Rinunciando a qualsiasi generalizzazione o qualunquismo... mi fermo con onestà intellettuale a riflettere, ricordare, ascoltare, cercare risposte... per tentare di guardare con rinnovato coraggio al futuro ... Non ce l'ho con nessuno in particolare, ma con un sistema che DEVE cambiare, per noi tutti, per il paziente! Quando le circostanze della vita ci costringono un giorno in ospedale, per noi o una persona cara, o comunque ci impongono il doloroso percorso della malattia grave, della disabilità... spesso scopriamo e riceviamo ciò che mai ci saremmo aspettati e, certamente, non avremmo mai voluto.
La situazione di malattia che ci cade addosso ci crea già di per sé disagio e sofferenza, perciò sentiamo subito il bisogno di professionalità, comprensione, pazienza, supporto, indicazioni, accompagnamento... mai ci aspetteremmo quello che invece ci tocca subire, mai avremmo immaginato una sanità così malridotta... Riflettendo sulla dolorosa sequenza, riconosciamo la raffica di situazioni che ci cadono addosso, lasciandoci interdetti, smarriti, ed il suo triste inizio si manifesta subito dopo il primo malore, la prima percezione della malattia... Infatti, troppo spesso sono enormi le difficoltà nel rintracciare il medico curante (fatte salve le splendide rare eccezioni), nelle ore al di fuori delle poche di attività ambulatoriali settimanali...
Quasi nessuno sa che il contratto dei medici di famiglia stabilisce che debbano essere rintracciabili per i propri pazienti nelle 12 ore diurne (8-20) e, nei prefestivi, le prime due ore del mattino (8-10). Ma nessuno cambia la situazione, dove sono i 'consorzi' di medici per assicurare la continuità ai pazienti?! Così, senza altre risorse, siamo spesso costretti a ricorrere al Pronto Soccorso, intasandolo per casi non di emergenza, subendo attese inaccettabili e peggiorando la situazione di questo Servizio essenziale! Questa situazione al P.S. inevitabilmente determina tempi assurdi di attesa, inaccettabili, dovuti a problemi (a mio modesto parere) soprattutto organizzativi, oltre che di diligenza personale.
Ecco che anche i pazienti in preda al dolore sostano per ore in sala d'attesa, o su una barella nel 'retro-triage', oppure in corridoio, cercando di sopportare in silenzio... per timore di incorrere nei maltrattamenti verbali di un personale esasperato... Esasperato?! Ma non sono pagati per quello che fanno?! Sono pagati, certo, non molto ma sono pagati... Ma attenzione, la questione non é economica... Francamente, quello del P.S. é un lavoro senza requie, un ritmo pesante, un martellamento continuo, dovuto ad un confronto (ed a volte scontro) con la sofferenza, con manifestazioni frequenti di irritabilità ed impazienza di chi soffre e di assiste... Perché?! E come possiamo spiegarci ed accettare una risposta telefonica di un operatore del 118 che ci tratti bruscamente, irritato o peggio, anziché rimanere comprensivo davanti al nostro atteggiamento ansioso, spaventato..?! Concludiamo che si tratti solo di problematiche legate ad un 'brutto carattere', arroganza, maleducazione?!
Come reagire? Litighiamo prontamente? Aggrediamo a nostra volta chi ha osato usare modi e toni inaccettabili?! Credo che la questione sia più complessa, ma vogliamo davvero andare oltre ciò che appare?! Se sì, qualunque ruolo tu rivesta, continua a leggere... Da troppi anni il personale sanitario appare 'abbandonato a se stesso'! Ognuno vive come può la propria 'professione d'aiuto' (da cui tanto ci aspettiamo, come pazienti o parenti), cioè con le sole proprie risorse personali, se ne ha e nella propria misura, con l'influenza del proprio contorno caratteriale ed educativo! Non ho mai visto attuare, per esempio, alcun piano per il personale che considerasse seriamente il pericolo della Sindrome di Burnout (dall'inglese 'bruciato'), male psichico esclusivo che colpisce appunto le professioni d'aiuto...
