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E se non tiene l’Euro? Una divagazione dai toni euroregionali.

di Anonimo
11 minuti

"Proondo (*)! Oh Mari'?! Ma tu ci ggia' shtate arpij' la penzion' ?"
 "Ciao Giuvi' t'vulev' chiama' sci, ci so shtate, ma m'ha date shti cos', li "eurolire". Dapu' so jite affa la spes' la' a li 'ddo fratill e m'ha ditt che se ting'angor li "euro" m fa' paga' la'mmeta'"
 "Ooohddi' Giuvi' ahe' nu uaje, shti quatrin' nov' nni' vo' nisciune: la parrucchijr' mand'ma' m'ha ditt' 30 nghi li eur', e 50 ngh' 'ssi' "eurolire".
 "Sciccis' Mari' che 'ccia' success' annoij!"
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 E' il pomeriggio di sabato 14 dicembre 2013. A Teramo è una di quelle belle giornate fredde e cristalline, in cui il Gran Sasso già ammorbidito di neve proietta a valle dei bei bagliori di blu e l'aria profuma di terra e foglie bruciate.
 Nonostante non siano ancora nemmeno le quattro, per le strade c’è una grande agitazione, davanti ai supermercati c’è la ressa e tutti escono con i carrelli pieni di generi alimentari e articoli di prima necessità. Il Lidl è stato preso d'assalto in mattinata, mentre nei giorni scorsi lunghe code rimanevano ferme fuori gli sportelli bancari della città in attesa di poter ritirare la quota massima consentita di 500 €.
A primavera c’erano state le elezioni che hanno fatto del “Movimento 5 Stelle “ il primo partito” d’Italia con il 24% dei consensi, e Beppe Grillo aveva formato un Governo di solidarietà nazionale con l’appoggio di quel che è rimasto del PD, del PDL e dell’alleanza di centro. All’economia era andato Bruno Tinti, ex-magistrato e teorico del recupero dell’evasione fiscale, con lo slogan “pagare meno, pagare tutti”.
 Per qualche mese il Governo aveva funzionato, fino alla caduta, a settembre, sulla “Legge di riforma della politica” che avrebbe previsto, tra le altre cose, il dimezzamento dei parlamentari, una soglia di validità delle elezioni politiche al 50% degli aventi diritto al voto, la perdita dell’eleggibilità in caso di condanne in giudicato e la sospensione per due anni del diritto a candidarsi per i capolista in caso di non raggiungimento della soglia minima dei votanti.
 L’asta di metà settembre sui BTP era andata praticamente deserta, con un tasso di sottoscrizione del 20% nonostante un rendimento del 7%. Da quel momento in poi, il governo si è trovato in condizioni di illiquidità, con lo spread schizzato a oltre 1300 punti.
Una delle misure prese, per tutelare le scarse riserve di euro, era stata quella di lanciare, con la collaborazione della Banca d’Italia, una emissione definita “provvisoria” di c.d. “Eurolire”, al cambio di 1:1 con l’Euro, e garantite dalle riserve della Banca d’Italia stessa. Secondo gli accordi tra governo, Banca d’Italia e Bce, questa nuova emissione avrebbe dovuto permettere al governo italiano di far fronte ai pagamenti interni più urgenti (stipendi e pensioni di stato) e avrebbe potuto essere riconvertita in Euro una volta tornata la normalità delle condizioni di approvvigionamento sui mercati internazionali.
Parte dell’accordo con la Bce prevedeva, inoltre, il divieto di utilizzare le “Eurolire” all’estero.
Di forma e dimensioni del tutto identiche alle corrispondenti valute in Euro, per poter essere agevolmente trattate dai bancomat, le nuove Eurolire sono state disegnate su carta che riproduce il tricolore nazionale e riportano testi esclusivamente in lingua italiana.
Il 25 novembre 2013, con una procedura del tutto irrituale, il presidente della Repubblica, Prof. Mario Monti, si era presentato in TV a reti unificate per annunciare la novità del progetto “Eurolira”. Nei suoi toni pacati e rassicuranti aveva detto che si trattava di una misura transitoria richiesta per assicurare un funzionamento normale all’economia, e che vi sarebbero stati attivi controlli per il mantenimento dei prezzi dei generi alimentari e di prima necessità a livelli pari a quelli vigenti in Euro.
 
