“Un mezzo sigaro toscano e una croce da cavaliere non si negano a nessuno” pare che abbia detto un giorno il Re Vittorio Emanuele II. Non si nega a nessuno nemmeno una riunione di giunta regionale nella città di cui si deve risolvere un problema facendo finta di risolverlo, ma senza risolverlo. Quest’ultima affermazione potrebbe essere pronunciata a buon titolo dal presidente della Regione Abruzzo Luciano D’Alfonso, detto anche “Big Luciano”, il quale deve essersi convinto che la furbizia paghi sempre e che faccia anche aggio sull’intelligenza, soprattutto su quella di coloro ai quali si rivolge. Arrivato a Teramo con grande ritardo per prendere parte ad una tavola rotonda sulla Biblioteca “Delfico” e chiamato a fornire una soluzione o una chiave per una soluzione, non ha fatto nulla di più concreto che “promettere” una riunione della giunta regionale a Teramo per deliberare, entro tre settimane, sul tema in questione.
Arrivato a Sulmona per rispondere alle contestazioni di chi si oppone alla soppressione del locale punto di nascita, non ha fatto nulla di più concreto che “promettere” una riunione della giunta regionale a Sulmona per deliberare sul tema in questione. La promessa dalfonsiana di una riunione di giunta a hoc in un determinato sito sta diventando la finta risposta a problemi concreti, che prende il posto di una soluzione concreta per rimanere nel campo delle realtà ideali e impalpabili.
D’Alfonso vende fumo e lo sa. Queste promesse di riunioni di giunta sono fumo, come quello che gli apicoltori spandono sulle arnie per scacciare le api e fregare loro il miele. A Sulmona gli è andata male, perché le api si sono ribellate e lo hanno inseguito per pungerlo. E’ dovuto scappare a ruote levate, e si è salvato per il rotto della cuffia, riuscendo ad evitare la cuffia del rotto. A Teramo, in Biblioteca, c’era, al termine della sua mirabolante promessa, incredulità e perfino un po’ di tensione. Certo, i teramani non sono come i sulmonesi, che, quando si arrabbiano lo fanno davvero.
I teramani sono abituati ad un atteggiamento servile davanti al potere e a chi lo detiene. Potrebbero abbozzare di nuovo. Però potrebbe anche accadere che, se la riunione teramana della giunta regionale dovesse partorire il topolino, perfino le api teramane potrebbero trasformarsi da operaie in guerriere e sentirsi addosso la voglia di pungere. In questo caso, anche da Teramo D’Alfonso potrebbe essere costretto a scappare a ruote levate per salvarsi da dolorosi pungiglioni.
Un mezzo sigaro toscano e una croce da cavaliere non si negano a nessuno E nemmeno una riunione di giunta, una falsa promessa, una finta soluzione, cento belle parole messe in fila ma prive di significato. Il venditore di fumo parla e spande il suo fumo, quel che dice esce dalla sua bocca come un fumetto. Le sue promesse si alzano in cielo come i palloncini che sfuggono ai bambini e, giunte ad una certa altezza scoppiano. D’Alfonso venne a Teramo e promise di risolvere i problemi della Biblioteca “Delfico”. Partì che il problema sembrava risolto. Ma, al contrario che in altre regioni, come la Toscana, le sorti della Biblioteca “Delfico” restarono legate ad un ente che si dice sia stato soppresso, anche se c’è ancora: la Provincia, e non ad un ente che, purtroppo, c’è ancora: la Regione.
Però, da quando D’Alfonso aveva promesso una soluzione, non è accaduto niente altro ce il prepensionamento del direttore Ponziani, disposto dal presidente di un ente inesistente che però esiste abbastanza per poter prendere decisioni di questo tipo. Così il Governatore che non governa e che perciò a buon diritto possiamo chiamare “Sgovernatore”, si è ritrovato con la necessità di continuare a spararle grosse e per questo rischiare che qualcuno cominci a giocare con lui come si fa al luna park con tre palle e un soldo. “Big Luciano” fa il paio con l’altro Luciano, che è ancora più big di lui, visto che ormai presiede quasi tutto e che ospiterà nella sua tenuta, quella che regge magnificamente, il “Braga”, che presiede continuando a stonare tutte le note. Provvisoriamente, continua a dire, anche se tutti sanno, compreso lui, che ovunque e a Teramo in particolare, non c’è nulla di più definitivo della provvisorietà.
Aspetteremo tre settimane. Aspetteremo la promessa riunione di giunta regionale a Teramo sulla questione della “Delfico” e aspetteremo la delibera. Vedremo che delibera sarà. Vedremo se sarà ancora e solo fumo. Se sarà un mezzo sigaro toscano o un toscano intero. Vedremo se la croce di cavaliere sarà d’oro, d’argento, di bronzo o di cartone. Vedremo se D’Alfonso dovrà scappare anche dalle api teramane dopo essere scappato da quelle sulmonesi. Ma dico fin da ora che le api hanno tutto il diritto di pungere. Anche se e quando, perdendo il pungiglione usato per pungere, periscono dopo aver punto e per aver punto.
Dico anche, fin da ora, che qualcuno dovrà togliere però dalle mani di D’Alfonso il mantice con il quale spande intorno tutto il suo fumo per confondere e disperdere le api.
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