É la condizione di esaurimento psichico di chi non ha più energie e capacità di confrontandosi con la sofferenza altrui, sapendola elaborare, capire e sostenere... Ne deriva l'incapacità di continuare ad essere paziente, cortese, empatico con chi soffre e ne è coinvolto ... Non si hanno le energie per 'smorzare i toni' e conciliare, ma ci si aggredisce e difende scontrandosi. Non ho mai visto nella nostra Asl un programma di prevenzione per questa condizione e, onestamente, ritengo che tale sindrome sia più diffusa di quanto non si voglia ammettere!
L'operatore sanitario così, colpito da questa sindrome, produce il peggio che si possa immaginare negli atteggiamenti in assistenza sanitaria, verso il paziente ed i suoi congiunti! Il proprio interlocutore diventa così un nemico da abbattere, piuttosto che una persona da ascoltare, comprendere, aiutare, accompagnare... Nella nostra Asl questa essenziale questione non la si é mai affrontata e, comunque, i risultati mostrano questa disattenzione!
Le conseguenze, vissute dagli operatori sanitari, le subiscono ovviamente i pazienti e i suoi congiunti, rendendo peggiore la sofferenza... Pensate che, nelle migliori Centrali Operative del nord Italia, é prevista in organico ed é sempre presente la figura dello Psicologo, proprio a supporto degli operatori, per cogliere i primi segnali del Burnout, per aiutarli ad elaborare le situazioni troppo pesanti da sostenere nel confronto continuo con la sofferenza altrui, a volte profondamente lacerante... Ignorare questo bisogno urgente della nostra sanità, significa scegliere di rimanere in superficie e continuare a mantenere come regola il dividersi in schieramenti contrapposti... nei quali uni gridano alla malasanità e gli altri all'arroganza di utenti incontentabili... Ma continuando così la situazione rimane invariata e le posizioni inconciliabili... finendo per essere vittime, sia l'aggressore che l'aggredito!
In verità, senza alcun proposito di attacco personale, né tentativi di attribuire a qualcuno il ruolo di 'capro espiatorio', credo (ed in tanti lo crediamo) che i mali della nostra sanità risiedano soprattutto nel modo in cui é stata gestita da troppo tempo, da parte di chi aveva ed ha la responsabilità di operare le scelte e definire le strategie di fondo... Ci chiediamo, infatti, se si possa continuare ad assegnare ai Servizi, con le loro peculiarità ed esigenze, le figure professionali necessarie, ma senza i dovuti ed adeguati criteri!? Ci chiediamo (quando non si spieghi il caso come una Sindrome di Burnout) se si possa continuare a selezionare il personale sommariamente, senza per esempio alcun test psicoattitudinali, per verificare se siano adatti o meno a certi ruoli o, peggio, assegnandoli con criteri personalistici e certamente discutibili?!
Fino a quando la dirigenza coinvolta potrà trascurare una visione d'insieme del sistema, nella quale il paziente sia davvero il centro di tutto e le varie figure professionali siano rigorosamente selezionate, perché possano dare il meglio di sé (anche perché messe nelle condizioni di farlo attraverso la prevenzione ed il supporto necessari?! Eppure questi criteri sono insegnati dalla moderna sociologia e la psicologia del lavoro e vengono applicate con successo nelle grandi aziende! A cominciare da me stesso, vorrei ricordare che non riconoscere le proprie responsabilità, ed anche i propri limiti, non cambia certo la situazione, non la migliora affatto, il paziente soffre di più (o migra altrove) e gli operatori vivono un disagio professionale che finiscono per scaricare su coloro che dovrebbero curare ed aiutare! É questa la sanità che vogliamo per noi, per i nostri cari e che intendiamo lasciare ai nostri figli?!
Nella prossima puntata vi parlerò di come il sistema riproduce regolarmente i propri mali... Vorrei una sanità nel 2014 che, oggettivamente, sia degna di questo nome...
Il referente NurSind per il P.O. di Teramo
S. D'Ascenzo
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