Personalmente sono contrario alle quote rosa o agli incentivi per il lavoro femminile. La mia è un'analisi superficiale dettata da una linea di principio fondata sulla naturale uguaglianza tra i sessi. Stessi diritti, stesse possibilità sul mercato del lavoro. Una corrente filosofica che rimane teorica di fronte alla realtà dei fatti. In Italia quasi un milione di donne, dopo aver avuto un figlio, sono state costrette a dare le dimissioni.
L'Istat ha registrato un buon 15% di donne che lascia il lavoro dopo la prima gravidanza. Ho sbagliato la mia precedente linea di principio. Ci sono le donne e poi le mamme. Due sessi diversi. Il dato Istat si lancia verso il 27% per quanto riguarda gli abbandoni delle carriere al femminile. Le mamme che tornano al lavoro subiscono una sorte di mobbing al naturale. Un pò come il tonno. Carriere dirigenziali con tanto di medaglia al merito, terminate davanti a una macchina per le fotocopie e altro. Eppure l'economia italiana sarebbe diversa. Il vice direttore della Banca d'Italia, Anna Maria Tarantola, in una recente intervista, riportava i dati al femminile e l'importanza di Lisbona 2000.
La regola d'oro del consiglio europeo straordinario "L'Europa potrà diventare l’economia più competitiva e dinamica al mondo basata sulla conoscenza, capace di una crescita economica sostenibile con più posti di lavoro e più qualificati e con una maggiore coesione sociale”.Come? Rispettando le fasi di sviluppo. "La strategia di Lisbona ha fissato l'obiettivo di raggiungere un tasso medio di crescita economica del 3% circa, di portare il tasso di occupazione al 70% e quello dell'occupazione femminile al 60%, entro il 2010". In italia solo L'Emilia Romagna è riuscita a raggiungere il 60% del lavoro al femminile. Pensate che potrebbe valere il 7% di crescita del PIl. Ecco spiegata la strategia della Regione Abruzzo. Nulla si inventa, ma tutto si programma. "La crescita è donna " è un altro dei progetto rosa, dell'Ufficio al Lavoro dell'Ass. Paolo Gatti. Tre milioni di euro di incentivi suddivisi in tre linee progettuali. La prima per le imprese che intendono attivare le consulenze verso giovani professioniste, la seconda linea per la creazione di nuove imprese da parte di donne residenti in Abruzzo da almeno 6 mesi, inoccupate o disoccupate ovvero occupate con contratto di lavoro atipico. La terza possibilità di finanziamento per le donne con carichi famigliari (minore 12 anni, figlio disabile, anziano) per il reinserimento nel mondo lavorativo.
Le informazione su questo link rosa www.te.camcom.it/show.jsp
Commenta
Commenti