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Referendum: Il NO verso una vittoria schiacciante. Quasi 30 punti percentuale...

di Giancarlo Falconi
9 minuti
Il Referendum Costituzionale e i sondaggi del centro destra, movimento cinque stelle e del centro sinistra.
Il no sfiorerebbe il 70%.
Tre  punti di differenza tra i rilevamenti statistici tra le ragioni del no e le ragioni del si.

Abbiamo scelto cinque ragioni di sintesi per il no dal libro di Marco Travaglio Perchè no e il manifesto dei costituzionalisti per il si.

Le ragioni del Si.   1. Viene superato l’anacronistico bicameralismo paritario indifferenziato, con la previsione di un rapporto fiduciario esclusivo fra Camera dei deputati e Governo. Pregio principale della riforma, il nuovo Senato delinea un modello di rappresentanza al centro delle istituzioni locali. E’ l’unica ragione che oggi possa giustificare la presenza di due Camere. Ed è una soluzione coerente col ridisegno dei rapporti fra Stato-Regioni. Ne trarrà vantaggio sia il rapporto fiduciario fra Governo e Parlamento, che rimane in capo alla sola Camera dei deputati, superando così i problemi derivanti da sistemi elettorali diversi, sia l’iter di approvazione delle leggi. 2. I procedimenti legislativi vengono articolati in due modelli principali, a seconda che si tratti di revisione costituzionale o di leggi di attuazione dei congegni di raccordo fra Stato e autonomie, dove Camera e Senato approvano i testi su basi paritarie, mentre si prevede in generale una prevalenza della Camera politica, permettendo al Senato la possibilità di richiamare tutte le leggi, impedendo eventuali colpi di mano della maggioranza, ma lasciando comunque alla Camera l’ultima parola. La questione della complicazione del procedimento legislativo non va sopravvalutata, poiché non appare diversa la situazione di tutti gli Stati composti: in ogni caso, e di nuovo in continuità con le esperienze comparate, la riforma prevede la prevalenza della Camera politica. 3. La riforma del Titolo V della Costituzione ridefinisce i rapporti fra lo Stato e Regioni nel solco della giurisprudenza costituzionale successiva alla riforma del 2001, con conseguente incremento delle materie di competenza statale. Nello stesso tempo la riforma tipizza materie proprie di competenza regionale, cui corrispondono in gran parte leggi statali limitate alla fissazione di “disposizioni generali e comuni”. Per la prima volta, non si assiste ad un aumento dei poteri del sistema regionale e locale, bensì ad una loro razionalizzazione e riconduzione a dinamiche di governo complessive del paese. La soppressione della legislazione concorrente serve a razionalizzare in un’ottica duale il riparto delle materie e comporta di per sé una riallocazione naturale allo stato o alle regioni della competenza a disciplinare, rispettivamente, i principi fondamentali e le norme di dettaglio che già spettava ad ognuno di essi. Inoltre, l’impianto autonomistico delineato dall’art. 5 della Costituzione non viene messo in discussione perché la riforma pone le premesse per un regionalismo collaborativo più maturo, di cui la Camera delle autonomie territoriali costituirà un tassello essenziale. Con la riforma, peraltro, non viene meno il principio di sussidiarietà e dunque la dimensione di una amministrazione più vicina al cittadino rimarrà uno dei principi ispiratori della Costituzione. 4. I poteri normativi del governo vengono riequilibrati, con una serie di più stringenti limiti alla decretazione d’urgenza introdotti direttamente nell’articolo 77 della Costituzione, per evitare l’impiego elevato che si è registrato nel corso degli ultimi anni e la garanzia, al contempo, di avere una risposta parlamentare in tempi certi alle principali iniziative governative tramite il riconoscimento di una corsia preferenziale e la fissazione di un periodo massimo di settanta giorni entro cui il procedimento deve concludersi. 5. Il sistema delle garanzie viene significativamente potenziato: il rilancio degli istituti di democrazia diretta, con l’iniziativa popolare delle leggi e il referendum abrogativo rafforzati, con l’introduzione di quello propositivo e d’indirizzo per la prima volta in Costituzione; il ricorso diretto alla Corte sulla legge elettorale, strumento che potrà essere utilizzato anche sulla nuova legge elettorale appena approvata; un quorum più alto per eleggere il Presidente della Repubblica. Del resto i contrappesi al binomio maggioranza-governo sono forti e solidi nel nostro paese: dal ruolo della magistratura, a quelli parimenti incisivi della Corte costituzionale e del capo dello Stato, a un mondo associativo attivo e dinamico, a un’informazione pluralista.                                                                                                                                                                                                                         Le ragioni del NO. 

