Se una persona viene colpita da ictus o da infarto ed ha la fortuna di sopravvivere, spesso si
trova improvvisamente disabile ed ha bisogno di riabilitazione: se una persona anziana si ritrova con una rottura del femore, ha bisogno di riabilitazione.
TUTTI i pazienti con patologie neuromuscolari, ad uno stadio avanzato, sono disabili gravi (salvo qualche rara eccezione) e, necessitano di riabilitazione come del pane quotidiano. Oltre alla mobilizzazione muscolare ed articolare, fornita ambulatorialmente o domiciliare fornita dal servizio ADI delle ASL, c’è una riabilitazione intensiva, che prevede attrezzature sofisticate o magari piscine riscaldate che non potendo essere somministrata a domicilio, prevede il ricovero del paziente.
In genere.
Con cicli settimanali. La sanità pubblica della Regione Abruzzo, con un ritardo almeno ventennale (avendo preferito favorire fino ad ora cliniche ed istituti privati), non dispone di NESSUN centro pubblico in grado di fornire questo servizio. All’improvviso ci si accorge che i milioni di euro che la Sanità Abruzzese sborsa per questa riabilitazione alle cliniche private regionali o extraregionali, sono tanti, troppi. Il Governatore Luciano D’Alfonso e l’assessore alla sanità Silvio Paolucci decidono, allora, di introdurre la compartecipazione che, per un ricovero in riabilitazione intensiva può significare anche € 200,00 per ogni giorno di ricovero a carico del paziente; chi può permettersi queste cifre? In pratica, la sanità regionale non è in grado di fornire il servizio e si rifiuta di coprirne il costo anche presso strutture pubbliche di altre regioni. È questo un caso di sanità negata in modo incostituzionale?
Il punto è che, purtroppo, nè i disabili nè le loro associazioni sono sufficientemente ricchi per adire alle vie legali. Forse potrebbero e dovrebbero intervenire i sindacati o il Tribunale per i Diritti del Malato. Fatto sta che non interviene nessuno. Chi lo spiegherà a Francesco, distrofico di 30 anni, entrato in pronto soccorso lo scorso novembre per una crisi respiratoria a causa del catarro, uscito dopo 20 giorni con una tracheostomia e un deficit cerebrale a causa della anestesia che non potrà fare riabilitazione respiratoria e per reimparare a mangiare e parlare con un buco in gola perchè la sanità pubblica Abruzzese, troppo intenta a foraggiare alcuni privati, non ha previsto un centro per questa riabilitazione e che, se può se lo pagherà a centinaia di euro giornalieri con la sua pensione di invalidità civile e la sua misera indennità di accompagnamento?
Io non ho il coraggio, perchè per dare una notizia di questo genere ci vuole tanto coraggio e, soprattutto, se si è il responsabile di questa cosa ci vuole una qualità che, di questi tempi hanno in molti: la faccia come il C...
Dott. Camillo Gelsumini
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