Il senatore Fabrizio Di Stefano propone che sull’istituzione del Parco della Costa teatina si tenga un referendum. Meglio detto: che si tengano “consultazioni popolari nei territori coinvolti dall’eventuale costituzione del Parco”, al fine di “capire effettivamente cosa vogliono i cittadini”.
Eppure il Ministero dell’ambiente è stato chiaro: il nodo da sciogliere non riguarda il se, ma il come. E cioè, non se istituire il Parco, ma come istituirlo. Per questo, con spirito di collaborazione, ha chiesto che la Regione e gli Enti locali avanzassero una proposta concreta, che portasse chiarezza sui confini e sulla classificazione delle aree da tutelare. Parlare, dunque, di referendum in questo preciso momento storico, non ha alcun senso: non è questo ciò che chiede il Ministero e non è, del resto, questo ciò che chiede la legge dello Stato. Certo, forse sarebbe stata cosa opportuna investire della questione i cittadini, lasciando che si esprimessero liberamente sulla bontà della proposta avanzata. Ma opportuno non vuol dire legittimo. Nel 2002, la Corte costituzionale ha affermato che, al fine di pervenire a soluzioni condivise, l’iter di istituzione del Parco può essere organizzato “in modo che trovino espressione punti di vista regionali e locali”; salvo poi precisare che “sarebbe contraddittorio, rispetto al carattere nazionale dell’interesse ambientale e naturalistico da proteggere, ritenere che sia costituzionalmente dovuto l’assenso o l’intesa regionali o locali dotati di forza giuridicamente condizionanti”. Questo orientamento della Corte – piaccia o no – avrebbe, dunque, posto dubbi di legittimità costituzionale persino se il senatore Di Stefano, anziché uscire dall’aula del Senato, avesse provato a correggere l’emendamento presentato lo scorso febbraio dal collega Legnini, prevedendo che l’istituzione del Parco fosse preceduta da “consultazioni popolari”. Pertanto, qualora si decidesse di “capire effettivamente cosa vogliono i cittadini”, dovrebbe aversi anche la bontà di spiegare loro che non si tratterebbe di un autentico referendum, bensì solo di un sondaggio d’opinione. A meno che, si intende, il senatore Di Stefano non decida di battere una strada differente, presentando in Parlamento una proposta di legge, che cancelli con un tratto di penna definitivamente il Parco della Costa teatina.
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