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Il corrosivo: Hic manebimus optime

di Elso Simone Serpentini
8 minuti

SERPENTINISei tu il centurione, quel centurione?
CENTURIONE – Sì, proprio io in persona, quel centurione.
SERPENTINI – Raccontami come avvenne quel che avvenne e che ti ha reso celebre, anche se la storia non ha tramandato il tuo nome, ma il tuo detto.
CENTURIONE – Brenno con i suoi Galli aveva da poco saccheggiato Roma e da poco si era allontanato, lasciandola un cumulo di macerie. I senatori erano riuniti a consiglio nella Curia Ostilia. C’erano quelli che proponevano di lasciare la città e di trasferirsi a Veio, c’erano quelli che proponevano di restare e di ricostruirla.

SERPENTINI – In quel mentre arrivasti tu, con la tua centuria. Piantasti le insegne e profferisti il tuo celebre “hic manebimus optime”, qui resteremo ottimamente.
CENTURIONE – Sì, ordinai al signifero: “Pianta l’insegna qui” e aggiunsi: ”Hic manebimus optime”, intendendo dire: “Questo è il posto giusto per noi”. 
SERPENTINI – Ma i senatori, riuniti dentro in consiglio, sentirono la tua voce e interpretarono la tua frase come un presagio e furono tutti concordi nel rimanere a Roma e ricostruirla, anziché lasciarla e trasferirsi a Veio. E poco dopo anche la plebe, accorsa tutta intorno, acclamò la decisione. 
CENTURIONE – E’ proprio quello che avvenne.

“Hic manebimus optime”. L’espressione, rimasta celebre, è stata nel corso dei secoli interpretata a volte diversamente, con connotazioni metaforiche di diverso orientamento. Gabriele D’Annunzio l’assunse come motto, con il significato di «siamo qui per restare», e la fece stampare con la sua effigie sulla prima serie di francobolli della Reggenza Italiana del Carnaro, emessa il 12 settembre 1920. Il poeta Eugenio Montale la inserì come citazione nella sua poesia “Al mare (o quasi)”, scrivendo:  « Hic manebimus, se vi piace, non proprio / ottimamente, ma il meglio sarebbe troppo simile / alla morte (e questa piace solo ai giovani). » E’ stato detto che l’espressione usata dal  centurione che mi è venuto in sogno ieri sera fosse, nelle sue intenzioni, un’espressione di risolutezza e forse lo era: un ordine impartito, una decisione presa.

Ma io l’ho sempre interpretata diversamente, con il significato di un ottimismo acquiescente e di una accettazione del tempo e del luogo in cui si vive. “Qui staremo benissimo”, nel senso di “Chi ce lo fa fare a cambiare posto e/o situazione? Non ne vale la pena”. 

Poiché i sogni non vengono mai a caso, mi sono chiesto come mai mi fosse venuto in sogno proprio quel centurione nella notte successiva al ballottaggio teramano e se quella sua frase tanto celebre fosse stata oniricamente evocata dal dio Morfeo per aiutarmi a capirne l’esito. Dopo averci un po’ riflettuto, ho dovuto ammettere che davvero era possibile che si trattasse di un aiuto ermeneutico che mi si voleva dare per aiutarmi a interpretare una realtà difficilmente interpretabile. “Hic manebimus optime” mi è sembrata un’espressione che spiegasse assai bene il senso della conferma a sindaco di Brucchi dal suo punto di vista: quello di una vittoria conseguita come legittimazione di un’occupazione “manu militari” della città di Teramo da parte sua e dei suoi, nella cui considerazione i nemici sconfitti sono o buffoni o schiavi predestinati.

Ma ravviso un significato leggermente diverso in coloro che, votandolo, lo hanno confermato come primo cittadino: “Qui, in questa città da te amministrata così bene, stiamo così bene da volerci rimanere e senza cambiare nulla, né te come sindaco né i tuoi assessori, che abbiamo votato in massa. Non potremmo vivere in una città migliore, per questo siamo contrari ad ogni cambiamento”.

