Devo sinceramente ringraziare il Segretario Provinciale del PD, Robert Verrocchio, per aver cortesemente replicato al mio precedente articolo; l’interlocuzione pubblica fra i cittadini ed i loro rappresentanti è il primo segno di attenzione per i problemi nonché il miglior viatico per poterli risolvere nella maniera più corretta.
Sgomberiamo subito il campo dalle ventilate ipotesi di strumentalizzazione della vicenda o dal pure paventato “carattere ideologico” della scelta di scioglimento dei BIM: entrambe le paure sono infondate poiché né il sottoscritto né questo Blog possono lucrare vantaggi politici od economici dato che non siamo direttamente coinvolti nell’agone politico, né abbiamo editori (e ad oggi nemmeno sponsorizzazioni pubblicitarie per nostra scelta etica).
Ciò premesso, veniamo al merito.
L’inutilità del BIM è talmente evidente, che ogni argomentazione diviene un ulteriore capo di accusa a carico di coloro che ne auspicano la sopravvivenza.
Verrocchio sostiene che il “peso” contrattuale di un consorzio piuttosto che dei singoli comuni nei confronti dell’ENEL, soggetto passivo dell’imposta gestita dal BIM, debba essere valutato con attenzione, ma non se ne scorge alcun vantaggio dato che le aliquote dei sovracanoni non vengono determinate né dai comuni né dal consorzio, bensì dalla legge.
Per fare un paragone è come se un Comune costituisse un consorzio per gestire l’ICI (oggi IMU), e poi dovesse mendicare al consorzio i soldi che per legge spettano direttamente al Comune, non sembra ridicolo? C’è bisogno di un autonomo ente per gestire una singola tassa? Ragionando a contrario, se il BIM fosse davvero utile perché non costituire tanti consorzi quante sono le tasse comunali?
Quanto ai costi di gestione, è altresì fuorviante discettare sulla congruità o meno “in relazione all’ammontare delle risorse utilizzate”, perché potrebbe pure darsi che i costi siano adeguati, ma ad essere inutile è l’esistenza stessa del consorzio.
In particolare, il Segretario del PD sostiene che i fondi gestiti dal BIM Vomano-Tronto siano “solo” 2.000.000 di euro circa all’anno ed i relativi costi di gestione siano “meno del 19%”.
Prendiamo per veritieri tali dati: trattasi quindi di ben € 380.000 annui di costi di gestione, pari a circa € 15.000 per ciascuno dei 26 Comuni consorziati, una cifra di tutto rispetto specie per i comuni più piccoli che guarda caso sono proprio quelli cui spetterebbe la quota maggiore nel caso in cui il consorzio di sciogliesse.
A tacere della enormità di tali spese di gestione, ammesso e non concesso che le cose stiano così (perché persone che hanno visto i bilanci riferiscono invece di orrori indicibili che sarà bene fare approfondire con apposito esposto alla Corte dei Conti), resta un mistero il motivo per il quale nel 2012 debba permanere un ente che gestisce in proprio soldi che spettano per legge ai singoli Comuni sulla scorta delle disposizioni normative.
Circa la considerazione secondo la quale “la concentrazione delle risorse e la programmazione a livello di bacino consente (in alternativa all’utilizzo frammentato da parte dei singoli Comuni) di privilegiare interventi di effettiva valenza strategica in campo economico, sociale e culturale, con particolare riferimento ai territori montani e alle aree svantaggiate”, deve dirsi come anch’essa sia priva di pregio.
Infatti, appare ovvio che ogni Comune non abbia la forza da solo per avviare opere di vasta portata, ragione per la quale esistono le Province, la Regione, il Governo e l’Europa, ciascuno dei quali fornisce propri fondi e proprie programmazioni per progetti di area vasta.
E se oggi giustamente le Province sono in via di liquidazione, poiché ritenute superflue per la gestione delle poche competenze ad esse demandate o delegate dalla legge, appare risibile il tentativo di salvataggio di un Ente che esiste per gestire due milioni l’anno.
Quanto al fatto che le norme escludono costi politici relativi ad indennità e gettoni di presenza per gli amministratori, ciò denota una certa ingenuità da parte del Segretario del PD, perché come è noto i costi si camuffano con consulenze, formazione, incarichi di progettazione, incarichi tecnici, ed altre mille voci di spesa che vengono gestite dagli amministratori su indicazione dei partiti di riferimento.
Quanto ai sei dipendenti, detto che il loro costo non può ammontare ad oltre € 150.000 annui, non vi sarebbe alcun problema nell’assorbimento da parte di comuni in deficit di organico.
E poi, di questi tempi, è insostenibile che i soldi spettanti ai comuni vengano distribuiti in maniera iniqua fra progetti ed iniziative; infatti l’assegnazione non matematica conduce ad avere comuni che ricevono di più di quanto loro spetterebbe, ed altri che ricevono di meno, quindi per quale motivo Giulianova dovrebbe finanziare un’opera a Crognaleto e viceversa?
Per tutti questi motivi, lode ai Comuni che hanno deliberato lo scioglimento del BIM del Tronto e vergogna per quelli che al fine di salvare il BIM Vomano-Tordino non hanno nemmeno discusso in consiglio comunale la decisione da prendere (esautorando penosamente gli organi a ciò deputati dietro antidemocratico consiglio dei partiti maggiori).
Non è più tempo per poter gestire in allegria i soldi dei cittadini, ogni singolo euro diventa terreno di scontro per la sopravvivenza stessa dei Comuni, per cui invito tutti i 26 Comuni ad uscire dalle squallide logiche di convenienza partitica e a decidere all’unanimità per lo scioglimento, indipendentemente dalla scadenza contenuta nella legge regionale.
Allo stesso modo, invito il Segretario Verrocchio a ripensare la sua posizione e quella del suo partito (perfino Paolino Tancredi è favorevole alla chiusura!), al fine di restituire ai cittadini almeno i 380.000 euro annui che vengono ingoiati senza senso dall’anodino, futile, ozioso, pleonastico BIM.
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Pd Vergognati........uguale al PDL......