A breve Teramo avrà un museo dedicato al gatto.
Dicono che ne esistono solo in Olanda e in Indonesia.
La nostra è diventata una città davvero originale: presto avremo il corso principale pavimentato con pietre provenienti dalla Cina!
E poi dicono che Teramo viva nell’isolamento!
E’ invece aperta a tutto!
A tal punto che anche noi teramani non siamo più in grado di capire chi siamo, da dove veniamo e dove andremo.
Ma importa?
Io non so a quanti importa. Io confesso di sentirmi a disagio. E francamente non mi riconosco più in questa città ( o paesone ).
Qualche tempo fa discutendo con alcuni amici ci si lagnava del fatto che stiamo perdendo la nostra identità.
Ma l’abbiamo già persa. Basta guardarsi attorno.
Cosa resta della nostra tradizione, della storia, della cultura della città di Teramo? Abbiamo spezzato il filo con il passato. E’difficile che i giovanissimi possano capirmi, ma credo che i loro genitori ricorderanno di questa città, provinciale, ma garbata, piacevole e ordinata. Era una città che consentiva una vita a misura d’uomo e permetteva di assaporarne quotidianamente consuetudini mai sparite, dove era un evento l’apertura di un bel negozio, dove si percepiva nettamente la benevolenza nei rapporti, la schiettezza, il garbo e la semplicità dei suoi abitanti, talmente innamorati della loro città da gioire alla vista del restauro della facciata di un palazzo degradato.
Una città che fin quando ha potuto è restata ancestralmente legata alle sue tradizioni, ai suoi gusti, alla sua genuinità, alla sua grande tradizione culinaria. Quella era Teramo ed era amata dai teramani così com’era. E ricordo da ragazzo che quando avevamo ospiti a casa era un piacere ascoltarli esaltando le qualità cittadine, l’arte, la storia, la cucina, l’acqua del Ruzzo ( quello di allora ).
Insomma, per tutti suoi visitatori Teramo era una città da abitare.
Abbiamo deciso che Teramo dovrà essere identificata e ricordata come la “Città di Crocetti”, visto che in ogni suo angolo è stata collocata una scultura del prestigioso scultore giuliese?
Basta saperlo. O forse sarà identificata con la città dei felini. E’ probabile. Beh.. in tal caso possiamo affermare di avere toccato il fondo.
Sono amico degli animali anche se il gatto non è il mio preferito. Ma non avrei mai potuto immaginare che Casa Urbani, uno degli edifici più antichi della città, dove ci siamo battuti per anni per farla restaurare e dove io avevo proposto che quell’autentico scrigno di storia potesse ospitare i più preziosi gioielli di arte sacra della diocesi teramana, potesse un giorno divenire un “Museo del Gatto”.
E pensare che qualche anno fa l’Amministrazione comunale non ha accettato la donazione di una prestigiosa collezione di 200 opere in ceramica di Aligi Sassu da collocare nei locali espositivi annessi all’Antica Cattedrale.
La collezione è stata poi donata al Museo di Castelli. Mi fermo qui con tristezza.
Ma ci torneremo. Sarebbe interessante sapere se qualcuno dei partecipanti agli Stati generali della Cultura ancora in corso, abbia proposto, tra i progetti presentati per migliorare la cultura teramana, anche quello della istituzione di un “Museo del Cane”. Questo sì che darebbe un senso al “Museo del Gatto” e forse, in alternativa alla “Città di Crocetti”, Teramo potrebbe essere identificata come la “Città dei quadrupedi”. Ecco questo sarebbe un bel dilemma !
Commenta
Commenti