Nel primo turno si erano espressi in proposito 33.694 cittadini teramani e di questi 16.692 votando per Brucchi, si erano detti contrari al cambiamento; 17.154, votando candidati diversi dal sindaco uscente e alternativi a lui, si erano detti favorevoli al cambiamento, pur differenziandosi nell’individuare chi avrebbe dovuto incarnarlo come nuovo sindaco. Prescindendo completamente da ogni valenza statistica e percentualistica (che non ci darebbe il senso materiale della vicenda), e considerando ogni numero solo l’espressione di voto di una persona, di un singolo, di un cittadino elettore, dopo il ballottaggio sono possibili riflessioni non prive di importanza.

Al secondo turno i favorevoli a Brucchi e quindi all’ “hic manebimus optime”, i sostenitori della continuità senza cambiamento, sono passati a 13.616, quindi 3.076 teramani che avevano votato per lui non sono tornati a votarlo. Se i favorevoli al cambiamento al primo turno fossero tornati tutti a votare al secondo facendo confluire i propri suffragi su Manola Di Pasquale, affidando a lei i loro voti favorevoli al cambiamento, sarebbero stati 17.154, ma sono stati invece 12.812. In 4.342 non lo hanno fatto, o perché hanno cambiato idea sulla necessità di cambiare o perché non hanno ritenuto che votare Di Pasquale anziché Brucchi significasse cambiare. A pensarlo, invece, sono stati 4.347 cittadini teramani, che aggiungendosi agli 8.475 che già avevano votato per lei al primo turno le hanno consentito di arrivare alla quota di 12.812.

Questo guadagno di 4.347 voti della Di Pasquale non è stato sufficiente a farla vincere, perché Brucchi, pur perdendo 3.076 voti rispetto al primo turno, non ne ha persi abbastanza, cioè altri 804, per andare sotto il previsto 50% più uno del totale di voti validi. Una maggioranza ristretta (ristretta, ma maggioranza) di teramani ha ritenuto di sancire e di riconoscere di vivere e di trovarsi così bene nella loro città da non doversi esprimere per un cambiamento, invocato al contrario da altri, che costituiscono la minoranza (di poco, ma minoranza).

Raccontata in termini numericamente crudi la storia del ballottaggio teramano è tutta qui, una scelta di non cambiamento da parte di una ristretta maggioranza di cittadini che, pur costituendo un’entità percentuale di un cittadino su 4 aventi diritto al voto, ma poco più di un cittadino su 2 che sono andati a votare, ha ritenuto di dare questa indicazione: a Teramo stavamo, stiamo e continueremo a stare ottimamente, senza doverci lagnare di nulla e, ammesso che qualcosa cosa c’è stato, ci sia o ci sarà che non è andato, non va e non andrà bene, Maurizio Brucchi è stato, è e sarà la persona migliore per trovare i giusti rimedi, perché lui è la soluzione, non il problema, come gli avversari dicevano.

Il fatto che i suoi oppositori ed avversari lo additassero come UN o come IL problema e non come LA soluzione (ancor più che come UNA soluzione) ha fatto pensare a Brucchi che fosse cosa buona e giusta che lui li definisse “buffoni”.
Del che i “buffoni” o ritenuti tali si sono molto lamentati. Su questo, pur essendo rimasto allibito, per quanto di becero e di rozzo ha il termine usato, per ora non mi pronuncio.
Almeno non prima di aver avuto qualche sogno rivelatore e illuminante.

Per ora riconosco che si è battuto come un leone attaccato dalle iene nella savana, è stato ferito a sangue e quasi abbattuto, ma è riuscito a salvarsi grazie all’intervento dei suoi elettori delle frazioni, che gli hanno consentito di uscire salvo, leccarsi le ferite e lanciare un ruggito di soddisfazione che però è sembrato a molti un raglio. Era quasi morto, ma è stato resuscitato. Paolo Gatti gli ha detto: “Alzati e cammina!”

