L'Area Marina Protetta del Cerrano si ponga a capo di un gruppo di enti e organizzazioni per promuovere un ricorso al TAR contro la sciagurata decisione della Regione Abruzzo di permettere lo scarico a mare di quasi 350.000 mc di fanghi di dragaggio del porto di Ortona. (foto ilgerme.it)
La Stazione Ornitologica Abruzzese aveva lanciato l'allarme su questo progetto al suo deposito in Regione e, assieme a diversi altre associazioni ed enti, aveva depositato puntuali osservazioni sull'intervento in Comitato VIA. Purtroppo nessuno, neanche l'Area Marina Protetta ci ha avvisato della successiva conferenza dei Servizi presso la regione per l'individuazione dell'area di immersione, altrimenti avremmo partecipato anche a quella per cercare di opporci anche in quella sede.
Tra le criticità, oltre alla questione della mancanza della Valutazione di Incidenza per gli effetti sul Sito di Interesse Comunitario del Cerrano, anche il fatto che gli stessi proponenti hanno rilevato che nell'area di immersione la qualità ambientale già ora non è conforme agli obiettivi di qualità ambientale imposti dall'Unione Europea per il mare. Ovviamente in una condizione di stress ambientale preesistente, magari determinata proprio da interventi insostenibili fatti nel passato (nell'area sono stati immersi materiali a metà degli anni 2000; i 72.000 mc citati per il Porto di Pescara del 2011-2012 furono bloccati dai carabinieri dei NOE) non si devono aggiungere altre forme di pressione. Consideriamo quasi esilarante il tentativo del Comune di Ortona di replicare sostenendo addirittura che l'immersione in mare migliorerebbe la condizione di quel punto. Chissà perché, allora, le Convenzioni internazionali firmate da decine di paesi sostengono che l'immersione in mare dovrebbe essere evitata e considerata come la soluzione da adottare solo in casi estremi proprio per gli effetti negativi sull'ecosistema marino!
Per quanto a nostra conoscenza, avendo cercato nei siti ufficiali delle varie regioni italiane, questo progetto di immersione è tra i più rilevanti in Italia, addirittura forse il più imponente in termini di quantità di materiale da gettare in mare. Questo fa comprendere come si sia scelta in Abruzzo la solita scorciatoia pensando al mare come ad una discarica invece di cercare di utilizzare in altro modo più sostenibile i sedimenti dragati.
In ogni caso, il Comitato VIA della Regione non ha proprio contro-dedotto in alcun modo e in forma autonoma queste osservazioni sulla condizione dell'area di immersione. Ricordiamo che le norme e una granitica giurisprudenza dicono che in ogni caso bisogna contro-dedurre le osservazioni, anche in via sintetica. Sulle indicazioni della SOA il comitato VIA non ha detto nulla, neanche indirettamente riprendendo quelle del Comune di Ortona (come invece ha cercato di fare per quanto riguarda la mancanza della Valutazione di Incidenza).
Ci sono poi anche altre questioni che a noi paiono singolari. In particolare due prescrizioni, quella di evitare l'immersione in presenza di moto ondoso e correnti "di rilevante entità e diretti verso il SIC" del Cerrano e quella di "ridurre al massimo l'intorbidimento delle acque marine".
Intanto queste due prescrizioni ammettono gli effetti negativi che si hanno sul mare. Quando ci sarà forte corrente verso la costa di Montesilvano, ad esempio, si potrà quindi continuare a buttare fanghi in mare con il rischio di far ricadere i materiali fangosi fuori dal sito prescelto per l'immersione e addirittura potenzialmente fin sulle spiagge, in una condizione totalmente diversa del substrato per granulometria. I sedimenti durante le operazioni possono infatti viaggiare in sospensione nella colonna d'acqua per molti chilometri.
Poi la loro totale incertezza come definizione. Cosa vuol dire esattamente "rilevante entità"? Oppure "ridurre al massimo"? Non è corretto a nostro avviso aver rimandato queste valutazioni ad eventuali indicazioni successive dell'ARTA perché l'organo tecnico che è chiamato a valutare il progetto è il Comitato Valutazione di Impatto Ambientale e non l'agenzia. Anche su questi aspetti tecnici ci doveva essere la possibilità di contraddittorio che in questo modo viene evitata.
Precisiamo, perché c'è un po' di confusione, che il problema con questi fanghi non deriva dalla composizione chimica, visto che risulterebbero puliti rispetto a contaminanti, ma dall'impatto di tipo fisico e meccanico, soprattutto per la torbidità, per la copertura di vaste aree di substrato e per l'eventuale granulometria differente dei sedimenti qualora escano durante l'immersione grazie alle correnti e al moto ondoso dal sito prescelto.
Facciamo un esempio: se uno butta 350.000 mc di terra buona su una prateria, quella vegetazione soffrirà o addirittura morirà solo perché viene ricoperta impedendo tutti i normali processi ecologici per diverso tempo.
Ci sono poi altri aspetti procedurali da contestare per cui riteniamo che si debba ingaggiare un conflitto in ogni sede della Giustizia amministrativa, dal TAR al Consiglio di Stato, per evitare questo intervento. Auspichiamo che l'Area Marina Protetta sia in prima fila.
STAZIONE ORNITOLOGICA ABRUZZESE ONLUS
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Cosa pensa di questa situazione Monticelli? Che vergogna!