La disposizione che non garantiva validità alle Eurolire al di fuori dell’Italia aveva permesso che si evitasse una quotazione di questa nuova divisa sui mercati regolamentati, ma un articolo sul Wall Street Journal, poi ripreso dalla stampa quotidiana, aveva indicato delle quotazioni non  ufficiali di 2 Eurolire per un Euro già al 27 novembre.
 Il “Piano Eurolira” prevedeva anche un programma di finanziamenti agevolati al sistema bancario, che si era reso necessario dopo che il crescente flusso di prelievi e di chiusure dei conti aveva costretto il Ministero di disporre agli inizi di dicembre la chiusura per quattro giorni di tutte le banche “per procedure di adeguamento alla nuova divisa”.
 Sulla base di tale Piano, alcune aziende private avevano comunicato ai propri dipendenti che avrebbero iniziato a pagare stipendi e fornitori italiani in Eurolire a partire dalle scadenze di dicembre.
 Le tradizionali feste di Piazza di fine anno si stavano trasformando in chiamate alla rivolta da parte di decine di gruppi politici c.d. “civici” sorti prima delle elezioni di primavera. Il Ministero degli Interni aveva preallarmato l’esercito per il controllo dei centri cittadini nelle principali città italiane. Lo stesso presidente del Consiglio, Beppe Grillo, si era lasciato andare ad affermazioni intemperate con la stampa e la TV “Fanno bene gli italiani a scendere in piazza, bisogna cantargliele a quelli là, gli speculatori e i banchieri. Anzi, io sarò con loro, a Montecitorio già mi sono rotto le p., non si risolve mai un c.”.
 
A Roma, nella giornata di mercoledì 11 dicembre, il Senatore Guido Anselmo Tromba del neonato “Gruppo Responsabili PDDL” era stato gambizzato dal Rag. Mario Rossi, un mite “partita Iva” colto da un raptus di follia e disperazione e che si è poi suicidato prima che gli agenti della scorta potessero intervenire per fermarlo. Già nel pomeriggio si erano diffuse scritte, in vernice spray nera  e rossa che recitavano, rispettivamente, “Tromba Boia speriamo tu muoia” e  “10, 100, 1000 Tromba”.
 Una divisione di Black Bloc “Mario Rossi” aveva, nella giornata di venerdì, distrutto e saccheggiato il Supermercato Esselunga di Via Emilia Ponente a Bologna. L’Avvocato Simone Di Nicola, nipote della Signora Giovina, era stato ferito all’arco sopraccigliare da un attivista in casco e tuta neri, proprio mentre stava facendo spesa prima di rientrare in ufficio per un turno straordinario di notte.
 A 33 anni e dopo la laurea in diritto commerciale alla Luiss, Simone era stato assunto nel 2012 alla Ducati Motor dopo un colloquio in lingua tedesca con il dr. Rupert Stadler, presidente dell’Audi, mentre questi era in visita a Bologna durante le trattative per l’acquisizione della Società da parte della casa automobilistica tedesca. Simone amava raccontare agli amici che l’episodio che gli era valso il posto c’era stata dopo il vero e proprio colloquio di ammissione, quando lui prima del dr. Stadler si espresso in accordo sulle tesi dello storico Helmut Bohme, il quale vede nell’Unione Doganale tedesca del 1834 (Zollverein) il vero fattore di unificazione politica della Germania, in antitesi a tutti gli storici che attribuiscono questo risultato sempre e solo a Bismarck e alle sue guerre.
In quelle giornate convulse a Simone toccava un compito pesante e triste: inviare e spiegare a tutta la rete di concessionari italiani una lettera in cui si diceva che qualora il governo italiano avesse reso obbligatori i pagamenti in Eurolire nel territorio nazionale, Ducati si riservava il diritto di considerare risolti per “mutate condizioni generali” tutti i contratti di fornitura di beni e servizi.
 

