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Il corrosivo: Non esiste cosa? Non esiste niente

di Elso Simone Serpentini
6 minuti

Stando a quel che leggo, presentando l’edizione di quest’anno del “Maggio Festival” e nell’affermare che ben difficilmente l’anno prossimo ce ne potrà essere un’altra, il suo ideatore e mentore, Silvio Araclio, ha detto che non esiste una politica culturale a Teramo.
Ha basato la sua affermazione sulla mancanza di fondi erogati da enti pubblici e fondazioni private (tale è la Fondazione Tercas), ma anche su un asserito straordinario livello di disattenzione generale ai temi culturali che si registra a Teramo.
E’ difficile dargli torno, anche se si è costretti a dire che ha detto una banalità; è stato costretto a farlo, perché che non esista una politica culturale a Teramo sono stati in molti a dirlo prima di lui, sia tra quanti si sono ormai arresi e si limitano a fare gli spettatori di uno spettacolo desolante (consistente in un avvilente degrado cittadino) sia tra quanti, come lui, hanno continuato ad arrabattarsi nel tentativo, inane e ciclopico, di salvare il salvabile (per usare una sua espressione).
Purtroppo sono costretto a dire cose che in parte lo smentiscono, non perché neghino le sue asserzioni e i suoi giudizi riguardo la cultura teramana, ma perché sono aggiuntive e peggiorative rispetto a quelle che ha detto lui.
A Teramo non è che non esiste una politica culturale... ormai siamo costretti a dire che a Teramo non esiste niente... non esiste più niente.
Se qualcosa esiste, è il Nulla, che rischia di essere perpetuo ed eterno.

Mi sono volutamente astenuto da qualsiasi tentativo di capire che cosa stia accadendo all’interno della maggioranza che regge le sorti del Comune di Teramo. Intanto perché sono avvenimenti inestricabili, inafferrabili per esilità di significato, ma anche inenarrabili per la piccineria dei fatti e dei personaggi coinvolti, ma anche perché non vale la pena di perdere tempo a parlare... del Nulla appunto.
Gli amministratori teramani hanno confermato una inadeguatezza che era stata già ampiamente certificata.
Il Comune capoluogo è vittima di camarille che si fronteggiano per la conquista di un tozzo di pane; la Provincia, o quel che ne rimane, è vittima dell’impotenza di un Presidente che ormai risponde solo a se stesso e alle proprie ambizioni politiche, oltre che ad alcuni piccoli potentati che rientrano nel suo bacino elettorale, quello bellantese, nel quale ci sono dei piccoli pesci d’acqua dolce che credono di essere degli squali e si comportano di conseguenza.
Ma l’uno e l’altra, il Comune e la Provincia, sono il regno del Nulla, così come lo è la Regione, il cui Presidente, o Governatore, se lo si vuol chiamare così, a sua volta governa il Nulla e le sue vuote promesse, condendo con belle parole le difese d’ufficio di scelte prive di senso. Se stiamo diventando il Regno del Nulla, in cui Nulla esiste, non solo la politica culturale, ma la politica “tout court”, intesa come buona e saggia e oculata amministrazione della cosa pubblica, è perché a loro volta coloro che hanno, votando, scelto questi sedicenti politici e incapaci amministratori, sono, come elettori, nella stragrande maggioranza, non in grado di scegliere i migliori, ma capaci di individuare, con estrema precisione, i peggiori.  

Recentemente sono stati diffusi i risultati di uno studio (“Adults skills in Focus”, di marzo, pubblicato dall’Ocse-Piaac) dal quale  emerge che gli analfabeti come si consideravano un tempo, cioè le persone che non sanno neppure leggere il proprio nome o associare un oggetto disegnato al sostantivo scritto, non esistono quasi più in Italia, ma è altissimo il numero di adulti, persone tra i 16 e 65 anni, che sono in grado soltanto di comprendere frasi semplici.
Vengono considerati “i nuovi analfabeti”, che hanno un bassissimo livello di lettura e comprensione di testi anche semplici. Ne derivano handicap gravi, quali la difficoltà nel trovare lavoro, nel poter usufruire dei servizi pubblici – dalle cure mediche al welfare - nel comprendere ed esprimersi.
Figuriamoci cosa combinano quando devono interpretare le comunicazioni elettorali e trarne le conseguenze al momento di votare. Il 28 per cento di italiani resta escluso da qualsiasi attività sociale, politica e anche da qualsiasi possibilità di miglioramento economico e di partecipazione, per cui la loro unica risorsa è legare il proprio destino alla fortuna elettorale del politico e dell’amministratore al cui carro si aggregano e al cui seguito si pongono.

E’ stato così anche in passato, ma oggi è peggio. Sfogliando presso l’Archivio di Stato alcuni faldoni contenenti documenti sul Giugno Teramano, sul Premio Teramo, su alcune residuali stagioni liriche e di prosa e su alcune altre iniziative (dalla Fiera dell’Agricoltura alla Settimana dell’Artigianato) che furono il fiore all’occhiello di alcune stagioni teramane che sono ancora oggi considerate come fortunate, ci si trova di fronte ad una miriade di lettere con le quali i nostri amministratori, sindaci e assessori, chiedevano “clientelarmente” l’intervento bonario di questo o di quel potente, di questo o di quel ministro di Stato, per ottenere riconoscimento, elargizioni, privilegi e sostegni.
E’ tutto un florilegio di “Caro Lorenzo”, “Caro Remo”, “Caro Onorevole”, “Caro Ministro”, con sperticati elogi e umili ringraziamenti. Da allora, anno per anno, è diventato tutto peggio, sono finite le vacche grasse, sono morti i santi in paradiso, ed è subentrato il Nulla, l’acquario dove sguazzano le papere pigmee.
Ma anche l’acqua è ormai finita, e tra poco nessuna di loro riuscirà più a galleggiare.

