Prima di scrivere del partito democratico della provincia di Teramo, che ieri ha ospitato il neo segretario regionale, ho cercato su google il nome dell'ultimo nominato e non eletto del vertice pd abruzzese.
Si dovrebbe chiamare Michele Fina ed è un Dalfonsiano ( inconsapevole) verace.
La riunione di ieri sera, composta dal Pd maggioritario, cioè quello che ha vinto l'ultimo congresso con Minosse segretario, grande assente per responsabilità da consiglio comunale di Cortino e la parte minoritaria, composta dal pd in consiglio comunale di Teramo, mancavano solo Ciapanna e Di Dalmazio ( battuta simpatica per via delle alleanze provinciali), vari ed eventuali, mentre la neo presidente regionale ( fu già) ai peperoni verdi fritti che si ripropongono, Manola Di Pasquale, che è notoriamente un'ottima cuoca di virtù, ha presentato un personale documento politico, non è ancora terminata.
Il monumento al cambiamento.
Ironia dei cicli e ricicli politici.
Il Ruzzo in primo piano ed è un vero peccato che in questo processo da salotto non fosse stato chiamato come mentore e testimone di Manola, il buon Giacomino Di Pietro e poi a salire, Marco Verticelli, allora assessore regionale di riferimento da Teramo al Montenegro.
Bibliografi da lotte intestinali.
Il quadro sarebbe stato completo.
L'utilità di questa riunione?
Il nominato, dalfonsiano e non vincitore di congresso, Michele Fina, chiederà a Gabriele Minosse, segretario eletto e vincitore di congresso, le dimissioni.
Come risponderà Minosse?
Accetterebbe un reggente fino al congresso o si dimetterà insieme alla maggioranza del partito democratico di Teramo.
Immaginate la scena.
No, vi prego, l'immaginazione al potere, aveva un altro lignaggio.
I nuovi mostri.
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