Ascoltiamo Simone al telefono, dall’Ospedale Maggiore di Bologna, con la nonna, Signora Giovina:
 
“Proondo (**), Simo’, lu fij’mi’, so’ saput’ che t’ha successe nu uaije”
 
“Oh no’, nin’d pruccupà, n’n m’ so fatt’ nind”
 
“Oh Simo’, sind’ ammé, pecché n’n ve n’arjite tu e Carolina sù a la Germania?”
 
“Oh no’, te lu so dett’ cend vodd’, mojim si chiame Katerina, e je ngì vuij arij’ su a Dresd’. Armanèm’ ecch, si ce ne jàm tutt quind’ qua c’armane sol ssi pellegrin’ de la pulitic’, dapù a voj chi ci penz?”
 
 
= = =
 
Per gli amici che dovessero onorarci di visite da fuori regione, allego la traduzione dei colloqui in lingua locale:
 
(*) Pronto? Maria! Ci sei già stata a ritirare la pensione?
 Ciao Giovina! Ti volevo chiamare io. Si, ci sono stata, e mi hanno dato queste “Eurolire”. Dopo sono andata a fare spese ai “due fratelli” e mi hanno detto che se avevo ancora gli Euro mi fanno pagare la metà.
 Oh, Dio, Giovina, è un guaio, questi soldi nuovi non li vuole nessuno! La parrucchiera mi ha detto stamattina che mi avrebbe chiesto 30 in euro e 50 con queste “Eurolire”.
 “+§@/##*£” Maria, che ci è successo a noi !
 = = =
 (**) Pronto? Simone, figlio mio, ho saputo che ti è successo un guaio !
 Nonna, non preoccuparti, non mi sono fatto nulla.
 Simone, ascoltami: perché tu e Carolina non ve ne tornate in Germania?
 Nonna, te l’ho detto cento volte, mia moglie si chiama Caterina. Ed io non ci voglio tornare su a Dresda. Rimaniamo qui in Italia: se ce ne andiamo tutti quanti qui ci rimangono solo questi pellegrini dei politici, e dopo, a voi, chi ci pensa?

Marco Moschetta
 
 

