Tutto deciso.
Unico problema come fare inghiottire la pillola amara ai cittadini teramani e alla sua politica.
L'Asl di Teramo sta combattendo con i denti serrati nonostante tutto e tutti.
Nonostante alcune delibere che gridano vendetta.
Il Manager Fagnano e il Direttore Amministrativo Di Giosia hanno proposto il nuovo super ospedale come panacea di tutti mali.
Il decreto Lorenzin tradotto in parole povere è stato sintetizzato in un unico ospedale di secondo livello per tutto l'Abruzzo.
Uno ogni 600 mila/ 1 milione di abitanti.
L'Abruzzo è abitato da 1 milione e trecentomila cittadini.
Le indicazioni giunte in questi giorni dai tavoli romani sono piuttosto chiare.
Due ospedali di secondo livello se l'Abruzzo dimostrerà di poter uscire dal commissariamento e chiudere immediatamente i punti nascita sotto soglia di legge.
Due ospedali di primo livello e un paio di presidi ospedalieri base.
Pescara-Chieti con sede e Pescara e Teramo-L'Aquila con sede a L'Aquila.
Teramo potrà fare tutti i salti mortali del caso ma conta veramente poco sui tavoli romani.
I due senatori e onorevoli del PD Ginoble e Tancredi, perchè anche Paolo Tancredi è alleato del Governo Renzi, riusciranno secondo voi a difendere lo strapuntino teramano?
Appunto.
Il piano è sul tavolo dell'assessore alla sanità Silvio Paolucci che conosce bene la nuova Geografia sanitaria ospedaliera.
Quando verrà condivisa con gli abruzzesi?
A giochi fatti?
Si ripeterà la storia dei punti nascita?
Non li chiuderemo poi li chiuderemo e ora?
Sfoglia la margherita.
Stanno per chiudere.
I nostri consiglieri regionali, Mariani, Pepe e Monticelli avranno la forza di opporsi al duopolio L'Aquila-Pescara?
Riusciranno a spiegare l'orografia del territorio teramano?
Le distanze, i pericoli, le strade, le stagioni, il freddo, la neve, la pioggia, il sole, l'altitudine, le curve dei chilometri aprutini?
La buona cura ospedaliera non è direttamente proporzionale alla professionalità dei medici e al tempo del soccorso?
Forse non in Italia e non in Abruzzo ma ci piacerebbe sapere di che morte dobbiamo non essere curati.
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