i campi e in tutti i settori fanno esattamente ciò che non si può fare ed esattamente il contrario di quanto impongono i divieti.
Sì, c’era la scritta “attivo” e più o meno si capiva quello che intendeva dire. Ma molti sono passati lo stesso.
Che cosa poteva succedere? Non ci hanno nemmeno creduto che funzionassero le macchinette. Ma ti pare che questi amministratori che ci ritroviamo le hanno messe e sanno farle funzionare? E poi a lungo la scritta “attivo” c’era, la gente è passata lo stesso e non è successo nulla, così, passa oggi passa domani, tutti sono passati. D’altro canto, per gli automobilisti teramani le strisce pedonali non sono anch’esse solo dei “consigli”? Non è che uno si deve fermare per forza, si può rallentare e schivare il pedone, oppure si può schivare accelerandolo e precedendolo. E poi, se proprio non riesci ad evitarlo... che vuoi che succeda? Tanto male non si farà.
Attivo, non attivo, passivo, attivissimo. Queste scritte teramane sono state sfidate e violate, anche linguisticamente. Che siano pagate, e chi le paga si comperi anche un vocabolario.
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