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Caro Moschetta, grazie per la traduzione, mi ero dimenticata l'Abruzzese. Seguo da ex Abruzzese, oramai trapiantata nella Parma grillina,. il blog i Due Punti perchè trovo un'informazione vera e diretta. Fuori dai comunicati stampa di regime e tutti uguali. Il suo ritorno al futuro è molto verosimile purtroppo. Io ho votato Grillo e lo sa perchè? Perchè i partiti non esistono. La destra ci ha lasciato 600 milioni di debiti, la sinistra non esisteva e se non fosse stato per la Procura...figuriamoci. Vogliamo un'alternativa e il buon esempio. Basta. Basta. Basta. La casta ci ha rotto.
Un bel What if?. Aggiungiamoci il distacco delle parti più produttive della Nazione e l'incubo è completo.
Avete letto questo articolo fantasioso? Benissimo Ora leggete anche questo : http://www.investireoggi.it/estero/per-una-rimozione-concertata-delleur… Sempre se lo volete.... perchè come sappiamo non tutti gli uccelli conosco il grano (inteso come euro) :-) (°¿°) questa e' la mia faccia dopo aver letto tutto!!!!!
"Sciccis' Mari' che 'ccia' success' annoij!".... fantastico!!! Ci sarà un seguito??
Gentile Giuliana, ho sentito molte volte, in ambiti lavorativi, professionali, moderati e meritocratici, dichiarazioni di voto in favore di Grillo. Il desiderio di distruggere, di dire “basta, basta, basta” è diventato più forte della voglia e della possibilità di costruire. Persino “il Sole 24 Ore” ha ieri lanciato un messaggio a Grillo. Speriamo. Certo che meglio, molto meglio di tenersi il PDDL cum centristi, leghisti, valoristi etc. Ci vuole un momento rivoluzionario. Che poi ci costerà la metà del valore della pensioncina della signora Giovina e della sua amica, questo è uno dei costi che noi, popolo che di rivoluzioni vere non ne ha mai fatte, dovremo pagare. Caro Diego, io amo questo Paese e amo l’Europa. Ho avuto modo (per ragioni di lavoro) di viaggiare e lavorare fuori dall’Europa e sono arrivato ad una conclusione: il nostro piccolo continente, margine occidentale della zolla eurasiatica, è davvero il giardino del mondo. L’Euro è solo uno dei mezzi che dal II dopoguerra in poi sono stati inventati per vendere bene nel mondo i nostri fiori e per pagare l’acqua e i concimi con cui li nutriamo. Si tratta di una sfida entusiasmante, un momento storico e anche culturale unico, ed io ho deciso che non voglio perdermelo, restando proprio vicino a dove questo sogno ha visto la luce – Trattati di Roma, 1960. Con buona pace dei palloni gonfiati da autoblu comizietto e ristorante che vedono nell’euro spauracchi di “mondialismo”, “mercatismo”, o peggio, “congiure plutosionistocraticomassoniche ecc ecc”. Caro Invisibile, avrà forse notato che nell’articolo ripreso da Investireoggi si dice, senza spiegarne il perché, che “l’Euro è destinato ad un’esplosione incontrollata”; si fanno affermazioni smentite dalla stessa realtà che stiamo vivendo “All’interno di ogni paese rimarranno invariati, alla data dell’uscita, i prezzi di beni e servizi, nonché i valori delle attività e dei conti bancari” (lo chieda ai greci che stanno ritirando tutti gli euro che possono proprio in questi giorni) e si cita il Glass-Steagall Act, che è una legge USA senza alcuna rilevanza in Europa, dove le banche fanno, per la stragrande maggioranza del loro business, le banche tradizionali di credito e raccolta. Questo secondo me (non ho purtroppo tempo di approfondire) è un pezzo che deriva da gente che ha una voglia matta di riappropiarsi del controllo della moneta per fini politici, elettorali, di potere. Agli amici che dicono che il governo dovrebbe riappropiarsi dell’emissione monetaria chiedo: secondo loro tale emissione verrebbe utilizzata a tutela di sviluppo, equità, crescita o per creare e consolidare potere tramite l’acquisizione del consenso, tagliando questi stessi amici fuori come farebbe un qualsiasi mammasantissima locale il giorno dopo le elezioni? Caro Jack, secondo me questo scenario ha una probabilità (crescente, ma) ancora bassa di diventare realtà. Il seguito, però, sarebbe divertentissimo da leggere (rivolte, fallimenti, disastri, disordini, golpe, anche guerra, probabilmente) ma è quello che ci serve oggi? O non ci serve forse un progetto per limare 5 – 7 punti percentuali di costi improduttivi dalla macchina dello Stato per reimmetterli nell’economia e tornare a crescere sereni con una libera scelta individuale più ampia dell’attuale peso fiscale da record mondiale? (per noi onesti, of course). A tutti voi: grazie per non avermi trattato da presuntuoso speculatore-amico-dei-banchieri e dei-poteri-occulti ecc
