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Abruzzo: il futuro è nel passato

di Christian Francia
8 minuti

Vengo da una famiglia contadina, sia i nonni materni che paterni coltivavano la terra, e sono cresciuto in campagna. Ho sempre pensato che l’Italia fosse un posto privilegiato soprattutto per il nostro paesaggio e per coloro che lo fanno fiorire producendone frutto.

Negli ultimi 20 giorni ho letto due interviste che mi hanno molto toccato: una allo scrittore Mauro Corona (http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/04/15/mauro-corona-salvezza-e-nella-terra-riprendiamo-zappa/562991/), l’altra (su Il Messaggero Abruzzo del 4 maggio) a colui che considero un maestro, vertice assoluto dell’intelligenza abruzzese e orgoglio internazionale della nostra regione: Francesco Paolo Valentini (dell’omonima casa vitivinicola di Loreto Aprutino).
Dentro le parole di questi due signori totalmente diversi fra loro c’è una acuta analisi della nostra realtà ed un programma politico ben preciso, fondato sulla ricostruzione dell’etica, il cui prolasso è alla base della crisi epocale che stiamo attraversando.

Io non so chi sarà al governo dell’Abruzzo fra sei mesi (anche se lo immagino), ma so esattamente che le parole di Valentini dovranno fungere da guida per il nuovo esecutivo, se vogliamo rialzarci da una condizione umiliante.
Meglio sarebbe se Valentini potesse essere chiamato nel ruolo di Assessore di punta di una Giunta rivoluzionaria.

Ecco una sintesi dei due interventi.

1) Mauro Corona. «Noi in città ci disperiamo per la recessione economica, lassù lei sta peggio.
Peggio un cavolo! (…) le rispondo: una favola. Coltivo verze, cavolfiori, patate (le patate sono decisive per vivere). E susine, ciliegie, mele, pere. Toccherà anche a lei imparare a zappare. Il nostro futuro è nella terra: a ogni cosa si può rinunciare tranne che a soddisfare la fame. Quindi, niente paura: una zappa ci salverà”.
Conosceremo i calli alle mani, torneremo alle candele.
Ma benvenuti ai calli, diamine. L’idiozia è restare vittime della dittatura del superfluo, l’idiozia è non capire che per vedere devi togliere roba davanti ai tuoi occhi, cosa te ne fai della Ferrari nel capannone, idiota? Il denaro compra il tempo, ma il tempo è ripetitivo, ci annoia perché non siamo stati abituati a governarlo, dominarlo. Dove sono le passioni, e dove la speranza? Da quel che vedo siamo vicini alla fine”.
Il capitalismo sta schiattando?
Ma certo, che dubbio c’è. Ci ridurrà allo stremo. Nel vicino Friuli c’è un paese dove si facevano sedie. E queste benedette sedie con gli anni sono venute a costare uno sproposito: le vendevano 400 euro l’una. Sono giunti i cinesi con le loro sedie a 20 euro e tutto è finito. Il paese delle sedie che non ne vende più una. Questo è il capitalismo. Si può essere cretini così? Due giorni fa ero a Montecarlo per una conferenza”.
Lei a Montecarlo?
Certo, devi andare dai cretini per parlare dei cretini. Devi giungere nel punto esatto dove si concentrano i soldi per illustrare la loro inutilità”.
Marcuse parlava dell’offerta senza desiderio.
Esatto. Vince l’apparenza sopra la realtà. Il verosimile sul certo. Vince la televisione, il talk show, il frou frou, il cinguettio scadente frutto del pensiero inutile. Se non vai in televisione per dire che ti uccidi neanche tua moglie ci crederà mai”.
Noi italiani abbiamo consumato ogni etica, e questa caduta civile, questa deriva economica un po’ ce la siamo conquistata con il nostro stile barbarico. Gli schei ci hanno fatto ammalare e ridotto in povertà. Vanitosi e pigri, ora disperati”.
Una parola di conforto?
Una zappa per tutti. Impareremo presto a essere imprenditori della terra. Cioè di noi stessi, e capiremo che è una cosa bellissima”».

