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Noterelle massoniche 14 – Nec spe nec metu

di Elso Simone Serpentini
3 minuti

Da quando è uscito il mio libro sulla massoneria abruzzese, vengo spesso assillato da domande e quesiti, per sapere se questo o quello (persone e/o cose) sia da ritenersi “massone” e/o “massonico” o riferibile alla massoneria. C’è perfino qualcuno che mi chiede di se stesso, forse per sapere se io so, non sapendo (lui) se io so e volendo sapere quel che so (di lui). Chi lo fa assume l’espressione del volto che aveva Giuda quando anche lui, come gli altri apostoli, avendo detto Gesù nell’ultima cena: “Uno di voi mi tradirà”, chiese: “Sono forse io, Maestro?”

Anzi, preciso, l’espressione che il suo volto avrebbe assunto se anche lui (Giuda) avesse fatto quella domanda, perché non tutti concordano sul fatto che l’abbia fatta e secondo molti non la fece. Ma a me la fanno. A molti potrei rispondere “Quoque tu!” (senza il punto interrogativo), ma spesso non lo faccio (con qualche eccezione). So che la stragrande maggioranza si ostina a chiedere documenti certi sulle affiliazioni, magari tessere e diplomi massonici, come se la massoneria fosse un club di dopolavoristi i cui elenchi sono tutt’altro che segreti. Perciò passo avanti e non mi curo… ma mi fanno domande anche su oggetti, cose, case… e perfino chiese, per sapere se vi siano simboli massonici o se alcuni degli elementi che vi si ravvisano siano interpretabili come simboli massonici.

Ogni tanto fornisco qualche spiegazione, se ho elementi, a volte no. Ma sono sempre preso da una certa irritazione… per la pigrizia intellettuale di chi chiede. Perché non sfruttare la curiosità di sapere che si ha, dedicandosi alla ricerca? Perché non attivarsi per studiare, andando oltre il semplice venire a chiedere a me?
Per esempio, mi hanno fatto molte domande su uno stabile, ristrutturato a Teramo di recente e abbellito nella facciata, su cui si legge il motto: “Nec spe nec metu”.
Mi hanno chiesto se il motto sia massonico, se abbia riferimenti alla massoneria. Mi hanno chiesto se per caso questo stabile abbia questo motto perché è la sede di una loggia massonica teramana, se per caso i proprietari siano massoni o appartenenti a circoli massonici… Insomma, mi hanno chiesto di tutto.

Allora, io dico: posto che il motto, tradotto dal latino, significa “Né con speranza né con timore”, che per la sua incerta origine e per il suo incerto significato simbolico è stato usato e fatto proprio da più persone, gruppi ed istituzioni (compare perfino sullo stemma del Comune di Feltre), chi vuole sapere perché esso sia stato iscritto sulla facciata di uno stabile teramano, che significato simbolico abbia e, soprattutto, se ne abbia uno riferibile alla massoneria, conduca una ricerca personale: individui dove si trova lo stabile, chi siano i proprietari e i restauratori, se siano architetti o “architetti” (con le virgolette il termine assume piuttosto il significato di “muratori” senza che si tratti di una degradazione), da chi sia frequentato o se possa essere o no la sede di una loggia, cercando di svelare il perché non compare alcun nome sui quattro campanelli.

Chi riuscisse a risolvere qualcuno degli enigmi, mi facesse sapere.

 