Caro Marco, Non sei l'unico a pensare che lo scenario descritto abbia una crescente probabilità di concretizzarsi... Secondo me ci sarà da ballare fino alle nuove elezioni greche (17 giugno)... nel frattempo... fasten your seatbelts!!!! Have a look at this.. Cheers European Banks Unprepared for Greek Exit From Euro Europe’s banks, sitting on $1.19 trillion of debt to Spain, Portugal, Italy and Ireland, are facing a wave of losses if Greece abandons the euro. While lenders have increased capital buffers, written down Greek bonds and used central-bank loans to help refinance units in southern Europe, they remain vulnerable to the contagion that might follow a withdrawal, investors say. Even with more than two years of preparation, banks still are at risk of deposit flight and rising defaults in other indebted euro nations. “A Greek exit would be a Pandora’s box,” said Jacques- Pascal Porta, who helps manage $570 million at Ofi Gestion Privee in Paris, including shares in Deutsche Bank AG (DBK) and BNP Paribas SA. (BNP) “It’s a disaster that would leave the door open to other disasters. The euro’s credibility will be weakened, and it would set a precedent: Why couldn’t an exit happen for Spain, for Italy, and even for France?” The prospect of Greece leaving the 17-nation euro region increased after parties opposed to the terms of the nation’s second bailout by the European Union and the International Monetary Fund won most of the votes in May 6 elections. A fresh round of voting will be held June 17 after politicians failed to form a government. For the first time since the crisis began in November 2009, European leaders and central bankers are speaking openly of Greece abandoning the currency union. Deposit Flight The immediate risk for Europe’s banks, and for the euro region, would be a deposit flight from indebted nations such as Portugal, Ireland, Spain and Italy on speculation those countries also might quit the currency. Lenders in Germany, France and the U.K. had $1.19 trillion of claims on those four nations at the end of 2011, Bank for International Settlements data show. Should Greece go, its new currency probably would suffer an immediate devaluation of as much as 75 percent against the euro, forcing individuals and companies to default on foreign loans, economists at UBS AG (UBSN) said. Unless European leaders could make a credible case that a Greek exit was an exceptional and isolated incident, depositors in other nations might decide to withdraw euros from banks or shift them to countries seen as safer. “The highest risk facing the banks at the moment is the possibility of deposit runs,” said Andrew Stimpson, a banking analyst at Keefe, Bruyette & Woods Ltd. in London. “The more policy makers continue to openly discuss an exit, the more likely that people in Spain, Ireland and Portugal pull money out of their local banks.” Greek Withdrawals That already may be happening. Banks in Greece, Ireland, Italy, Portugal and Spain saw a decline of 80.6 billion euros ($103 billion), or 3.2 percent, in household and corporate deposits from the end of 2010 through the end of March, European Central Bank data show. Lenders in Germany and France saw an increase in deposits of 217.4 billion euros, or 6.3 percent, in the same period. Greek central bank head George Provopoulos told President Karolos Papoulias last week that savers have withdrawn as much as 700 million euros and the situation may worsen, according to the transcript of the president’s meeting with party leaders published May 15. Greece had 160 billion euros of bank deposits on March 30, down almost 75 billion euros from the peak in 2009, according to the latest data from the central bank. Rising Odds UBS, the third-biggest manager of money for the wealthy, sees a 20 percent chance of Greece leaving the euro within six months, the bank’s chief investment office, led by Alexander Friedman, told client advisers in an internal note last week. To prevent contagion, countries in the euro area would have to form a full-fledged political and fiscal union immediately and implement uniform guarantees on bank deposits throughout the region, Thomas Wacker and Juerg de Spindler, economists at Zurich-based