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La mia telefonata con il sen. D'Alfonso. Le dichiarazioni del direttore Asl Maurizio Di Giosia...

di Giancarlo Falconi
3 minuti

Il senatore Luciano D’Alfonso ha diramato il 28 febbraio 2024 ai direttori generali delle ASL abruzzesi una nota che critica, considerandoli alla stregua di una passerella elettorale, eventi istituzionali programmati (che non riguardano l’azienda della quale ho la direzione strategica) per il fatto che è prevista la partecipazione di candidati di centrodestra alle imminenti elezioni regionali. Sono stato destinatario il giorno dopo la diffusione della missiva di una telefonata, della durata di poche decine di secondi, dal senatore D’Alfonso diffusa – in circostanze che potrà chiarire l’Autorità inquirente, ove si profilino fatti di reato – ad un numero notevolissimo di persone, pur dovendo rimanere riservata come si conviene per qualsiasi corrispondenza.

A tutela della mia reputazione, sento la necessità di chiarire che la telefonata, come accade per ogni breve conversazione, si è svolta attraverso una sorta di sovrapposizione di registri e di contenuti comunicativi: dal canto mio ho voluto tranquillizzare subito il senatore, proclamatosi nella lettera custode della legalità, che non avrei assunto (come ritengo non abbiano assunto i miei colleghi) alcuna iniziativa irrispettosa della legge o dal vago sentore di partecipazione all’agone politico. Il direttore generale delle ASL è di nomina politica, ma – una volta nominato – è autonomo e indipendente, anche quale interprete di linee programmatiche provenienti dall’assessorato alla sanità.

Rivendico non solo la mia totale autonomia, ma anche la circostanza che mai nessuno ha esercitato in nessuna forma pressioni a mio carico o formulato richieste dirette ad invadere la mia sfera di attribuzioni.

Le mie dichiarazioni telefoniche, nell’intreccio fitto di un dialogo durato pochi attimi, si sono rivelate però incongruenti rispetto al nucleo del messaggio, ordito con una tecnica allusiva. Dopo avermi esortato a “distinguermi” - il senatoreD’Alfonso ha aggiunto: “io voglio salvare Maurizio Di Giosia mi raccomando… non possiamo ricominciare da capo io voglio salvaguardare la tua autonomia “. Mi è parsa poco consona rispetto all’etica legalitaria che ispira la lettera del 28 febbraio, la esortazione (“mi raccomando”, ripetuta più volte, sprovvista di oggetto). Il senatore D’Alfonso, che non riveste alcuna funzione nella politica regionale della sanità, ha espresso una volontà salvifica (io voglio salvare Maurizio Di Giosia, non possiamo ricominciare da capo, io voglio salvaguardare la tua autonomia) che nell’apparente ambivalenza devo ritenere teso alla prospettazione di futura conferma nella mia funzione anche nel caso di modifica del colore della regione all’esito della consultazione elettorale, avuto riguardo alla stretta connessione con l’espressione “mi raccomando” ripetuta, senza complemento oggetto, nella conversazione per ben cinque volte.

Le modalità con le quali ho esercitato da circa quattro anni il mio ministero, parlano chiaro circa l’impossibilità di essere sottoposto a lusinghe o condizionamenti di sorta, nella riaffermazione della mia piena autonomia e indipendenza, vivificate dalla consapevolezza di agire in un ruolo tecnico a tutela della collettività.

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