LUca e Francesca sono tornati a Pescara nella serata di ieri.
Luca lavora per una società internazionale che si occupa di import export tra l'Ucraina e l'Italia, Francesca studia per la maturità.
Il loro è stato un viaggio di oltre sei giorni passati tra i vari confini nazionali e partito da una bagno senza finestre e una vasca da bagno usata come bunker.
Un bagno dove poter accendere la luce perchè tutto il resto era visibile dal loro palazzo troppo alto per non rischiare quelli che sono i danni collaterali della guerra.
Dopo la nostra telefonata di questa notte ( siamo amici da 30 anni) gli ho semplicemente chiesto quanto fosse felice, più sereno, più tranquillo, ora sul suolo italiano.
La risposta?
" No, lo posso essere perchè mia figlia ora è salva ma il nostro pensiero è Kiev, per gli amici, per i tanti che sono rimasti in strada a combattere e a morire. Kiev rischia di avere un futuro senza padri, fratelli, mariti, senza uomini. Non mi sento di essere felice. Mi sento con forte peso sulla coscienza. Siamo preoccupati anche per la Polonia, fidatevi anche per la Polonia. Preghiamo perchè non possiamo avere fiducia in questa diplomazia internazionale. Ora che sono senza lavoro mi occuperò di portare più aiuti possibili. Kiev è una Città meravigliosa. La nostra seconda casa...".
Questo è Luca, un abruzzese a Kiev. Nostro amico.
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