UBS, said in a separate note. They said such a response can be ruled out. The odds of a Greek exit are seen rising over time. Citigroup Inc. analysts this month raised the likelihood of such an event to between 50 percent and 75 percent over the next 18 months after Greece’s inconclusive elections. “Banks’ risk-management departments have probably taken into account a Greek exit and most would likely have a plan on how to proceed,” said Robert Liljequist, a Helsinki-based fixed-income strategist at Swedbank AB. “The big problem is that nobody really knows what would happen in the markets if the country leaves the currency, so there is a significant amount of risk with that scenario.” ECB Lifelines The ECB’s unprecedented provision of 1.02 trillion euros in three-year cash in December and February helped calm financial markets in the first quarter by removing concern that banks unwilling to lend to one another would run out of cash. Lenders in Spain and Italy also used the funds to buy sovereign debt, reducing government borrowing costs. The rebound was short-lived as doubts about the health of Spain’s banks and questions over Greece’s future returned. On May 9, the Euro Stoxx Banks (SX7E) index dropped beneath the lows of March 2009. The 30-company index of euro-region banking stocks fell 2.8 percent by noon Frankfurt time today. The Markit iTraxx Financial Index of credit-default swaps on the senior debt of 25 European banks and insurers reached 308.398 on May 18, the highest since Dec. 19, two days before the ECB’s first offering of long-term funds. The euro fell today to a 21-month low against the dollar. Lenders probably would need another 800 billion-euro liquidity lifeline from the ECB to help stem contagion from a Greek exit, Citigroup analysts estimated in a May 17 note. ECB President Mario Draghi said last week that Greece could leave the euro area and signaled policy makers won’t compromise on their key principles to prevent an exit. Spanish Banks The fresh doubts about Greece coincide with struggles by Spain, the euro region’s fourth-largest economy, to shore up its banks following the bursting of a property bubble. The government of Mariano Rajoy announced this month a fourth effort in less than three years to rebuild confidence in the industry as bad loans soar. The state took control of Bankia (BKIA) group, the lender with the most Spanish assets, and ordered banks to set aside an additional 30 billion euros on property loans. With Spain’s economy in a recession and unemployment at more than 24 percent, more borrowers are defaulting. Bad loans as a proportion of total lending in Spain jumped to 8.37 percent in March, the highest since August 1994, data published last week by the Bank of Spain show. As much as 8.21 billion euros of loans soured in the first quarter, 90 percent more than in the same period of last year. Moody’s Downgrades Moody’s Investors Service downgraded 16 Spanish banks last week, including the two largest, Banco Santander SA (SAN) and Banco Bilbao Vizcaya Argentaria SA (BBVA), citing the nation’s economy, reduced funding access for lenders and a deterioration in loan quality. The rating company also cut 26 Italian banks, including UniCredit SpA (UCG) and Intesa Sanpaolo SpA. (ISP) In all, Moody’s said in February it would review the ratings on 114 banks in Europe, as well as eight non-European firms with large capital-markets businesses, to assess the impact of the debt crisis. Spanish, Italian, French and U.K. banks were the biggest borrowers in the ECB’s long-term refinancing operations, or LTROs, according to data compiled by analysts at Credit Suisse Group AG. While the cash injections temporarily soothed markets, they led to a retrenchment from countries on the periphery of the euro region, undermining the EU’s “solidarity incentive,” said Christine Schmid, a Zurich-based analyst with the bank. Once Unthinkable That may explain the recent wave of comments contemplating what was once unthinkable. While German Finance Minister Wolfgang Schaeuble last week urged the Greek government to stay in the monetary union, he signaled that a departure would be manageable as European authorities “react in such a way as to ensure that the consequences are as contained as possible.” Bank of France Governor Christian Noyer told journalists in Paris last week that “whatever happens in Greece” won’t place any