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Quelle estati a "disturbare" Casa Pannella...

4 minuti

  É morto Marco Pannella. É morto Giacinto Pannella. Ed ecco che corrono alla memoria i ricordi della nostra infanzia e della nostra adolescenza. Questa é una lettera per te Marco, nostalgica e piena di ricordi del cuore che a te in qualche modo sono collegati. É una lettera a due mani, quella del mio Cugino Bruno Santacroce, (la c maiuscola di cugino non é un refuso di stampa) e la mia.
Bruno ancora risiede in via Pannella!
Io ho abitato sino all'adolescenza al civico 11. Nello stesso stabile abitavano anche i nostri nonni materni. Abbiamo avuto la fortuna di avere dei nonni che hanno vissuto a lungo, ma mai abbastanza per noi nipoti. I nonni sono coloro che ci lasciano per primi, ma sono coloro che ci lasciano l'imprinting piú forte, per la formazione del carattere, per le nostre future relazioni sociali e tanto altro. Senza nulla togliere ai  nostri genitori che per ovvie ragioni di lavoro erano spesso assenti, ma tranquilli e sereni sapendoci a casa assieme ai loro di genitori.

              Da Via Alberto Pepe, dovevo attraversarel'incrocio con Via Pannella al ritorno dalla scuola elementare San Berardo. Nessuna paura....c'era nonna Brillantina affacciata al balcone al quarto piano che mi dava il via ad attraversare. Pranzo ricco e caldo giá in tavola, la sua crema pasticcera strepitosa, riposino breve, compiti...eh giá....all'epoca i compiti si facevano da soli, bene e presto, perché ci aspettavano ore pomeridiane all'aperto, sotto i portici, con gli amici del quartiere. Con mio cugino Bruno, quasi coeatanei, (sono io la piú anziana Bruno...) avevamo una predilezione per la frequentazione assidua di "casa Pannella" dove risiedevano le zie di Marco Pannella.                Ed ecco Bruno: "Le estati dove il silenzio pomeridiano veniva interrotto dal rumore meccanico dei pattini e... il conseguente 'sclero' della povera signora Igea che non ne poteva più dei nostri schiamazzi!!!......noi che come delle scimmie salivamo sulle saracinesche della lavanderia 'Everest'.La nonna che si affacciava al balcone per ricordarmi la merenda 'pane e olio',la cosa più buona che ho assaggiato..le passeggiate notturne per la via per riprendersi dalla calura estiva...il ciliegio innevato.... Il sabato affollatissimo per gli esami per i neo patentati...e altri mille ricordi.......il giardino di casa Pannella dove ci intrufolavamo di nascosto per giocare ,con un'atmosfera piena di mistero..le signore Pannella  sempre eleganti con i capelli  bianchissimi, circondate da una marea di oggetti da cui 'trasudavano' ricordi.."                                 Sí Bruno hai proprio ragione, nonna non voleva che andassimo a distrurbare in quell'immenso giardino e a casa delle signore Pannella, ma non potevamo resistere, quel portone immenso e quella scalinata che non finiva mai, era tutto cosí grande, forse perché eravamo piccini noi. E quei capelli.....proprio come dici tu bianchissimi e raccolti in splendidi "tuppi"! Era ordinata, austera quella casa,  ne ricordo ancora l'odore quando entravo.... Chissà mi chiedo se la severitá che per prima rivolga a me stessa nella vita, non sia poi un condizionamento di quelle frequentazioni?..ad ogni modo ne vado fiera. Ti ricordi quando osservavamo le signore e le salutavamo dal finestrone della sala di nonna, quando non ci era concesso andare o scendere a giocare?   L'ultimo ricordo che ho io di Giacinto Pannella è il funerale della sua ultima zia vivente: "un abito di lino celeste e una camicia bianca, alto, altissimo, elegante". Il corteo funebre che partí dalla casa a cui eri sempre legato per arrivare alla chiesa del Sacro Cuore, circondato dalla Teramo di Via Pannella, donne vestite di scuro e con il velo sul capo e il tuo anziano padre accanto a te".  

In questo modo ci é piaciuto ricordare te assieme ai nostri ricordi del cuore.

 Bruno Santacroce e Monica Cipro

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