Il Grillo Parlante, lo conoscono tutti, è un personaggio del romanzo “Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino” di Carlo Collodi.
Nel romanzo il Grillo è immaginario, nell’Italia del 2013 è un personaggio fin troppo reale.
Nel romanzo il Grillo rappresenta la voce della coscienza che cerca di orientare Pinocchio verso le scelte giuste: egli parla con il burattino e lo ammonisce con la sua saggezza.
Nell’Italia del 2013 avviene più o meno la stessa cosa: la voce della coscienza ha orientato 8,7 milioni di elettori verso la scelta giusta.
Nel romanzo, quando il burattino resta solo in casa e incontra la prima volta il Grillo, Pinocchio si spazientisce dei continui rimproveri che gli vengono fatti e lo uccide con una martellata.
Nell’Italia del 2013 avverrà più o meno la stessa cosa: gli Italiani, spazientiti dall’onda moralizzatrice portata dal Grillo nazionale, lo calpesteranno perché – da un lato – non vogliono sentirsi ripetere all’infinito i propri difetti, pur drammaticamente reali, e – dall’altro lato – perché il numero dei cittadini che davvero vorrebbero una moralizzazione del Paese (che inizi da se stessi innanzitutto) rappresenta una triste minoranza.
I millenni della nostra storia ci hanno insegnato che nessuna rivoluzione politica si impone dall’alto, ma può realizzarsi solo se corrisponde al comune sentire del popolo.
È stato così ai tempi delle leggi sul divorzio e sull’aborto, approvate nonostante le contrarietà istituzionali fossero predominanti proprio perché il popolo le sentiva adeguate alla propria coscienza.
Sarà così anche oggi, perché con il voto al Movimento 5 Stelle i cittadini hanno preteso il rinnovamento del Parlamento e il pensionamento dei vegliardi della politica, oltre naturalmente al desiderio di vedere aboliti i privilegi e i finanziamenti all’apparato politico e parapolitico.
E questi sono obiettivi in parte già realizzati e in parte forse realizzabili.
Ma per quanto concerne la rivoluzione sociale preconizzata dal Grillo, essa non potrà che rimanere un bel proposito, perché gli italiani non la sentono propria e non l’appoggeranno.
Qui 10 milioni di connazionali sono dalla parte di un puttaniere, di un evasore, di un eversore (196 parlamentari del PDL ieri hanno invaso il Tribunale di Milano, cosa inedita nella storia Repubblicana, chiedendo un salvacondotto per Berlusconi che gli eviti ulteriori condanne e il carcere, con il ricatto che se ciò non avvenisse loro diserterebbero le Camere).
Ma altre decine di milioni che non hanno votato né il Grillo né l’eversore della libertà si sentono molto più affini a Berlusconi che ad una qualsiasi moralizzazione; preferiscono di gran lunga rivendicare diritti piuttosto che adempiere ai doveri; fare una vita comoda, furba, cinica, indifferente, piuttosto che offrirsi, donarsi, impegnarsi, lavorare molto anche quando si raccoglie poco (come auspicava Padre Pio: “Non ti perdere di coraggio se ti tocca lavorare molto e raccogliere poco”).
In una Italia così, lo tsunami Grillo rifluirà stancamente come la risacca.
Del resto, i segni della decadenza sono già evidenti: il M5S è nei fatti diviso sull’appoggio o meno ad un governo con il PD. Parte consistente degli elettori e degli eletti M5S vorrebbe misurarsi sul terreno legislativo per provare a rimuovere l’ingessatura del Paese, cosa che appare plausibile solo con l’esecrato PD. Altra parte ancor più consistente degli elettori e degli eletti M5S pretenderebbe di non allearsi con il nemico PD, perlomeno fino a quando non si rinnovasse drasticamente ed aderisse pedissequamente al programma grillino.
Entrambe le istanze sono legittime ed entrambe sono condivisibili, ma questo dimostra già da oggi l’impossibilità di una crescita di consensi alle prossime consultazioni, e già da oggi evidenzia la frattura insanabile fra i buoni propositi e la complessa realtà dei fatti.
I Pinocchi calpesteranno il Grillo parlante e torneranno a sognare il loro collodiano Paese dei Balocchi: “Lì non vi sono scuole, lì non vi sono maestri, lì non vi sono libri. In quel paese benedetto non si studia mai”. Esattamente il Paese del Berlusca, cioè degli Italiani.

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