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Acqua contaminata. La Procura decide per l'innocenza della Ruzzo Reti

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A maggio dell'anno scorso una donna di Casemolino di Castellalto era finita in ospedale dopo aver bevuto dell'acqua dal rubinetto di casa. Dopo 8 mesi di inchiesta la procura di Teramo ha chiesto l'archiviazione del presunto caso di adulterazione delle acque. Il pm Stefano Giovagnoni chiede al gip di archiviare il fascicolo aperto a carico dell'ex presidente della Ruzzo Reti, Antonio Forlini, e di Domenico Giambuzzi, storico direttore tecnico della Ruzzo Reti, oggi in pensione. Entrambi gli indagati nei rispettivi interrogatori avevano documentato come l'adulterazione delle acque non fosse stata causata dai lavori predisposti all'epoca dalla Ruzzo sulle condutture visto, tra l'altro, che quell'acqua sarebbe stata bevuta da centinaia di altre persone senza provocare alcun danno. Per altro la donna finita in ospedale aveva segnalato all'Arta di avere un impianto di autoclave che si era attivato al momento della sospensione idrica e che quindi l'acqua bevuta potesse non essere quella proveniente dalla rete. Nessuna colpa della Ruzzo, dunque. Ma un malfunzionamento dell'autoclave privata. Ed è su questo particolare che la Procura sembra aver fondato la sua richiesta d'archiviazione. A svolgere le indagini, su delega della procura, sono stati i carabinieri forestali e dalle analisi fatte all'epoca in autocontrollo non solo non era emerso alcun superamento dei parametri di sicurezza ma la Asl non aveva emesso alcuna ordinanza di limitazione dell'uso dell'acqua. La parola passa adesso al gip che dovrà decidere se archiviare il caso definitivamente o chiedere un supplemento di indagini alla procura.


 PAOLA PELUSO

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