Dopo aver criticato aspramente la condotta dei consiglieri regionali abruzzesi in materia di ambiente e gestione del territorio, in precedenti articoli come “I Risolutori della Regione Abruzzo” e “I Signori del petrolio abruzzese”, focalizzando l’attenzione sull’utilizzo spropositato e a sproposito delle risoluzioni, ci ritroviamo a commentare, ancora una volta, l’ennesima presa in giro ai danni dei cittadini abruzzesi da parte della classe politica più scadente che l’Abruzzo ricordi.
In Abruzzo, quello delle risoluzioni, è uno strumento ormai completamente svuotato dal proprio spirito essenziale con cui il legislatore intendeva dare forza ai consiglieri al fine di impegnare politicamente la Giunta ad intraprendere un determinato percorso.
Infatti, essendo la risoluzione una promessa d’intenti che, anche se disattesa, non comporta conseguenze né per la Giunta e nemmeno per il proponente, si sono sbizzarriti a trasformare un nobile impegno politico in uno spot elettorale degno delle peggiori sceneggiate napoletane.
La risoluzione sulla “Moratoria contro le estrazioni di petrolio”, celebrata dalla stampa locale come “svolta” epocale nella direzione politica dell’Abruzzo, votata su proposta del consigliere regionale dei Verdi Walter Caporale e che il consiglio ha approvato all’unanimità, è un insulto all’intelligenza di tutti quei cittadini che sperano in un’ampia tutela del proprio territorio.
Difatti, dopo aver approvato una legge regionale affinché si presentasse un progetto di legge al Parlamento Italiano, evento unico nella storia del regionalismo italiano, il consiglio Regionale approva una risoluzione per impegnare se stesso ad approvare una futura legge regionale allo scopo di tutelare l’Abruzzo da tutte le estrazioni petrolifere.
Arrivati a questo punto, una domanda nasce spontanea: i consiglieri regionali sono così ignoranti da non conoscere la differenza tra una mozione, una risoluzione e una legge regionale oppure sono conniventi con le multinazionali del petrolio tanto da fingere di lottarci contro mentre poi nella realtà nulla fanno per impedire questa malsana proliferazione di trivelle e raffinerie?
Tant’è vero che, la legge regionale, non può impedire alla Regione Abruzzo di rilasciare intese in maniera generalizzata sul proprio territorio di competenza e questi maestri della giurisprudenza abruzzese lo sanno bene, tanto da aver visto poco tempo fa, una legge simile (moratoria sui gasdotti), impugnata dal Governo presso la Corte Costituzionale per violazione del principio di leale collaborazione.
Tra l’altro, questa risoluzione, salta fuori all’indomani della manifestazione tenutasi a Pescara e che ha coinvolto tutta la società abruzzese, impressionando l’opinione pubblica e la “classe dirigente” affinché si faccia qualcosa per bloccare il progetto “Ombrina Mare”, peccato però che si siano dimenticati di pubblicizzare che la risoluzione si occuperebbe, se mai venisse trasformata in legge, di estrazioni sulla terra ferma e mai toccherebbero progetti come “Ombrina Mare”.
Perché anziché fare delle risoluzioni inutili, finanche sul dare sostegno morale a Franco Marini per non essere stato eletto Presidente della Repubblica, i nostri consiglieri regionali, non si concentrano su azioni e strumenti reali per impedire l’utilizzo selvaggio delle nostre risorse naturali?
Perché non si adoperano facendo pressione sul Governo affinché progetti come quello di “Ombrina Mare” vengano immediatamente bloccati?
Perché non si sollecita il Governo, attraverso i parlamentari abruzzesi, ad aprire da subito una discussione in Parlamento per dotare l’Italia di una legge che in modo organico disciplini la materia definitivamente?
Secondo voi, a questo punto, è malafede o semplice ignoranza?
Stefano Alessiani
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