2) Francesco Paolo Valentini. «“Settore primario, lo chiamavano (l’agricoltura, ndr). In realtà siamo sempre stati ultimi nella considerazione della politica e dell’economia. In particolar modo da queste parti, dove il commercio ha trainato l’economia terziaria e l’industria è stato il grande sogno degli anni dello sviluppo. Non ho mai capito questa infatuazione in un paese povero di materie prime e dunque strutturalmente svantaggiato nella manifattura. Ora tutti guardano ai campi come ad una nuova opportunità, ignorando che è sempre stata questa la strada giusta. Ad andare in crisi è stato un sistema finto, drogato dalla finanza. L’agricoltura è il contrario di questa economia senza basi, come bene esprime la materialità della terra: in questa riscoperta leggo in parte il tentativo di rimuovere il fallimento di un modello e in parte l’errore di continuare a considerare i campi come un rifugio e non come la prima grande risorsa del made in Italy”.

Potranno mai arrivare da qui opportunità di lavoro e di ricchezza paragonabili alla grande stagione dell’industrializzazione d’Abruzzo?
Con politiche adeguate, sì. Di base, l’agricoltura non ha grandi margini di redditività, uno-due per cento quando va bene. La vera chance è l’attività di trasformazione, il valore aggiunto che può arrivare dall’eccellenza. Dalla produzione di olio e vino, dalla valorizzazione dei prodotti. Ma soprattutto, l’agricoltura è il perno per costruire un sistema intorno a turismo, beni ambientali, belle arti”.
Quali, allora, le cose da fare per colmare il ritardo?
Al primo posto metto la tutela dei nostri prodotti: l’Italia produce 470 mila tonnellate di olio extravergine di oliva, con una ricchezza di cultivar da fare impressione, ben venti soltanto nel nostro Abruzzo. In Italia, però, si importano ogni anno 580 mila tonnellate di olii spagnoli e mediterranei, che finiscono per mettere fuori mercato la nostra produzione. Vale per il vino, per la pasta, per molte materie prime: che senso ha riconoscere il made in Italy al luogo di ultima lavorazione del prodotto? Quello che conta è la materia prima e su questo non c’è una sola norma. Secondo la Food and drugs administration statunitense, su 5 olii venduti come italiani soltanto uno è realmente made in Italy. Così si perde ricchezza e occupazione”.

L’altro lato della medaglia è rappresentato spesso dall’inferno del lavoro nei campi, senza diritti e senza umanità: senza arrivare in Puglia e Calabria, basta citare la Marsica.
Il primo argine è l’etica: piuttosto che avere un lavoratore in nero preferirei chiudere l’azienda e non credo di essere un’eccezione. C’è poi da considerare la quota di disonesti presenti in ogni attività umana, ma quello che non viene mai considerato è la condizione prodotta dalla concorrenza sleale e dall’assenza di regole: se una passata di pomodoro deve competere con del concentrato cinese rivenuto con acqua e sale e messo in bottiglia in Italia, è fatale che a farne le spese sia il costo del lavoro. Vale per i succhi di frutta e per una quantità di altri prodotti. Se non si difende seriamente il made in Italy in agricoltura, le conseguenze sono anche queste”.

Vino e petrolio: è una convivenza possibile?

Per me no. Perché i rischi per paesaggio e ambiente sono enormi, perché il turismo pagherebbe un prezzo salato e perché l’Abruzzo non sarà mai il Texas e finirebbe fatalmente per essere una base logistica e di trasformazione. Sarebbe come piegarsi nuovamente al ricatto industriale, quando ormai sappiamo che la manifattura inseguirà fatalmente il minor costo del lavoro”».