French financial institution in difficulty. A year ago Schaeuble said a Greek exit would create an “exceptionally difficult” situation that would be “hard to control,” while Noyer called the possibility of a Greek default a “nightmare” and a “catastrophe.” What’s changed is that banks in the so-called core EU countries of Germany, France and the U.K. used funds from the ECB in December and February to insulate their southern European units against losses should one or more country exit the euro. “If you’re a U.K. lender and you’ve lent 10 billion euros to your Spanish subsidiary and Spain exits, you’re suddenly only going to get paid back in 50 percent devalued pesetas and you’re on the hook for 5 billion euros,” said Philippe Bodereau, London-based head of European credit research at Pacific Investment Management Co., the world’s largest bond investor. Insulating Units One way multinational banking groups are mitigating that risk is by replacing their own funding lines to subsidiaries in the region with ECB loans. Deutsche Bank, Europe’s biggest bank by assets, tapped “a small amount” of ECB cash to help fund corporate and retail business in continental Europe, where it has sizeable operations in Italy and Spain. BNP Paribas, Europe’s third-biggest bank, used the programs to help fund its Italian unit as it reduces intergroup backing. Barclays Plc (BARC), the U.K.’s second-biggest bank by assets, took 8.2 billion euros of three-year loans from the ECB to provide “funding stability” for its units in Spain and Portugal. Lloyds Banking Group Plc (LLOY) said it’s using central bank money to “ring-fence” its Spanish operation. Credit Agricole SA (ACA), which is using 1.6 billion euros of ECB funding for Athens- based Emporiki, reduced refinancing exposure to its Greek unit by half in the nine months through March to 4.6 billion euros. Sovereign Debt European banks also have cut their sovereign-debt holdings and exposures to Ireland, Italy, Spain and Portugal. Lenders in Germany, France and the U.K. reduced exposure to Greece by more than half in the two years through the end of 2011 to $68.2 billion, BIS data show. Their claims on the other four countries are down 36 percent in the same period. The average core Tier 1 capital ratio of the 10 biggest European banks by assets rose to 10.7 percent as of Sept. 30 under Basel 2 rules from 9.3 percent at the end of 2009, according to data compiled by Bloomberg. Most lenders changed at the end of last year to stricter, so-called Basel 2.5 capital rules, making comparison with prior periods meaningless. The cash and near-cash holdings of the 10 biggest banks jumped 77 percent on average in the two years through the end of 2011, data compiled by Bloomberg show
Caro Jack, letto tutto. Pure la conclusione da armageddon "chain reaction", trovata sul sito di bloomberg. Penso che anche la Merkel abbia gente come Alexander Fridman di UBS che gli dà le quote sulla probabilità dello scenario Grexit+chain reaction. E credo anche che la Merkel, da brava tedescona, sia li a pensare "ma sti cavolo di greci, italiani, spagnoli, quando sono entrati nell'Euro, se lo ricordano che hanno firmato degli impegni di riequilibrio della finanza pubblica?" E ad essere sincero, non le dò nemmeno tanto torto: anzi, se proprio vuoi saperlo, io sono anche contento che ci sia una come la Merkel "che tiene botta". Lei non si è opposta in linea di principio agli Eurobonds tanto famosi. A semplicemente detto "prima l'allineamento delle politiche di spesa pubblica a livello euroarea, poi pensiamo agli Eurobond". Sono d'accordo con lei. I politici, non sono quelli nostrani, ma specialmente quelli nostrani, hanno bisogno di un bel bastone (scenario Armageddon) per fare quello che tutti ormai sanno che si deve fare: riformare la spesa pubblica, inserire veri principi liberali negli ordinamenti e ridurre drasticamente il peso dell'intermediazione politica nella distribuzione delle risorse. Lo sanno anche i benzinai, con i quali mi fermo sempre a parlare: sono un'ottimo indicatore dei flussi dell'economia e delle opinioni della gente comune. E non mi si accusi di essere un ultraliberal da Tea Party: in un Paese come l'Italia, quando arriveremo ad una spesa pubblica (netto interessi) inferiore di circa 70 / 80 miliardi rispetto all'attuale se ne può cominciare a parlare, di sottili disquisizioni di collocazione ideologica. All the best, m