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Commenti

Professore lei è sempre illuminante, ma io direi altre cose....per esempio che a Teramo ha vinto un maleducato ,per non dargli l'appellativo che tutti gli stanno dando ,votato da quelli di pari grado !!! Il problema che Signori si nasce e Teramo ne ha molto pochi purtroppo, è una città di "ignoranti e pastori" e così rimarrà per sempre.
Professore lei è sempre illuminante, ma io direi altre cose....per esempio che a Teramo ha vinto un maleducato ,per non dargli l'appellativo che tutti gli stanno dando ,votato da quelli di pari grado !!! Il problema che Signori si nasce e Teramo ne ha molto pochi purtroppo, è una città di "ignoranti e pastori" e così rimarrà per sempre.
Riconoscere al prof. Serpentini di essere una persona saggia, non equivale a ritenerlo il depositario della verità assoluta (sono sicuro sia lui il primo ad essere d’accordo). Pertanto, non credo sia un’eresia dire che questa sua disamina su quanto accaduto in occasione sia del primo turno che del ballottaggio – anche se contenente riflessioni niente affatto strampalate ma, anzi, a tratti condivisibili o che, quando non lo sono, comunque perlomeno seguono un filo logico – rappresenta “una” valutazione e non “la” valutazione delle presumibili dinamiche che hanno caratterizzato il voto dei teramani chiamati a scegliere il loro sindaco per il prossimo quinquennio. Mi limito ad un paio di considerazioni. 1) Non è corretto ritenere che chi ha votato Brucchi in entrambe le fasi elettorali, l’abbia fatto perché “non favorevole al cambiamento”. Con il voto, il cittadino esprime IL FAVORE E NON IL NON-FAVORE per qualcuno (e non per qualcosa, sbagliato quindi canalizzare per forza l’intero discorso verso il concetto di “cambiamento/non cambiamento”, anzichè verso i candidati). Stiamo parlando dell’elezione del sindaco e dei consiglieri comunali, non di un referendum abrogativo. Ecco perché, secondo me, porre la questione in questi termini è scorretto. Forse, visto che parliamo del consenso ottenuto da Brucchi e dal centrodestra teramano in generale, anche un po’ pretestuosamente scorretto. Tuttavia, il dubbio sulla presenza di tale pretestuosità nelle valutazioni del Prof. Serpentini (spero me lo si voglia concedere questo dubbio, tenuto conto della nota avversione dell’autore dell’articolo per il rinnovato sindaco) è un fattore che metto in subordine. Ritengo cosa ben più importante, infatti, rilevare che il ragionamento del prof. Serpentini è scorretto in primis nei confronti di quei votanti ai quali, attraverso l’argomentazione così come dal professore impostata, di fatto non viene riconosciuta la capacità di “preferire” con convinzione qualcuno per le sue qualità politico-amministrative, relegando il loro voto a mera espressione della volontà di “non preferire” altri. 2) Nella complessa ricostruzione prettamente numerica delle ultime vicende elettorali cittadine contenuta nelle tesi del prof. Serpentini, mi sfugge il perché una valutazione politica (eventualmente politico-sociale) può essere fatta considerando 800 voti (o giù di lì) di scarto fra Brucchi e la Di Pasquale al ballottaggio come conferma di una vittoria “risicata” da parte del primo, mentre invece la circostanza dei 135 voti (se non ricordo male) che sono mancati a Brucchi per vincere al primo turno è quasi completamente ignorata, pur essendo un dato più che significativo da tener presente nell’ottica del giungere a ragionevoli conclusioni legate a quella che è stata la reale volontà degli elettori teramani nel suo complesso. Sono un’inezia 800 voti di scarto al ballottaggio su poco più di 27.000 votanti e, invece, chissenefrega dei solo 135 voti su quasi 34.000 votanti che hanno impedito a Brucchi di vincere al primo turno? Bè, non lo so…