 

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Commenti

Semplicemente grazie. Lei è stato illuminante. Questo sito è meraviglioso.
Consiglio vivamente l'ultima fatica di Mauro Corona "Confessioni ultime", libro davvero straordinario. Un piccolo estratto: “Amore: La parola “amore” oggi significa “aspettarsi di essere amati”: tu mi devi amare, altrimenti ti ammazzo. In pochi mesi sono morte più di cento donne, pugnalate, sparate, assassinate, calpestate. Se così stanno le cose questa parola roboante non dirmela più, smettiamo di usarla perché questo non è amore. Non ho un vocabolario sull’amore, ho messo giù una definizione mia, amore vuol dire accettazione totale, donazione totale, silenzio”.
qualche anno addietro in una bellissima serata di giugno Mauro Corona è stato a Castelli per parlarci dei suoi racconti. In uno scenario unico, al tramonto, con il Monte Camicia ed il Gran Sasso come cornice naturale, con mille colori e sfumature, Mauro Corona assieme a Tony Capuozzo, oltre che parlare dei suoi libri e delle sue fiabe, ci ha voluto trasmettere come fossero importanti certi valori di semplicità, come fosse importante sapersi accontentare del poco che abbiamo, vivere dei doni della terra, quanto fosse bello poter continuare ad animare piccoli paesi e godere delle bellezze che abbiamo. I due amici hanno regalato a tutti i presenti una palpitante serata ricca di emozioni e di riscoperta di valori che ci appartengono da sempre. oggi a Castelli si autorizza la realizzazione di una centrale a biomasse privata....... quanto è lontana quella serata in montagna....
Dite a sti due illuminati che senza I'll capitalismo delle ferrari e dei cinesi la terra e' solo figlia di Iorio Valentini - prestigiosissimo fornitore di presidenze varie, dalla repubblica, al consiglio, ai vari bauscia - dovrebbe saperlo bene
Vino e petrolio: è una convivenza possibile? “Per me no. Perché i rischi per paesaggio e ambiente sono enormi, perché il turismo pagherebbe un prezzo salato e perché l’Abruzzo non sarà mai il Texas e finirebbe fatalmente per essere una base logistica e di trasformazione......" Questo è giusto però vorrei allegare un link relativo ai disastri ambientali causati dalle compagnie petrolifere ne delta del Niger. Ciò per dire che sono d'accordo nel non volere in Abruzzo le attività di estrazione petrolifera ma, esiste un luogo al mondo dove ciò sia possibile?? Devastare una vasta area in Africa è più tollerabile? La domanda credo sia: "siamo disposti a rinunciare a parte del nostro tenore di vita? http://www.ilcambiamento.it/multinazionali/eni_delta_niger_scempi_ambie…
Patetico, articolo veramente patetico ed offensivo, pensare che basti aver trascorso qualche pomeriggio di domenica ad inseguire le galline dei nonni per ritenersi esperto del mondo rurale la dice lunga sulla velleità di quanto scritto. Far calare dall’alto 2 esempi di successo è fuorviante, non sono l’ordinarietà in agricoltura, tutt’altro. Anni fa a Milano per lavoro vidi una ressa isterica al di fuori di un teatro, era previsto un incontro proprio con Corona, poi ho avuto modo di ascoltarlo dal vivo, anche quella sera a Castelli, invitato dal mio “vecchio” e caro compagno di scuola Concezio. Corona si rivolge ad un pubblico che della campagna ha una visione disneyana e mi ricorda i pellerossa nel circo di Buffalo Bill, accorrevano da tutta Europa a vedere il loro spettacolo. Personalmente trovo più perle di saggezza nel parlare con Umberto, allevatore di vacche da latte a Castrogno, che in Corona, ed in più mi offre 2 bicchieri di rosso. Valentini cantina di successo indubbiamente, ma il mio pensiero va alle altre cantine che quotidianamente arrancano tra 1000 difficoltà, a volte solo perché non c’è l’enologo di grido, con il giornalista giusto e la rivista patinata a far da cassa di risonanza. Veniamo