 

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Commenti

La Cultura e' una forza prorompente che muove il mondo e andra' avanti sempre e comunque. Anzi trova piu' vigore nelle difficolta'. Non stiamo sempre a lamentarci. Avete avuto meno dell'anno scorso ? Ringraziate che anche quest'anno avete avuto qualcosa, e fate con quello ! Ci sono tante associazioni che vanno avanti in silenzio da sempre con nulla !!! La Cultura trova terreno piu' fertile nella poverta'. E' il sale della vita. E il sale costa poco...
La cultura è una forza prorompente che muove il mondo ecc.ecc... L'uomo che a poco a poco si apre alla banalità si arrende come una fortezza in cui, una volta incrinate le fondamenta, non si troveranno più né forza né mistero. Ernst Jünger, Ludi africani, 1936
In Italia esiste ancora la Cultura? Me lo chiedo ogni giorno, ormai da anni, visto che io lavoro e ho sempre lavorato per la "Cultura". Termine che secondo me racchiude il concetto di condivisione, di scoperta dell'altro, di accettazione di diversi modi di vivere di sentire e di fare le cose. "Cultura" che non vuol dire sostituzione di ciò che fanno altri popoli o altre civiltà alla nostra, ma significa apertura mentale, coscienza che esistono tanti modi di essere e di vivere, ognuno differente dall'altro e ciascuno ugualmente con una sua dignità e una sua ragione di esistere. Come se fossimo uno spicchio di un mandarino o di un'arancia , consapevole di essere quel dato spicchio, ma di non essere l'unico. Consapevole dell'esistenza anche degli altri e che tra gli altri ce ne può essere qualcuno diverso da noi ma non per questo meno partecipe dell'essenza. Ho assistito alla decadenza del nostro modo di essere e di pensare, alla sostituzione della coscienza civica con l'individualismo più sfrenato, basato sulla logica del " basta che sto bene io.... che m'importa degli altri" o " mangiato io..mangiato tutti ". Ho assistito impotente all'aumento della corruzione, soprattutto a quella delle coscienze, tanto che ormai determinate cose non si notano nemmeno più. Ho visto i ragazzi di famiglie" normali" perdere ogni giorno di più le speranze anche solo di potersi formare una famiglia, perché senza nessuna prospettiva per il futuro. Ho visto la demonizzazione del lavoro pubblico e la sua equiparazione a quello privato, senza che nessuno si sia posto a sua difesa mentre avrebbe dovuto essere tutelato perché istituito per la collettività e al servizio della collettività ( non parlo dei dipendenti che non fanno il proprio dovere, per quelli bastava applicare il Testo Unico del 1957 ) Ho visto l'esclusione delle piccole e medie imprese e dei piccoli artigiani dal lavoro nei beni culturali, in una logica di concentrazione di potere e di denaro nelle mani delle grosse imprese. Ho visto i danni che ciò ha comportato per la vita della collettività perché l'esclusione di persone anche molto qualificate ha portato in vari casi l'indigenza. Ma il danno non è solo per il passato o per il presente, ma anche per il futuro perché esse non avranno la possibilità di sperimentare e migliorare ed essere sollecitati a cercare nuove soluzioni e nuove tecniche. Ho visto l'ingresso dei 500 nuovi " schiavi", come si definiscono loro stessi,nel MIBACT e le loro speranze deluse. Ogni giorno mi scontro con la propaganda di settore, ma vedo bene, anche se solo in parte, ciò che accade dietro le quinte per esempio nel MIBACT completamente bloccato da riforme e controriforme, La pubblicità che non corrisponde affatto a ciò che succede realmente, come il miliardo di euro per la cultura tanto magnificato dal Presidente del Consiglio e dal suo ministro e come faccio sempre per qualsiasi cosa prima di parlare sono andata a verificare. E' facile . Basta andare sul nuovo sito del vecchio CIPE http://www.programmazioneeconomica.gov.it/ e poi andare a vedere a che punto è la delibera http://www.programmazioneeconomica.gov.it/2015/06/18/a-che-punto-e-la-d…. e poi a http://www.cipecomitato.it/it/ricerca_delibere.html Al momento non vi è nessuna delibera Per quanto riguarda Teramo so che è l'unica provincia abruzzese che non ha neppure una soprintendenza ( benché per quelle che valgono ormai.... ) L'Aquila ne ha tre, Chieti una e Pescara una. Mi dispiace vedere che la città che ha dato il nome all'Abruzzo sia messa e si faccia mettere così in disparte. Io vivo da oltre 30 anni lontano, ma ci torno ogni tanto e mi meraviglio soprattutto per i dossi e le rotonde create artificialmente. Vedo l'Ospedale Psichiatrico nel più desolato abbandono, apprendo dell'esistenza di un Polo museale ma non ho mai avuto occasione, sicuramente per colpa mia, di prendere parte a sue manifestazioni. Vedo il disinteresse del centro verso le frazioni, eppure ognuna di esse ha la sua storia. Beh mi fermo qui, ma credo che il mio pensiero sia chiaro.