Si dimetta per primo Bersani. Ha sbagliato tutto. Intanto nel non pretendere le elezioni subito dopo il crollo del governo Berlusconi nel 2011, quando fu chiamato Monti e l’unica parola che risuonava per l’Italia era “responsabilità” (avrebbe stravinto).
A seguire, in quella grande occasione che sono state le primarie del centrosinistra, l’intero apparato del Partito Democratico si è schierato per il Segretario, ignorando il grido disperato della popolazione, degli imprenditori, dei disoccupati, dei malati.
Ebbi occasione, allora, di pubblicare due articoli: il primo a novembre 2012, nel quale annunciavo che avrei votato Renzi (http://www.iduepunti.it/francia/6_novembre_2012/renzi-%C3%A8-pessimo-quindi-lo-voter%C3%B2); il secondo a dicembre 2012, nel quale spiegavo perché avevo votato Renzi (http://www.iduepunti.it/francia/5_dicembre_2012/perch%C3%A8-ho-votato-renzi).
Fui inondato di telefonate e di messaggi di teramani che mi criticavano per essermi gettato in una battaglia non condivisibile.
Fu inutile tentare di spiegare la triste realtà dei fatti: il disegno berlusconiano si è realizzato, per cui la coerenza, la storia personale, le battaglie combattute non hanno più alcun valore per l’elettore, vittima di un marketing pervasivo che lo conduce a votare per il leader con più appeal televisivo, con maggiore presenza scenica, con il carisma più fulgido (non è un caso che più di un quarto degli italiani abbiano votato per Grillo che non era neppure candidato).
Ecco perché Renzi avrebbe potuto vincere e cancellare Silvio Berlusconi dall’arena politica: perché giovane, di successo, perché rottamatore di tutti i disastri che il PD/DS/PDS avevano combinato negli anni precedenti, perché percepito come vincente e carismatico.
Niente da fare: i benpensanti teramani insistevano nella serietà e nella competenza di Bersani, come se i valori avessero ancora qualche significato.
Mi ingiuriarono in molti, accusandomi di essere proprio io a favore di una berlusconizzazione del PD, cosa peraltro vera, ma inesorabile per spazzare via il berlusconismo pidiellino e tutto il marciume berlusconizzato del PD come i D’Alema, i Veltroni, i Bersani, ed i loro pur giovani ma squallidi adepti.
Ed eccoci qua, nel day after delle elezioni politiche 2013, con Berlusconi che ha smacchiato il giaguaro Bersani, il più sconfitto di tutti i segretari della storia del PD/DS/PDS/PCI (il suo PD è al 25% nazionale ed ha raccolto l’8% in meno del PD di Veltroni del 2008, che era al 33%).
In Abruzzo si dimettano tutti (il PD è al 22%, avendo preso l’11% in meno rispetto a quanto raccolse il PD abruzzese alle politiche del 2008, cioè il 33%, e avendo raccolto perfino un 3% di meno rispetto al pessimo dato nazionale).
Si dimetta il Segretario Silvio Paolucci, insignificante.
Si dimetta il Capogruppo alla Regione Camillo D’Alessandro, evanescente e privo di personalità.
Si dimetta il senatore Legnini, opportunista ed incoerente.
Si dimetta il Presidente regionale Manola Di Pasquale, ondivaga e arrivista.
Si dimetta il Segretario provinciale di Teramo Verrocchio, incapace di spostare un solo voto (il PD in Provincia è al 21%, l’1% in meno del dato sconfortante dell’Abruzzo).
Si dimetta il deputato Ginoble, che dopo la ridicola prestazione nella Legislatura appena conclusa ha avuto il coraggio di ripresentarsi e – siccome aveva un posto garantito – non ha fatto nemmeno la campagna elettorale (il PD nella sua Roseto è al 20%, il 2% in meno del dato abruzzese, e nella Campli che lo ha incoronato nuovamente deputato il PD è a nemmeno il 19%).
Si dimetta l’intera dirigenza del PD teramano, totalmente schierata nel progetto di Bersani, ma incapace perfino in consiglio comunale di condurre una opposizione decente alla pessima gestione Brucchi (nel Comune di Teramo il PD è al 20% nonostante i disastri prodotti dal PDL teramano che guida maldestramente sia il Comune che la Regione).
Il PD teramano, abruzzese e nazionale, attraversa la drammatica situazione cittadina, provinciale e italiana come la regina di Francia Maria Antonietta che, a proposito del popolo affamato a causa dell’alto prezzo del pane, avrebbe detto: “Che mangino brioches!”.
Aveva ragione Nanni Moretti nel 2002, quando inquadrò perfettamente la situazione: “Con questi dirigenti non vinceremo mai, non sanno più parlare al cuore, alla testa e all’anima delle persone”.
Ma dieci giorni fa pure Nanni Moretti si è rincoglionito, forse a forza di mangiare brioches, dichiarando che Bersani avrebbe potuto pensionare Berlusconi.
Se la storia insegna qualcosa, il PD ha una sola strada: chiedere un governo di garanzia (anche con il PDL) che faccia solo la legge elettorale ed elegga il nuovo Presidente della Repubblica; poi già nel prossimo giugno/ottobre nuove votazioni con un PD totalmente rinnovato, un nuovo segretario (Renzi o Barca), un candidato premier carismatico (Renzi) e l’incenerimento di tutto l’apparato bersaniano, ivi compresi i giovani Fassina, Orfini e frattaglie varie. Ogni altra strada sarà suicida.
Ma temo proprio che il “cupio dissolvi” di cui è vittima la sinistra italiana prevarrà, per cui vedremo un governissimo PD/PDL/Monti che navigherà fra enormi contraddizioni per mesi o per anni, schiantandosi contro la disperazione di un Paese che, appena riavrà la parola, regalerà a Grillo la maggioranza assoluta.
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