Il Sindaco di Teramo gioca da un anno a fingersi Presidente della Provincia, sostituendosi a Catarra nella strenua difesa dell’Ente oramai accorpato con L’Aquila.
Frattanto si è travestito pure da Mussolini, annunciando prima la marcia su L’Aquila, dove il Consiglio Regionale avrebbe dovuto esprimere un parere in favore della salvezza della Provincia teramana (marcia fallita sia sotto l’aspetto numerico sia nei risultati), poi annunciando la vera e propria marcia su Roma, dove in Parlamento verrà discussa la conversione in legge del Decreto Legge di riordino che cancella la nostra Provincia e la annette definitivamente alla potestà di L’Aquila.
Il giochetto evidentemente lo diverte perché ha compreso di riuscire ad avere a disposizione tutte le tribune medianiche esistenti, in tal modo guadagnandone comunque in visibilità e pubblicità personale.
Peraltro, nel silenzio delle altre Istituzioni, il baccano di Brucchi suscita ancor più clamore e riverbero sugli organi di informazione.
Peccato solo che egli dovrebbe occuparsi da mattina a sera dei problemi dei teramani, cosa che non sembra preoccuparlo troppo: a solo titolo di esempio segnalo che venerdì scorso, all’assemblea pubblica organizzata da Teramo Nostra per discutere del problema degli sfollati di San Nicolò, è stata pubblicamente stigmatizzata l’assenza del sindaco, reo di non interessarsi sufficientemente alla questione.
Le falsità che sostiene Brucchi sono autoevidenti:
1) egli sostiene che “stiamo tutti combattendo la stessa battaglia per difendere le tradizioni e la cultura dei nostri territori”, ma è lapalissiano come sia la cultura sia le tradizioni non abbiano alcun collegamento con l’Ente Provincia, tanto la sagra della salsiccia del Comune X continuerà a svolgersi allo stesso modo qualunque sia l’insegna provinciale che sventola sul territorio;
2) egli dichiara che “Stiamo tutti avvertendo, in questi giorni, il forte disagio che le nostre popolazioni stanno manifestando per il paventato taglio delle province”, ma appare chiarissimo come le popolazioni non solo se ne freghino del taglio delle Province, ne auspicano al contrario la chiusura immediata per manifesta incapacità di fornire servizi adeguati ai costi che la collettività sostiene per mantenerle in vita;
3) egli sottolinea di essere “impegnato su tutte le soluzioni con forza e determinazione, a fronte del silenzio assordante del centrosinistra”; quest’ultima affermazione propagandistica non merita nemmeno di essere commentata.
Ove residuassero ulteriori dubbi, è lo stesso Brucchi a precisare che l’operazione non ha lo scopo di proteggere poltrone politiche (ci crediamo), ma di “salvaguardare i diritti dei cittadini e del territorio, al fine di evitare i disagi e annullare le problematiche che la prospettiva della soppressione potrebbe aprire”.
Commovente.
Un solo appunto finale: Brucchi ha convocato una riunione dei sindaci a Roma il 22 novembre per discutere azioni eclatanti di protesta qualora i parlamentari non azzoppassero il decreto di riordino in sede di conversione in legge; consiglio vivamente di recarsi a questi incontri con mezzo proprio perché se il sindaco dovesse utilizzare mezzi e/o dipendenti comunali sarà mia premura sporgere denuncia alla Magistratura per peculato.
Commenta
Commenti