Parole sante... alla faccia degli omaggi istituzionali da 6'000 euro! Credo però che non tutti abbiano recepito il messaggio correttamente... Non capisco perché non venga detto chiaramente che il sistema Italia basato sull'aumento continuo ed indiscriminato della spesa pubblica a fini clientelari è insostenibile... è praticamente fallito! In Italia c'è ancora una visione della politica romano centrica che è lontana anni luce dalla realtà politica europea... bisognerebbe informare gli italiani che le decisioni cruciali per il nostro futuro non vengono prese a Roma e che almeno adesso c'è qualcuno in grado di parlare inglese al consiglio dei ministri europeo!!! La festa (per quei pochi che vi hanno partecipato) è finita... e adesso ne vedremo delle belle!
Caro Jack, nelle tue parole c'è un programma di legislatura. Stiamo però attenti a dove andiamo a fare i tagli. Quello che ci raccoglie Giancarlo col suo iPhone va tenuto in seria considerazione http://www.iduepunti.it/il-caff%C3%A8/26_maggio_2012/la-riforma-sanitar… Liberalizzazioni, privatizzazioni e costi della politica e riduzione dell'inutile e dannosissimo (in quanto fabbrica di spesa pubblica clientelare) peso dei tromboni romani sono una delle vie maestre per ridare un minimo di legittimazione alla politica. Ai benzinai e alla gente in fila per una TAC sta arrivando un messaggio, pericolosissimo: "i politici ci alzano le tasse, dicono che siamo in bolletta, ci tagliano i servizi essenziali ma loro continuano a sputt. i nostri soldi senza cambiare di una virgola" Stamattina sono stato alla festa della Polizia al Parco fluviale... il numero dei tromboni fasciati e incravattati era effettivamente eccessivo... un simpatico poliziotto che si è sopportato mio figlio che entrava è usciva dalla sua "Pantera" mi ha detto "a noi tra un pò ci mandano con le gomme lisce, per loro non è cambiata una virgola". Direi che si tratta del "plot" di un'inizio di rivoluzione no ? Immaginiamo sti ragazzi pagati in Euro-lire ? Se puoi, Jack, say a word to the Guy... di recente sta rinunciando alla cravatta anche lui !!! All the (very) best and wave goodbye to the "man unfit to lead Italy" (so very unfit of late...) m
Caro Jack (e non solo), su 10 lettori almeno la metà non conoscono l'inglese, ma anche costoro sono interessati alle conseguenze della crisi economica o ad un semplice confronto su questa o quella problematica. Ricordo, se ce ne fosse bisogno, che nel segreto delle urne il voto di un ignorante come me conta nè più nè meno come quello di un dotto, di un medico o di un sapiente. Non sono un seguace di Beppe Grillo, ma un linguaggio semplice e comprensibile è più convincente di un discorso "sofisticato", che spesso lascia un tanfo di politichese a chi lo legge, magari senza averlo compreso. Se invece il tuo copia e incolla era rivolto solo a Marco Moschetta e a chi mastica l'inglese... Mi scuso per l'appunto e ti saluto.
Caro "nu gnurand" Tutto il discorso in inglese che Jack ha riportato da un sito di informazione economica si puo sintetizzare come segue: Se la Grecia deve uscire dall'euro in Italia, Spagna, Portogallo la gente comincera' a correre in banca a ritirare i soldi. Questo fara' fallire le banche. Il fallimento delle banche si ripercuotera' sugli stati, che faranno bancarotta anche loro. La situazione si avvitera' in una sequenza di crisi-panico-crollo dei mercati-fine dell'euro-rischio per gli approvvigionamenti di generi di prima necessita'. Faccio un esempio: anche in italia l'approvvigionamento di alimentari delle citta' dipende dalla disponibilita' di carburante a costi ragionevoli. Se finisce l'euro l'italia non avra' piu la possibilita' di approvvigionarsi di carburanti a prezzi ragionevoli. Immagini la fiammata dei prezzi? Immagini l'inflazione se dovessimo tornare alla lira? I percettori di reddito fisso sarebbero letteralmente alla fame. Immagini le tensioni con accuse tra salariati e bottegai? Immagini la gente che inizia a fare incetta di beni di prima necessita'? Il ritorno del mercato nero? Le campagne che per paura della crisi non mandano piu' i generi alimentari verso le citta? Tutto rischiera' di andare sempre peggio dato che le crisi hanno il brutto vizio di "avvitarsi su se stesse" (come i momenti buoni creano speculazioni e irrazionalita'). Spero di aver chiarito un pochino Le auguro una buona domenica (per me lo sara' meno, sono al lavoro ahime') Cordialita' Mm