1. Il nuovo Parlamento sarà formato da membri in gran parte non eletti dai cittadini, ma nominati dalla casta (i 2/3 dei deputati, col meccanismo dei capilista bloccati; e tutti i senatori scelti dai Consigli regionali e dal capo dello Stato).
2. Alla Camera si prevede un abnorme premio di maggioranza al partito più votato. Anche se rappresenta il 25% dei votanti, si accaparra il 54% dei seggi. Premio non di maggioranza, ma di minoranza…
3. Alla Camera ogni capolista bloccato potrà candidarsi in 10 circoscrizioni come specchietto per le allodole, ben sapendo che verrà eletto automaticamente in tutte e 10 senza prendere un voto… Poi sceglierà una circoscrizione per sé e ingannerà gli elettori delle altre 9, dove al suo posto uscirà il candidato più votato della lista. Così sarà lui, col gioco delle rinunce, a decidere chi far eleggere e chi sacrificare, a seconda del livello di fedeltà al capo partito.
4. Il premier avrà uno strapotere incontrastato e incontrastabile: come “capo” del primo partito, sarà di fatto eletto dal popolo (all’insaputa del popolo). E diventerà il padrone assoluto del governo e del Parlamento. Potrà scegliersi il presidente della Repubblica, ma anche i membri della Consulta e del Csm di nomina parlamentare, i componenti delle Autorità “indipendenti”, l’amministratore delegato e il Cda della Rai. E cambiare la Costituzione a suo piacimento ogni volta che vorrà. Un premierato assoluto…
5. La “riforma” regala l’immunità parlamentare a 100 fra sindaci (21), consiglieri regionali (74) e rappresentanti del Quirinale (5) che, non essendo stati eletti per fare i senatori o non essendo proprio stati eletti tout court, non hanno diritto a un simile privilegio… Il che fa prevedere che si candideranno a Palazzo Madama i primi cittadini e i consiglieri con la coscienza sporca oppure già inquisiti che rischiano arresti, intercettazioni e perquisizioni e aspirano allo scudo per mettersi al riparo.

Gli ultimi sondaggi nazionali effettuati con il limite soglia di 15 giorni hanno visto l'esponenziale aumento delle ragioni del no.
In 3 rilevamenti il No è passato dal 56% al 62%, fino a un clamoroso 67%.
Lo scarto tra i due comitati è solo di tre punti percentuali.
64% stazionario  per le speranze del si, 67% in salita per il no.
In questo momento il Movimento Cinque Stelle rappresenterebbe il Primo Partto In Italia. confermato anche dall'articolo di Alessandro Guerra pubblicato il 5 Luglio sul sito di Blogo.
Anche questo dato, dopo il Tour spettacolare del trio Di Battista, De Maio e Grillo, risulta essere in aumento.

L'errore di Renzi?
Aver legato il suo ruolo di Presidente, in forte calo di gradimento, al referendum Costituzionale. Il PD? Si presenterà al voto diviso. Il 5 settembre D'Alema riunirà i dissidenti del no.

Nel frattempo Merola,sindaco di Bologna, Speranza e Gotor, tornano a chiedere il ritiro dell'Italicum.
Tutto il resto è un voto oramai scontato e con numeri che potrebbero risultare politicamente mortificanti. 
 

