La visione politica è un po’ come il coraggio manzoniano: o ce l’hai oppure non te la puoi dare. E’ la differenza che passa tra chi è abituato a coniugare i verbi con il suffisso “emo” (faremo, costruiremo, realizzeremo ecc.) oppure con l’illusione di una imminenza (stiamo progettando, stiamo realizzando ecc.) e chi ha idee fattibili e, soprattutto uniche.
Nella prima categoria, di politici, se ne contano a tonnellate e, in Abruzzo, non ne mancano affatto. Nella seconda sono mosche bianche. Soprattutto quando il tema sono opere o, ancor meglio, infrastrutture vitali per l’intero territorio. Tra queste ne eccelle una cruciale: L’aeroporto d’Abruzzo. Dato per finito fino a qualche anno fa, se non addirittura mese, quando Ita ha cancellato il volo per Milano Linate, ultimo baluardo per un collegamento veloce con la capitale economica della Nazione, si è deciso di prendere il toro per le corna e, partendo dal prolungamento (tutto ancora da realizzare) della pista promesso dal Presidente Marsilio, quest’ultimo è volato (è il caso di dirlo) in Irlanda per chiudere un accordo con Ryanair.
L’idea di vederlo come terzo aeroporto di Roma, dopo il Leonardo Da Vinci e Ciampino, non è tanto bislacca, anzi! Distanza, mezzi, collegamenti con la capitale, bene o male ci sono. sarebbe però uno scalo di passaggio. Parto da Parigi, atterro a Pescara, prendo un autobus e vado a Roma. Niente di particolare. Dov’è allora la genialata o, meglio, la visione?
L’ha data uno che in Abruzzo, piaccia o non piaccia, condivisibile o meno, le idee dimostra di averle e, buon per lui (o per noi) non sono mai banali. Stiamo parlando dell’onorevole, già senatore, già Presidente della Regione, già Sindaco di Pescara e già Presidente della Provincia di Pescara: Luciano D’Alfonso.
La scorsa settimana, all’indomani del viaggio di Marsilio nel Regno Unito, ha convocato una conferenza stampa e ha elencato sette punti sui quali costruire le fortune dello scalo abruzzese. Sono sette ma bastava fermarsi al primo per chiedersi: ma come ci ha pensato? D’Alfonso ha una decisa formazione e cultura cattolica. Nei suoi discorsi le citazioni religiose sono una cosa normale. Ha fatto conoscere agli abruzzesi San Giacomo della Marca di cui, in moltissimi, ne ignoravano l’esistenza. Al primo punto D’Alfonso mette (citiamo testualmente): “Nel 2033 cadrà il bimillenario della morte di Gesù Cristo e questo avvenimento porterà tantissimi pellegrini a Roma. Dobbiamo vendere il prodotto Abruzzo vista la ricchezza dei siti religiosi che abbiamo nella nostra regione”. Aldilà della piccola correzione che ci permettiamo di fare: più che il bimillenario della morte si ricorderebbe soprattutto la Risurrezione del Cristo (che notoriamente è morto e risorto a 33 anni) che ne certifica la Divinità e la nascita del Cristianesimo, possiamo affermare: a questa ricorrenza, siamo certi, non aveva pensato neppure Papa Francesco e non solo per i problemi di salute attuali, ma anche in precedenza. Il genio politico o la visione avveniristica si vede in queste occasioni. Alzi la mano chi ricordava che tra otto anni il cristianesimo festeggerà i duemila anni. E’ vero lo aveva fatto nel Natale del 2000 ma, per la chiesa cattolica, la Risurrezione di Gesù è molto più importante della sua nascita. Infatti il Natale è la festa più amata, la Pasqua è la più importante. Pensate soltanto ai siti religiosi in Abruzzo vicini allo scalo aeroportuale. Il Volto Santo di Manoppello, il Miracolo Eucaristico di Lanciano, il Santuario di San Gabriele dell’Addolorata, a Isola del Gran Sasso la Basilica di Collemaggio a L’Aquila con il corpo di Celestino V, la Perdonanza Celestiniana, la processione del Venerdì Santo a Chieti. Insomma, ben veicolati, i turisti prima di partire per la capitale o, addirittura, fermandosi in alcune tappe perchè sono tutte sul percorso, avranno la possibilità di visitare siti importanti. Che aggiungere? D’Alfonso ha fatto il primo passo, l’idea è geniale e allora perchè non sposarla. Bisogna però prepararsi, il 2033 è dietro l’angolo.
Alfredo Giovannozzi
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