La mia scelta di votare, molto lontana dall'espressione della mia ideologia politica, é scaturita dalla conoscenza delle ambizioni malsane di Brucchi che lascia evidenziare in tutti i suoi interventi. Chi difende Brucchi é sicuramente cosciente che a votarlo al ballottaggio non sono stati quelli di destra, ma i voracissimi appartenenti alle vecchie opposozioni che imparentati agli innumerevoli tentacoli nelle liste del sindaco uscente avevano bisogno di assaporare il santino in paradiso. Caro professore il nostro sforzo é servito per rendere vulnerabile il dio della politica teramana, ha mostrato il tallone,membro perdente di Achille. Manterrà vivo il dibattito teramano.
Signor Santacruz, a mio parere i 135 voti di scarto al primo turno si sono rivelati tanti perchè, come ha onestamente ammesso questa mattina l'ex e neo assessore Cozzi, il centrodestra contava sulla vittoria al primo turno. Al contrario, al ballottaggio gli 804 voti di scarto sono sembrati un'inezia, perchè sommando i voti della Di Pasquale con quelli della Cordone, di Pomante e di Rabbuffo che l'hanno appoggiata, la differenza a favore di Brucchi sarebbe dovuta essere molto più consistente. Non a caso, chi aveva previsto di "asfaltare" l'improvvisata squadra avversaria al ballottaggio, nonostante la vittoria ancora non si riprende dal pericolo scampato e dallo stress per una sconfitta evitata solo per un'incollatura.
Chi vince in una battaglia elettorale ha sempre ragione. Quindi seppur da avversario politico bisogna riconoscere la sua vittoria. Brucchi ora è di nuovo il nostro sindaco.. piaccia o no ed è inutile dirlo a me piace pochissimo. Ma qyesto è. Resta comunque la considerazione che si tratta di una persona maleducata arrogante e peraltro presuntuosa. Non ha perso tempo a dimostrarlo. Ma evidentemente anche questo piace ai concittadini teramani. La politica tutta oggi è fatta di siffatti personaggi che comunque riescono ancora a riscuotere successo. E' inutile affannarsi ad insegnare ai nostri figli l'educazione e il buon comportamento. Ne vedremo ancora di belle. Noi "buffoni"di questa altra sponda dobbiamo solo aspettare i fatti e giudicare di volta in volta. Manebimus optime nel senso di voler cambiare tutti in qualcosa in termine di stile e ripeto di educazione. Ad altiora
Chi vince in una battaglia elettorale ha sempre ragione. Quindi seppur da avversario politico bisogna riconoscere la sua vittoria. Brucchi ora è di nuovo il nostro sindaco.. piaccia o no ed è inutile dirlo a me piace pochissimo. Ma qyesto è. Resta comunque la considerazione che si tratta di una persona maleducata arrogante e peraltro presuntuosa. Non ha perso tempo a dimostrarlo. Ma evidentemente anche questo piace ai concittadini teramani. La politica tutta oggi è fatta di siffatti personaggi che comunque riescono ancora a riscuotere successo. E' inutile affannarsi ad insegnare ai nostri figli l'educazione e il buon comportamento. Ne vedremo ancora di belle. Noi "buffoni"di questa altra sponda dobbiamo solo aspettare i fatti e giudicare di volta in volta. Manebimus optime nel senso di voler cambiare tutti in qualcosa in termine di stile e ripeto di educazione. Ad altiora
Bellissimo intervento, significativo e puntuale. Serpentini docet!
Sig. “peso specifico”, già due o più persone che confezionano generali disamine politiche, molto difficilmente arriverebbero alle medesime conclusioni. Poi, se le disamine sono più specifiche e riguardano, come in questo caso, l’interpretazione del reale volere dell’elettorato sulla base dell’analisi della quantità di voti a questo ed a quello presi al primo turno ed al ballottaggio, diventa una partita al gioco del tris dove nessuno può perdere, ma nemmeno può vincere (salvo che l’altro non commetta un errore di distrazione, ma non penso possa essere né il mio caso, né il suo). E’ fuori dubbio che al ballottaggio il centrosinistra abbia fatto un’ottima rimonta sul centrodestra, ma quello che non riesco a spiegarmi è la soddisfazione ostentata da Manola perché in fin dei conti lo scarto con