Buonasera Giancarlo, stamattina ho letto l’articolo de “ I due punti” ed ho trovato immediatamente una profonda stonatura tra quello che è il ruolo educativo istituzionale della scuola e quello che viene percepito oggigiorno da alcuni genitori. Sono un’insegnante, non conosco personalmente le colleghe di cui si parla nella lettera ,ne’ esercito la mia “missione” nel medesimo Istituto, ma quest’anno anche a me è capitato di dovere prendere la stessa decisione: non a cuor leggero! Vorrei rispondere a questo papà, senza scatenare una polemica sterile, ma cercando di riportare l’attenzione sul fulcro dell’argomento trattato, la festa del papà e il peso che assume nella vita di un bambino che può contare sulla serenità di una famiglia ancora unita( e le assicuro che sono veramente come mosche bianche) che si traduce nel fatto di dover rinunciare soltanto alla “rima” ripetuta a memoria o al lavoretto da portare in bella vista al proprio genitore, e il peso che assume nella vita di un bambino che ,nel caso migliore, ha perso il papà per morte ,nella vita del bambino che non lo vive tutti i giorni per separazioni pacifiche o meno, e per quello che non lo ha mai conosciuto o, se lo ha conosciuto, ne conserva un ricordo traumatico .
Vorrei ricordare a questo papà così premuroso che a volte i papà non muoiono, non fuggono o semplicemente non vanno più d’accordo con le mamme ,ma picchiano, violentano, fanno inorridire e diventano l’incubo più grande che un bambino possa ritrovare nei suoi sogni. E noi insegnanti a scuola accogliamo i bimbi con tutta la zavorra che portano nello “zaino”, spesso nel tentativo di lenire le loro ferite con uno sguardo amorevole e l’atteggiamento di cura di chi sa bene che, per quel bambino( anche uno solo) costituisce l’unico porto sicuro che ,insieme all’altro genitore presente, tenta di costruire.
Glielo chiedo ,soprattutto, alla luce del fatto che nella missiva da lei pubblicata ci si appella alla mancata inclusione di tutti gli altri bambini ,per includerne uno a cui, si aggiunge, si sarebbe potuto ovviare in altra modalità( mi piacerebbe capire anche quale ).
Chiedo inoltre a questo papà, se ha contezza della innata e incredibile capacità dei bambini di provare empatia per un loro compagno meno fortunato senza neanche pretendere di sapere chi sia, che tutte le decisioni prese a scuola avvengono in modo condiviso, non solo con le colleghe di team ma anche con gli alunni stessi, che i piccoli sono in grado di comprendere con mente critica e cuore intelligente ciò che noi adulti, ingabbiati in sovrastrutture sociali,religiose,culturali,non riusciamo a inglobare nella nostra sfera di comprensione ? Un’ ultima domanda mi sorge spontanea: il patto di corresponsabilità educativa tra scuola e famiglia- che ogni genitore sottoscrive all’atto dell’iscrizione- prevede una condivisione di responsabilità tra famiglia e scuola che si palesa da una parte ( a casa) con l’attribuire un valore importante e una piena fiducia verso le decisioni assunte dalle insegnanti e una fattiva condivisione di intenti e dall’altra ( a scuola) una presa in carico del bambino come persona unica e irripetibile,sistema integrato di mente e cuore,cognizione ed emozione , corpo ,testa e anima; come si può non condividere questa nobile scelta visto che può servire anche come occasione per vivere questi momenti di festa nell’intima atmosfera domestica e nel privato delle personali dinamiche familiari che regolano il vissuto di ciascuno?
Ci si preoccupa di un appiattimento sociale in nome della scomparsa di valori tramandati da feste e ricorrenze e di una pseudo conservazione di principi etici e morali che ,tuttavia,legittima che “uno” non valga la pena rispetto a “tanti” e che il dolore è il turbamento di uno non valga il compiacimento di tanti. Il vero problema,caro Giancarlo, e lo dico in primis a me stessa ,come madre,e’ che noi genitori di oggi spesso non siamo più degni del nostro ruolo, perché lo abbiamo proprio abdicato alla scuola nel momento in cui pretendiamo che questa ottemperi a richieste sempre più onerose e dispendiose di energie e tempo che vengono sottratte al compito primario,pedagogico e didattico, a favore di quello esclusivamente educativo , che dovrebbe attenere alla famiglia.
Lo testimoniano e lo confermano lettere e articoli che,anche sulle cronache nazionali , fanno brutta mostra di una cellula sociale,la famiglia,che non è in grado di assolvere al proprio compito per antonomasia ,educare, ma che è sempre pronta a “denunciare” la scuola per mancanze che spesso assumono le sembianze di “cioccolatini” negati ad addolcire la vita dei pargoli e a rendere più leggero il ménage quotidiano di padri e madri in tutt’altre faccende affaccendati.
Al di là della mia riflessione ,personale, e delle constatazioni che, ahimè ,mi trovo ogni giorno a fare come insegnante ed educatrice , aggiungo che le scuole, nell’esercizio della loro autonomia possono operare delle scelte coerenti con il proprio progetto educativo, purché ispirate ai principi della Costituzione e dei piani dell’offerta formativa conformi agli ordinamenti e alle disposizioni vigenti, rispetto ai quali “spetta a ciascun insegnante definire le attività educative e didattiche per la propria sezione o classe”.
Per altro,non esiste alcun obbligo ,da parte dei docenti, di realizzare attività specifiche riferite a ricorrenze religiose o civili e quindi non esiste alcuna anomalia nella scelta delle colleghe ,a cui va la mia totale comprensione e stima. Una insegnante

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Squallido nichilismo...
Cara insegnante, il problema non è quello che ha esplicitato lei (se così fosse sarebbe ammissibile), ma ben altro, e lei sa a cosa mi riferisco...
Troppe feste, nessuno impedisce di festeggiare in famiglia il proprio papà, a scuola chi non ha il papà che fa??
Se lo scopo è l'inclusione, basterebbe chiamarla "festa del papà o della persona a cui voglio bene " e ogni bambino sarebbe felice di dedicare il proprio pensiero a qualcuno. I bambini 'sfortunati' o 'traumatizzati, più degli altri, hanno bisogno di feste.. momenti da recuperare, occasioni da creare, vita da ricostruire con occhi nuovi... questo è compito degli adulti. Includere, aggiungere un momento felice.. non eliminare.
Considerazione dell'insegnante perfetta. Caro Ci la festa del papà o alla persona a cui si vuol bene diverrebbe solo festa della persona a cui si vuol bene. Che ci azzeccherebbe con la festa del papà. E poi ci sono mille modi per festeggiare e far tornare il sorriso a bambini meno fortunati che, glielo garantisco, il solo stare insieme ad altri mobili li rende felici. È proprio vero troppo spesso condanniamo gli educatori scolastici per nascondere i nostri fallimenti familiari.