Il 28 novembre 1902, l’Arch. Giuseppe Sacconi, progettista del Vittoriano di Roma, fece ispezionare la Torre del Duomo. Al sopralluogo presero parte anche l’Arch. Dante Viviani, dipendente dell’ufficio regionale per la conservazione dei monumenti delle Marche e dell’Umbria, al cui vertice era proprio il Sacconi, e l’Ingegnere Capo del Comune di Teramo.
«Lo stato di solidità di questa Torre», riferì il Sacconi in una dettagliata relazione sottoscritta nel suo ufficio di Perugia il 5 dicembre 1902, «fu causa di preoccupazione fin dal decorso secolo, quando cioè vollero consolidarla nelle fondamenta e nella base, chiudendo due ordini di finestre e costruendo dei muri a sprone in corrispondenza dei lati ove verificavansi lesioni ed un sensibile strapiombo. Procedutosi alla verifica dello strapiombo e alla sua misura, questo è risultato pari ad un’altezza complessiva di 23,30 metri.
Quello invece della parte più bassa si riscontra lesionato in vari punti e in varie direzioni, da capo a fondo, specie negli archi delle finestre e negli angoli corrispondenti al lato prospiciente il fianco del Palazzo Vescovile». Aggiunse poi che «lo strapiombo non deve attribuirsi soltanto al lieve cedimento della base, e dall’avere il proprietario della casa attigua demolito una parte dello sprone in corrispondenza dell’attuale bottega da orologiaio, ma più che altro allo schiacciamento da peso. In conclusione, lo stato attuale di stabilità della Torre non presenta tali gravità da seriamente far credere ad una possibile più o meno lontana rovina, poiché da tutto il complesso delle indagini e dalla entità delle alterazioni subite dalle masse murarie, si può ritenere che l’edificio sta ora nel suo stato di fermezza, avendo trovato nuovo equilibrio nelle vicende intense delle sue deformazioni, purché non vengano per nulla abbattuti o modificati i fabbricati adiacenti». Il progettista del Vittoriano quindi invitò ad eseguire lavori «di cerchiatura con sbarre di ferro nei diversi riparti della costruzione della prima epoca, collocate in modo da rimanere invisibili e non alterare l’eleganza delle linee architettoniche, oltre a lavori di rifacimento dello sprone tagliato». Dal verbale redato, nei primi mesi del 1583, in occasione di una ispezione che l'allora Vescovo Giulio Ricci, assistito dai canonici del Capitolo aprutino, volle effettuare, oltre che nell’Ospizio di Sant’Antonio Abate, anche nella Cattedrale, si apprende dell’esistenza, a lato della «cappella de San Lorenzo, aperta a modo de loggia verso la piazza et verso il Palazzo Episcopale et habet tectum ligneum cum pulcro ornamento, che fa anche cantone con la bottega che ci è sotto», che sappiamo appartenne ai signori Mazzarella, di un ulteriore muro, alto 8 metri e spesso 80 centimetri, eretto a sostegno della Torre. Parzialmente demolito, in maniera abusiva, da un tale Pasquale Settembri, questo muro di rinforzo potrebbe dunque coincidere con quello che l’Arch. Giuseppe Sacconi identificò come lo «sprone in corrispondenza dell’attuale bottega da orologiaio» di un tale signor Parmegiani, quest’ultima ricavata, sembra pure abusivamente, attraverso un paziente scavo notturno nelle fondamenta della Torre. Proprio alla ricostruzione di questo muro di rinforzo il Sacconi fece appello nella sua relazione del 5 dicembre 1902. Eravamo solo all’inizio del XX secolo. E all’inizio dei danni che dovette subire la Torre nel corso del tempo. Poi venne l’installazione dell’orologio del 1924, che comportò la realizzazione di due aperture circolari sulle pareti portanti per l’allestimento dei quadranti e la demolizione del solaio del secondo livello, per permettere il passaggio delle funi con i pesi che scendevano verticalmente dalla stanza dell’orologio. Negli anni trenta venne la demolizione delle abitazioni del lato est della Cattedrale. Nel 1935 venne poi l’integrale sostituzione della scalinata interna della Torre, che comportò l’innesto nelle pareti portanti degli appoggi metallici per la nuova struttura metallica e per i pavimenti dei vari livelli, anch’essi in metallo, ad eccezione di quello del vano d’ingresso, del primo livello e della stanza dell’orologio.
E nel 1969 venne infine lo smantellamento dell’Arco di Monsignore, appoggio e sostegno alla Torre nel lato est, voluto dal Vescovo Tommaso Alessio de’ Rossi e realizzato tra il 1731 e il 1749 per collegare la Cattedrale con il Palazzo Vescovile. La compromissione della statica della Torre era ormai cosa già ben avviata. A dispetto delle raccomandazioni che Giuseppe Sacconi, che tutti ricordiamo passando dinanzi al Milite Ignoto in Piazza Venezia, volle inviare alla Città di Teramo in quel lontano dicembre 1902. Fabrizio Primoli
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