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Il corrosivo: il senatore dimezzato, il consigliere rampante, il sindaco invisibile

di Elso Simone Serpentini
6 minuti

Traggo spunto da tre meravigliosi libri del periodo fantastico di Italo Calvino per individuare tre personaggi della politica teramana, che cercherò di caratterizzare nei rispettivi ruoli e nelle rispettive funzioni, ricorrendo anche io, sulla scia del maestro, al registro allegorico-simbolico.
Ecco, uno dopo l’altro, i miei personaggi:

Il senatore dimezzato.
Paolo Tancredi tale appare sempre di più dopo la morte del padre, un politico a metà, un senatore a metà, senza che si sappia se la metà restata sia la migliore o la peggiore. Certo è che, come un Sansone senza capelli, il nostro Paolo senza il padre Antonio appare come privo di forza. In politica la forza la danno i voti e a lui ne è restata poca, e va via svanendo a mano a mano che la rendita di posizione elettorale si va assottigliando. All’inizio appariva umile e modesto, consapevole di non brillare di luce propria, ma solo di luce riflessa, di essere una specie di satellite che gira attorno ad un pianeta, anzi un pianetino orbitante attorno ad un sole. Poi a mano a mano crebbe in potere e in arroganza, avviandosi dopo la morte del padre a fare la fine di Icaro. Le sue ali si sono sciolte non perché si è avvicinato troppo al sole, ma perché, rimasto solo, poteva ereditare tutto, ma non le capacità politiche. Don Abbondio diceva che uno il coraggio non se lo può dare da sé. Nemmeno la capacità politica uno se la può dare da sé. Accortosi che le sue ali si stavano sciogliendo, il senatore dimezzato ha creduto di poter reagire facendo la voce grossa - ma con i deboli, perché con i potenti ha continuato a scodinzolare – e mostrando la più grande arroganza. Poi ha zigzagato alquanto, nel tentativo di conservare un posto al sole, passando dalla magnificenza dei plebisciti elettorali paterni alla ascosa militanza in un partito dell’uno per cento, però rigorosamente governativo,per dimostrare che alcuni politici non sanno vivere all’opposizione, ma solo dove si respira l‘aria del potere, sia pure di seconda mano.
Il consigliere rampante.
Paolo Gatti ha cominciato a “rampare” che era ancora un ragazzino, ma già pieno di ambizioni. Ambiva a tutto e ha continuato ad ambire a tutto. C’è stato effettivamente un momento, un lungo momento, in cui ha dato l’impressione di poter fare di tutto e di poter raggiungere qualsiasi traguardo. Come un calciatore che già da giovane promessa, da “enfant prodige”, rivela enormi doti - tanto da poter eccellentemente giocare in qualsiasi ruolo: attaccante, centrocampista, difensore, e perfino portiere – Paolino il micino dava l’impressione di poter fare di tutto, il consigliere regionale – qual’era – il governatore regionale, il sindaco di Teramo, il deputato, il sottosegretario, il ministro... Rampando rampando ha finito con il consumarsi gli artigli e, oggi come oggi, credo che i traguardi che può sperare di raggiungere siano diminuiti di gran numero. E’ come uno spettatore che, arrivato al cinema, trova tutti i posti occupati e, o si accontenta di vedere il film in piedi o esce dal locale e rinuncia a vederlo. D’altro canto si è rivelato la più grande delusione della politica teramana dell’ultimo decennio. Quando ha mandato i suoi ad occupare posti di potere, ha scelto male, tanto che nessuno dei suoi micini ha brillato. Poi ha cominciato a scalciare, dapprima come un cavallo di razza,poi come un mulo e alla fine come un asino. Tornando alla metafora calcistica, si è comportato come un giocatore che a sedici anni mostra doti eccezionali, ma a trenta anni e passa mostra di saper fare solo quello che sapeva fare già a sedici anni, senza essere migliorato in nulla e senza aver imparato a giocare meglio. Quando organizza meeting, riempie ancora le sale, ma come potrebbe fare un qualsiasi artista di strada che gonfia i palloncini davanti a un nugolo di ragazzi estasiati.
Il sindaco inesistente.
Maurizio Brucchi ogni giorno di più tenta di dimostrare di essere, come sindaco, un’entità astratta, un ectoplasma. Qualcuno comincia a dire che in realtà non esiste. Lo annunciano in posti dove poi non compare, gli lasciano sedie libere che poi lui non occupa e al suo posto spesso manda o nessuno – nemmeno il “sindachetto” al quale delega molto, forse troppo – o qualche sbiadita figura in sua vece. Il “sindaco o chi ne fa le veci” Brucchi lesina le sue presenze, dicendosi sempre impegnato a fare altro. Ha sempre un “alibi”, cioè “un altrove” nel quale si dice che stia, salvo poi ad accertare che non sta nemmeno lì. A volte, compare di persona nella televisione amica, ai cui microfoni e davanti alle cui telecamere dispensa il suo verbo, spesso rimbeccato dai telespettatori, che non sopportano più le sue sparate. Una volta in tv stappava bottiglie – quando vinceva. Adesso molti si augurano di vederlo mentre rimette i tappi nelle bottiglie – magari perdendo. Ma non vincerà e non perderà più. Perché in politica lui, così come quando dice di fare il sindaco – e non il senologo – è inesistente.

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Commenti

L'arte del padre è mezza imparata. Questa capacità trasmessa non può essere conservata dall'arroganza, ma arricchita dalle capacità. Il titolo del brano che ha scritto Professore, non ci lascia sperare in un senatore prodigio.
Paolo Gatti " si è rivelato la più grande delusione della politica teramana dell’ultimo decennio”. Professò, ma che ti aspettavi, un nuovo De Gasperi? E su su, non si cava il sangue dalle rape. Sugli altri due, Tancredi verrà ricordato unicamente per il fulgido "elogio della raccomandazione” e per la famosa frase "faccio il parlamentare finché mi conviene” (alla trasmissione Le Iene?”); quell'altro per aver staccato la spina ad una città cerebralmente deceduta già da un pezzo...
Sul primo e sull'ultimo concordo con lei Professore. Mi sento di contraddirla per il "micio" come lei lo chiama. E' vero e' un gatto della politica e lei mi insegna che come tutti i gatti, prima raspano, poi da buon sornione, si riposano per tornare non a raspare a graffiare. Vedrà caro professore cosa ci riserva il " gattino" teramano e penso che le sorprese sian vicine, molto vicine.