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Autonomia Differenziata. Il silenzio di Marco Marsilio. Firmerà la richiesta di un referendum abrogativo?

di Giancarlo Falconi
5 minuti

Era il 24 Maggio del 2024.
Il Documento del  Consiglio Episcopale Permanente farà storia come ha fatto storia l'approvazione dell'autonomia differenziata.
Dopo l'approvazione del Senato e una lunga maratona notturna alla Camera, è arrivato il secondo e definitivo sì al disegno di legge. L'Aula di Montecitorio ha licenziato il provvedimento con 172 sì, 99 voti contrari e un astenuto

Le dichiarazioni. "  "Non so se i minimi vantaggi elettorali che il centrodestra avrà al Nord, compenseranno la contrarietà e le preoccupazioni che gli elettori di centrodestra hanno al Sud. Questa norma andava maggiormente approfondita e la discussione doveva svolgersi in modo sereno: comprendo le ragioni dei deputati calabresi di Forza Italia - Francesco Cannizzaro, Giuseppe Mangialavori e Giovanni Arruzzolo - che hanno deciso di non votare questa legge. È stata una loro scelta, che ho condiviso. Temo che il centrodestra nazionale abbia commesso un errore, del quale presto se ne renderà conto". Lo ha detto Roberto Occhiuto, presidente della Calabria.

"No, non è un'Italia più giusta nè un'Italia più forte, è un'Italia a rischio". Lo ha detto il governatore della Campania, Vincenzo De Luca commentando le parole con cui la premier Giorgia Meloni ha definito il Paese dopo l'autonomia approvata questa notte. "Il Governo - ha detto De Luca - andava di corsa stanotte, loro come sapete soffrono di insonnia. Non sapevano che fare stanotte e hanno approvato questo decreto".

"Continuiamo a sostenere" che l'autonomia differenziata "non possa non avere come fattore di riequilibrio dei territori un intervento sulla riduzione dei divari infrastrutturali. Condividiamo inoltre le perplessità già espresse da alcuni esponenti di Forza Italia, come il governatore calabrese, Occhiuto, in ordine all'accelerazione che si è voluto imprimere al processo legislativo, quando si sarebbe potuto migliorare ulteriormente il provvedimento". Così, in una nota, il presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi".

Marco Marsilio, il Presidente della Regione Abruzzo?
Firmerà nei banchetti del Pd la richiesta di un referendum abrogativo? 
(“Il Pd, insieme alle altre opposizioni, ai movimenti e alla società civile, è pronto a raccogliere da subito le firme per un referendum contro lo Spacca Italia”,parole del capogruppo dem in Senato Francesco Boccia).
Finora solo silenzio. 


 





Il Documento Cei.

«Il Paese non crescerà se non insieme»[1]. Questa convinzione ha accompagnato, nel corso dei decenni, «il dovere e la volontà della Chiesa di essere presente e solidale in ogni parte d’Italia, per promuovere un autentico sviluppo di tutto il Paese»[2]. È un fondamentale principio di unità e corresponsabilità, che invita a ritrovare il senso autentico dello Stato, della casa comune, di un progetto condiviso per il futuro.
Sono parole molto attuali anche oggi, in cui si discutono le modalità di attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario, secondo quanto consentito dal dettato costituzionale. Ed è proprio la storia del Paese a dirci che non c’è sviluppo senza solidarietà, attenzione agli ultimi, valorizzazione delle differenze e corresponsabilità nella promozione del bene comune.
Ci dà particolare forza l’esperienza di sinodalità delle nostre Chiese, grazie alla quale stiamo crescendo nella capacità di “camminare insieme” come comunità cristiane e con i territori e la comunità civile del Paese.
In particolare, crediamo che la parola “insieme” sia la chiave per affrontare le sfide odierne e la via che conduce a un futuro possibile per tutti. Siamo convinti infatti – e la storia lo conferma – che il principio di sussidiarietà sia inseparabile da quello della solidarietà. Ogni volta che si scindono si impoverisce il tessuto sociale, o perché si promuovono singole realtà senza chiedere loro di impegnarsi per il bene comune, o perché si rischia di accentrare tutto a livello statale senza valorizzare le competenze dei singoli. Solidarietà e sussidiarietà devono camminare assieme altrimenti si crea un vuoto impossibile da colmare. Con Papa Francesco, ripetiamo che «la fraternità universale e l’amicizia sociale all’interno di ogni società sono due poli inseparabili e coessenziali. Separarli conduce a una deformazione e a una polarizzazione dannosa» (Fratelli tutti, 142).
Da sempre ci sta a cuore il benessere di ogni persona, delle comunità, dell’intero Paese, mentre ci preoccupa qualsiasi tentativo di accentuare gli squilibri già esistenti tra territori, tra aree metropolitane e interne, tra centri e periferie. In questo senso, il progetto di legge con cui vengono precisate le condizioni per l’attivazione dell’autonomia differenziata – prevista dall’articolo 116, terzo comma, della Costituzione – rischia di minare le basi di quel vincolo di solidarietà tra le diverse Regioni, che è presidio al principio di unità della Repubblica.
Tale rischio non può essere sottovalutato, in particolare alla luce delle disuguaglianze già esistenti, specialmente nel campo della tutela della salute, cui è dedicata larga parte delle risorse spettanti alle Regioni e che suscita apprensione in quanto inadeguato alle attese dei cittadini sia per i tempi sia per le modalità di erogazione dei servizi.
Gli sviluppi del sistema delle autonomie – la cui costruzione con Luigi Sturzo, nel secolo scorso, è stata uno dei principali contributi dei cattolici alla vita del Paese – non possono non tener conto dell’effettiva definizione dei livelli essenziali delle prestazioni relative ai diritti civili e sociali che devono essere garantiti in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale.
Di fronte a tutto questo, rivolgiamo un appello alle Istituzioni politiche affinché venga siglato un «patto sociale e culturale» (Evangelii gaudium, 239), perché si incrementino meccanismi di sviluppo, controllo e giustizia sociale per tutti e per ciascuno.

IL CONSIGLIO EPISCOPALE PERMANENTE
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

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Speriamo di sì. La peggiore legge per le regioni più arretrate.