È il tema politico dell’estate teramana: il futuro ipotetico matrimonio fra PD e UDC.
Casini in un’intervista di due giorni fa al Corriere ha confermato che l’affare è plausibile a livello nazionale (www.corriere.it/politica/12_agosto_04/casini-da-solo-garibaldi_f0dfccc0-ddf4-11e1-9fa2-bd6cbdd1a02d.shtml).
In Regione PD e UDC sono sempre stati all’opposizione di Chiodi.
A Teramo, però, l’alleanza PDL-UDC è stata solida, tanto che il ticket Brucchi-Di Sabatino viaggia coerentemente da tre anni e due mesi in direzione costantemente contraria agli interessi dei cittadini: tasse e balzelli ai massimi, tia +30% rispetto al 2009, passi carrabili, addizionali, IVA non dovuta, una vera macelleria sociale orchestrata dall’Assessore alle finanze nonché vice sindaco Di Sabatino.
Conosco Dodo da troppi lustri (abbiamo fatto l’università insieme) per sottovalutarne l’intelligenza, ma per lui vale sempre il detto: “Beati monoculi in terra caecorum”, cioè nel paesaggio brullo dei suoi pessimi colleghi di Giunta (nessuno escluso) Dodo svetta come un Tremonti di casa nostra. Ma questo aumenta le sue responsabilità.
In politica, come in amore e in guerra, tutto è concesso, e un passaggio dell’UDC all’opposizione non solo non mi stupirebbe, ma sarebbe auspicabile, tanto che più volte ho espressamente significato a Dodo che fino a quando resterà all’ombra di Tancredi (che considero la morte della speranza e il sonno della ragione) per me sarà un nemico.
Pur tuttavia esiste un galateo istituzionale che vieta i plateali cambi di casacca.
Successe con il presidente del consiglio comunale del sindaco Chiodi, Paolo Albi, che in maniera dissennata il PD arruolò come capitano, riportando la più grande disfatta della storia del centrosinistra.
George Santayana insegna che “Coloro che dimenticano la storia sono condannati a ripeterla”, e il PD ha una perniciosa tendenza a scordare il passato.
E quindi? Quindi ben venga l’uscita dell’UDC dalla maggioranza, checché ne dicano i due consiglieri comunali dell’UDC Procacci e Sbraccia, che sono dei pusilli politici tali da non riuscire nemmeno ad argomentare compiutamente i motivi del loro odio verso Di Sabatino.
Ma il matrimonio con il PD sarebbe come passare dalla padella nella brace, perché il PD di Teramo non è altro che una camarilla di avventurieri pronti a tutto pur di soddisfare le proprie brame personali.
Il PD è un partito capace di militarizzare tutti gli enti dove esercita il comando, in maniera molto peggiore di quanto sia riuscito a fare il PDL, che è più un’armata Brancaleone di sapore naif.
L’UDC, dal canto suo, non è mai riuscito ad esprimere una propria visione della città distinta dal deserto politico di Brucchi-Tancredi-Di Dalmazio, per cui sarebbe bene che elaborasse delle idee prima di pensare alle alleanze.
E non appare per niente educato che Dodo si candidi alla Regione assieme al centrosinistra senza avere mai emesso fiato contro la penosa gestione Chiodi.
Sarebbe la prova che la battaglia tende alla poltrona ed è carente di motivazioni politiche e partitiche.
Prima di sedersi su una poltrona di assessore regionale per accordo preelettorale con il PD (che vincerà a mani basse), preferiremmo che Dodo facesse ammenda per tutte le cazzate commesse dalla Giunta in cui egli è vice sindaco e ci spiegasse tutti gli sbagli e le omissioni di Chiodi che lui e l’UDC si propongono di sanare.
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