all’appeal dei prodotti tipici locali; tutti a riempirsi la bocca con il Km 0, imposto agli “altri”, ma altrettanto pronti a lamentarci se non riusciamo ad esportare i nostri prodotti (in questo caso a Km 10.000). Ma poi produciamo veramente prodotti DOP? Lo scorso anno chiesi la produzione dell’olio Dop Pretuziano: poco più di 6.300 l, meno della metà della produzione di un qualsiasi frantoio teramano. Effetto della sacra trimurti che soffoca le aziende agricole italiane, Sindacato, Patronato, Associazione di produttori, la quasi totalità delle volte rappresentate dalla stessa persona. Centri di potere che hanno ridotto allo stremo la nostra Agricoltura. Ricordo con angoscia un colloquio tra Olmi e Petrini, dove parlavano “della dignità della miseria”, come se fosse dignitosa la miseria (guarda caso sempre degli altri!!), personalmente preferisco l’arroganza del benessere. Gentile Francia, ho inserito il suo articolo nella mia libreria nello scaffale ARMIAMOCI E PARTITE. Ho avuto modo di dirlo a Pallante, di scriverlo a Bertaglio: - Date l’esempio! Lasciate la sedia, le morbidi moquette, le sudate carte ed andate in campagna solo così sarete credibili. Adesso devo andare, ho sottratto anche troppo tempo al mio lavoro. Cordiali saluti Diego Leva Dottore Agronomo
MI STA BENE, la filosofia di mauro corona è pienamente condivisibile. corona, l'uomo del vajont dal multiforme ingegno, il john rambo della cultura friulana. mente sana in corpore sano, per eccellenza, mi sta bene. MI STA MENO BENE, anzi non va per niente bene ipotizzare l'ingresso in politica di chi vende il proprio vino a € 90 la bottiglia ( quella economica a €40) e l'olio di oliva a euri 20 la bottiglia da mezzo litro! un imprenditore che riesce a farsi pagare così profumatamente una bottiglia di montepulciano ( non stiamo parlando di amarone, barolo, sassicaia, brunello) è un imprenditore che sa fare bene,anzi benissimo i propri affari. DIFFICILMENTE questo uomo sarà disposto a sacrificare i propri interessi per favorire i bisogni e gli interessi dei propri potenziali elettori che, verosimilmente, non potranno permettersi neppure un bicchiere di cotanta eccellenza...... vino & olio per pochi, ricchi, candidi e....sempliciotti consumatori. ...l'homme mesure le temps, le temps mesure l'homme
Completamente d'accordo col signor Diego. A me pare sig. Francia, e son quasi sicuro di non sbagliare, che lei voglia accorpare il concetto di ritorno all'etica a quello di ritorno alla terra, quando i due non sono (lapalissianamente) consequenziali. Senza voler parlare del grande profeta Corona, che ritiene ci sarà un collasso nel sistema capitalistico, nonostante due secoli di storia abbiano già smentito i moniti marxiani. Faccio rispettosamente notare che il fatto che il sistema capitalistico stia marcendo non significa che non sia il migliore di tutti, e che non si possa migliorarlo. E' l'uomo che l'ha corrotto, non il contrario. Dansind credo abbia centrato per primo il problema, c'è qualcuno disposto a rinunciare al proprio tenore di vita per tornare alla versione disneyana (copyright Diego) della campagna? Lo dico perché a Teramo d'inverno fa freddo e a nessuno piace andare a piedi. @lla signora (o signorina, non so) Marroni: Così dopo secoli e secoli di concezioni amorose, da Guglielmo IX a Dante, passando per Bernardo di Ventadorn, Arnaut Daniel ecc. ecc., dovrei comprare il libro di qualcuno che scopiazza magari Chretien De Troyes? No grazie. Preferisco la raffinatezza di trovatori che elaborarono tali teorie già 8-9 secoli or sono, senza dilungarmi a giudicare quali siano le migliori. Del resto l'amore è un sentimento così irrazionale per poter essere spiegato. Non c'è bisogno che il sig. Corona mi dica che l'amore non è uccidere la propria donna in cambio di sesso, a quel risultato c'arrivo da solo.