Brucchi è stato di “solo” 800 voti. Una soddisfazione talmente tanto ostentata che, quasi- quasi, sembrava non fosse lei quella sconfitta (andate a sondare gli umori presso il PD nazionale, poi mi direte se anche in quella sede il responso teramano non è considerato una sconfitta per la Di Pasquale). Va bene se adesso il centrosinistra si piazza davanti ad una lavagna dieci metri per cinque, per sviluppare un algoritmo che dimostri che quella differenza di 800 voti corrisponde ad una culata per Brucchi e, di contro, ad una non-sconfitta per Manola. Va bene affermare che il consenso ottenuto da Brucchi è frutto non dei voti dati a lui, bensì dei voti dati al “non-cambiamento” (bè, questa mi sembra proprio una supercazzola). Va bene aver considerato una bocciatura di Brucchi da parte dell’elettorato la percentuale del 49,70% conquistata al primo turno, cavalcando lo slogan “il 50,30% dei teramani non ti vuole!” (quindi la “promozione” di Brucchi, per il centrosinistra sarebbe scattata solo in caso del 100% dei voti presi… abbiamo capito…). Va bene ritenere che alla fine dello spoglio del ballottaggio era doveroso un sospirone di sollievo da parte di Brucchi per aver vinto, senza però ritenere che, allora, alla fine dello spoglio al primo turno sarebbe stato doveroso che Manola fosse andata in ginocchio a San Gabriele, per aver conquistato il ballottaggio non grazie alle sue percentuali, bensì grazie a 135 voti (leggonsi cento-trenta-cinque… su 37.000!!!) che sono mancati al suo avversario. Va bene tutto… ma alla fine il centrosinistra cittadino almeno l’ha capito che sta all’opposizione? O attende il parto di quell’algoritmo per vedere se per caso il risultato delle elezioni si tramuta in “Manola ha vinto - Brucchi ha perso”? Chiedo eh? Perché dopo tutto quello che sto sentendo in questi giorni, potrebbe pure essere…
Santacruz, lei mi sembra un osservatore "esperto" in questioni politiche, e conosce bene, spesso praticandolo, anche il politichese. Escludo che dietro il suo peudonimo si nasconda lo stesso Brucchi come qualcuno afferma, uomo poco paziente, non dotato di autocontrollo come lei. La relativa soddisfazione di Manola Di Pasquale, non mia, è comprensibile, perchè dopo il risultato ottenuto dal Pd al primo turno rischiava l'asfaltatura, come annunciata dai suoi avversari. A questo si aggiunge il gioco delle parti. Avrebbe dovuto strapparsi i capelli e piangere? Alle europee Forza Italia ha ottenuto il 16% circa. Nonostante avessero preventivato di non scendere sotto il 20 per cantare vittoria, si sono detti molto soddisfatti. E Alfano? Voleva superare Berlusconi, ma poi ha brindato per lo stentato 4%. Tutto nella norma, purtroppo. Riguardo ai "miseri" 135 voti di scarto del primo turno, mi tornano alla mente gli stessi, più o meno, miseri voti con i quali venne rieletto a capo dell'impero USA il guerrafondaio Bush. In quel caso i democratici americani rinunciarono persino a ricontare e contestare le schede votate, come è avvenuto a Teramo con il piagnone.
Sig. Carlo lei ai pastori puo' lucidargli le scarpe ! E se lei e' un signore io sono bello, biondo e con gli occhi azzurri...
Sig. “peso specifico”, intanto la ringrazio per come struttura i suoi interventi di replica ai miei. Oltre i toni civili utilizzati che facilitano il recepimento e persino la parziale condivisione del suo discorso, fa piacere confrontarsi con chi è capace di mettere a fuoco l’argomento, dettagliando un minimo i propri punti di vista (oltretutto lei ha una capacità di sintesi che io purtroppo non ho). Non ci sono abituato su questo blog, quindi le rinnovo stima e gratitudine. Per il resto, alcune contro-considerazioni. Più che un “esperto” in questioni politiche, mi definirei un “attento” alle stesse. Non reputo giusto, comunque non mi piace, generalizzare ed esprimere pensieri in maniera energica (al limite un po’ si, quando serve), né ragionare enunciando slogan e/o