 

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Commenti

Tranquilli.....ad ottobre con la manovra di stabilità il Renzo comprerà il voto degli italiani....siamo un popolo in vendita....
Che c'entra con il referendum quanto esposto nei primi 4 punti delle "ragioni del no"?. Non vi pare che essi riguardano solo la legge elettorale, cioè l'Ialicum? Per quanto riguarda il V punto, non pensate che sono comunque gli eletori a scegliere questi presunti malfattori?
Non scherziamo
Speriamo... Poi tutti dicono che hanno votato no e vince il sì... Incrocio le dita perché sia la volta buona che la gente capisca cosa c'è dietro le parole di 'sta gente
Mi sembra che nell'articolo si faccia un po' di mix/confusione con la legge elettorale....cose che non vanno confuse visto che il cambio di costituzione è una cosa, il cambio di legge elettorale tutt'altra.
Per principio io voto sempre il contrario di quello che dice il PD almeno così sono sicuro di fare la cosa giusta.
Un paese immobile stanco ma pieno di filosofi perfezionisti teorici delle materia in costante e continuo miglioramento su come si può e si deve cambiare. Intanto per non sbagliare stiamo fermi

 Non è proprio così.....L'Italicum è usato dai "politici" per ricattare sull'appoggio al referendum.

Giancà, purtroppo pochi lo hanno capito. Ma il partito ricattatore è uno e ben individuato.
Il pd rappresenta ormai i medesimi potentati e le medesime lobbi che stavano dietro al pdl. Pdl, non mi stancherò mai di ripeterlo, partito fondato da Marcello dell'utri (condannato per concorso esterno alla mafia), previti (condannato per corruzione), e berlusconi, condannato per evasione fiscale, prescritto una marea di volte, ex piduista, amico di mafiosi. Quello che scrivo è ampiamente verificabile visto anche che renzi fa le riforme con verdini, prende in considerazione berlusconi, e non si vergogna per niente. Il NO, a qualsiasi riforma costituzionale mi sembra scontato. La nostra costituzione è bellissima e perfetta, sono i partiti ed i politici degli ultimi 40 anni circa che non la interpretano come dovrebbero, e non possono! Se lo facessero, più del 90% di loro non potrebbe sedere in parlamento o ricoprire determinate cariche istituzionali. Non voglio fare pubblicità ai 5stelle, ma ad oggi solo loro sono tutti incensurati, solo loro non rappresentano il vecchio modo di fare politica, solo loro sono le vere facce pulite e nuove. E nessuno può dire il contrario. Non è questione di ideologia politica, ma dei rappresentanti delle varie ideologie, che sono collusi, marci, bruciati o addirittura colpevoli di aver fatto solo danni.
La riforma costituzionale è già un enorme pastrocchio. Il senato rimane con importanti funzioni, ma sarebbero sindaci e consiglieri regionali, nei ritagli di tempo, ad occuparsi dello stato. Chissà perchè nessun papabile ha protestato per l'eventuale sovraccarico di lavoro? Forse sanno che il loro compito sarebbe solo quello di ratificare decisioni già prese nei cda della politica dominante e dei gruppi economici di riferimento. La riforma costituzionale pastrocchio, abbinata all'altra porcata della riforma elettorale, crea i presupposti per un "legittimo" governo autoritario. Scindere le due riforme, impresentabili entrambe, non aiuta a comprendere la posta in gioco. Sull'esito del referendum preferisco i piedi di piombo, anche per scaramanzia. Formalmente le forze politiche si dichiarano in larga maggioranza per il no, più in funzione antirenzi che sui contenuti, ma alcune di esse sarebbero ben liete di poter godere nel prossimo futuro dei vantaggi offerti dalle controriforme renziane nella gestione privatistica dello stato.
vincerà il si del popolo pusillanime..tutti abbiamo.una piccola esigenza personale/privata/opportunistica. proprio tutti...
Concordo con Carlo Taraschi, queste riforme sono in cantiere da almeno venti anni e lì resteranno se vincerà il no ... poi non lamentiamoci ....
Caro signor taraschi, ha volte è quasi necessario stare fermi; nel caso specifico può far più danni una boschi e un madia qualsiasi che un semplice ignorante cittadino. Per intenderci alla teramana, come diceva quel tale appecorinato: in quella posizione è meglio star fermi altrimenti si fa il gioco dell'avversario.