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Della società partecipata “Abruzzo Engineering”, già “Collabora Engineering”, della quale mi onoro di essere un dipendente, seppure in cassa integrazione da 36 mesi, vorrei evidenziare alcuni storici e significativi trascorsi. In un trafiletto del 9 ottobre 2013 pubblicato dal quotidiano "Il Messaggero" (https://www.dropbox.com/s/niv8m8ei6grr8oi/001_091013_il_messaggero_abru…), nel quale si riporta di un ritardato versamento delle ritenute IRPEF da parte della società, per una somma di oltre 595 mila euro, relative al periodo di imposta 1° gennaio 2005 - 31 dicembre 2005, l'ex Amministratore Delegato, Vittorio Ricciardi (di Larino, Campobasso), ha dichiarato al magistrato che, nel periodo preso in esame dall'Agenzia delle Entrate, c'era una mancanza di fondi in cassa, essendo stato obbligato dalla Provincia dell'Aquila (amministrazione Stefania Pezzopane) ad assumere 20 dipendenti della ex società Irti lavori, fallita. La "Collabora Engineering" fu costituita nel 2002. In seguito, nel 2006, sarebbe diventata, per mano del presidente Del Turco e della Selex Se.Ma. di Finmeccanica, la "Abruzzo Engineering". Tra le personalità di allora, incaricate dello start-up della società, ce n'è una, in particolare, il cui nome rifulge ai vertici del nuovo Collegio Circoscrizionale dei Maestri Venerabili dell’Abruzzo e Molise. Grazie alle "Noterelle massoniche 13 – Cambio al vertice della massoneria abruzzese", pubblicate dal professor Elso Simone Serpentini, sul blog "i due Punti" (http://www.iduepunti.it/il-muratore/20_ottobre_2013/noterelle-massonich…), ho appreso della nomina a Vice Presidente, il Gran Maestro architetto Claudio Lallo, di Larino (CB), specializzato in progettazione architettonica, recupero edilizio, restauro, assistenza ad aziende pubbliche e private in materia di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro, comprese attività di informazione e formazione dei lavoratori. Come lavoratore della società "Abruzzo Engineering", in liquidazione dal dicembre 2010, a causa per un presunto deficit di 19 milioni di euro e già "Collabora Engineering" costituita a seguito di uno stanziamento di fondi pubblici pari a 51 miliardi di vecchie lire (http://www.agoravox.it/Wikileaks-Ante-litteram.html), vorrei esprimere tutto il mio apprezzamento unite alle sincere congratulazioni per la nuova nomina (sempre che non si tratti di una omonimia), al Gran Maestro architetto Claudio Lallo. Stimato professionista, l'architetto Claudio Lallo, che ho avuto modo di apprezzarne personalmente anche le doti manageriali, avendolo avuto, nel lontano 2002, come “Direttore Tecnico”, nella nascente società a partecipazione pubblica, "Collabora Engineering" (https://www.dropbox.com/s/gfgno2xnrv9n6cq/002_040902_verbele_accordo_co…).
CERTAMENTE LE QUESTIONI SERIE IN CITTà SONO ALTRE e si chiamano punti di crisi (economica, sociale, culturale). tuttavia anche la critica di costume aggiunge non inutili elementi alla ricostruzione della catastrofe di civiltà in cui languiamo ormai da troppo tempo. quinde merita un commento anche il nuovo look di quella casa ,un pò vecchiotta , nella quale è stato dipinto un motto in latino che ha suscitato la curiosità del prof. serpentini. anche io sono curioso e frottolosamente spigolando tra le carte ho appreso che il motto nec spe nec metu è ancora oggi utilizzato dai marchesi, mantovani, gonzaga d'este, i cui odierni rampoli ( notevolmente decaduti) però non hanno mai messo mai piede in città. d'altronde la case che ci occupa non è certo una dimora gentilizia , come ce ne sono a teramo. il restauro mi sembra inadeguato, la doverosa classica pittura pigmentata a base di calce è stata rimpiazzata con vernice chimica dal colore innaturale e inalterabile. pregiato prof. serpentini personalmente non intravedo, colà, simboli o presenze massoniche, ma solamente il culto dell'artefatto, una approssimativa ricostruzione dell'habitat secondo criteri fasulli, che oscillano tra il cartongesso e il mito dell'eleganza trucida. prof. serpentini praticamente L'ETICA SVELATA DALL'ESTETICA che si attualizza nelle nuove regole del gusto. caro prof. serpentini la borghesia colta sfiorisce e non rifiorisce.......p.s. l'assenza del nome nel citofono ha il solo scopo di complicare la vita del portalettere quando deve consegnare plichi ed atti giudiziari......anche questo è un segno di quanto sopra scritto.....è sempre un piacere passare a trovarla professore.....orevuar