concetti demagogici. Il mio pensiero io lo rendo noto, non lo impongo. Per questo non comprendo la veemenza che caratterizza gran parte delle repliche ai miei post di altri commentatori su questo sito, con la conseguenza che a volte mi irrigidisco nei loro confronti. Detto questo, se per “politichese” lei intende un linguaggio essenzialmente ambiguo, poco o per nulla comprensibile, utilizzato per dire tutto senza dire niente, io trasecolo. Prolisso si, ma pure tendenziosamente poco chiaro? Dico di no, spero di dargliene conferma nella prosecuzione di questo mio scritto. Venendo al merito delle sue osservazioni, non posso far altro che essere d’accordo sul “gioco delle parti” che i politici di sinistra, di centro e di destra mettono in atto. Però a tutto c’è un limite e quando sento o leggo teorie (di chi ha vinto e di chi ha perso) e giustificazioni (soprattutto di chi ha perso) completamente illogiche, perdipiù non solo sotto l’aspetto politico, nonché in antitesi con quanto è stato convintamente sostenuto sino a qualche giorno prima (Pomante…), la mia testa pensante si ribella e non ci posso fare niente. Se è accettabile, quindi comprensibile, il “gioco delle parti” di Manola che reputa un successo l’esito del ballottaggio sulla scorta del distacco da Brucchi rapportato a quello netto del primo turno, non è però accettabile, quindi non è comprensibile, la sua disamina degli esiti ottenuti alle ultime elezioni comunali prendendo in considerazione solo fattori locali, senza fare un mea culpa (pure soft, fra le righe…) tenuto conto che il suo PD alle europee ed alle nostre regionali ha asfaltato tutti gli antagonisti con numeri clamorosi, ma qui da noi lei, che è espressione di quello stesso partito trionfante, ha perso. Ed il fatto che ciò sia accaduto per 800, per 80 o per 8 voti è un dato che per coerenza va messo in subordine (semmai anche solo per il momento, poi si farà finta di scordarsene come il “gioco delle parti” impone), se è vero come è vero che il PD ha vinto ovunque, salvo rarissime eccezioni fra le quali quella verificatasi nella nostra città. Capirei se Teramo stesse in Alaska, ma siccome sta in Italia questa condotta della Di Pasquale non è più “gioco delle parti” ma – pardon – è presa per il culo (ai suoi elettori prima di tutto anche se non a tutti, come è possibile constatare dai commenti di militanti e simpatizzanti del PD all’articolo su questo sito relativo al commissariamento del medesimo partito). Convinto di quanto ho appena scritto, è logico (sempre guardando le cose dalla mia angolazione) che scatti in me, testa pensante, l’esigenza di criticare il disperato e strano impegno del prof. Serpentini – strano perché appare un impegno alla stregua del “gioco delle parti” di cui sopra, però lui non è un politico e allora mi sorge il dubbio che ci sia di mezzo qualcosa di personale nei confronti di qualcuno… – nel tentare di far passare come verosimili i suoi arzigogolati (pre)giudizi sul senso numerico dei voti conquistati o persi fra il primo turno ed il ballottaggio, avventurandosi nel teorizzare attraverso una monumentale supercazzola la volontà di “non-cambiamento” di chi ha votato Brucchi per spiegarne la sua vittoria. Il tutto, come se non bastasse, omettendo in maniera scientifica altrettanto strana di sottolineare la pochezza del centrosinistra teramano, che sull’onda del trionfo nazionale e regionale ha praticamente sbagliato un gol a porta vuota. Sig. “peso specifico”, se è politichese questo…
@teramano, io lucido molto volentieri le scarpe agli onesti pastori che ci offrono le prelibatezze in latticini e agnelli, contrariamente mi schifo a vedere leccaculi che non sanno neanche pascolare le pecore.
@Carlo...io non volevo offenderla, ma sa, dare del maleducato e peggio a tutti i 13.000 che hanno votato Brucchi mi sembra un po' eccessivo. Mbhe, almeno siamo daccordo sui pastori e i capolavori che ci fanno mangiare !!! :):):)