Continua Teramondo. La rubricha dove i teramani che lavorano nei posti più diversi del mondo si raccontano.
San Francisco,
24 Aprile 2013
“Senti, sei mesi non sono tanti... E non è che tutti si guastino... Bisogna avere un po' di fiducia, sai, nella gente”.
Cosi’ Woody Allen chiude il suo film Manhattan e cosi che ho scelto di iniziare questa mia storia.
Proprio sei mesi fa sono partito per la California accettando un lavoro nella divisione americana di una grande azienda italiana. Tante aspettative e qualche timore, ma pochi dubbi che fosse la scelta giusta.
La mia storia, come quella degli altri ragazzi che si raccontano in questa rubrica, inizia al Liceo Scientifico di Teramo.
A 18 anni mi trovai a scegliere la giusta universita’ e nella mia mente balenavano due idee contrapposte: Scienze Politiche (e poi scuola di giornalismo) o Economia.
A spuntarla fu quest’ultima, persuaso dal fatto che purtroppo “carmina non dant panem” (Le poesie non danno pane,nda).
Fino a quel momento la mia vita teramana era fatta di serate con gli amici di sempre, di pomeriggi tra allenamenti e domeniche passate a sgolarsi sulle gradinate del vecchio comunale o dell’amato Palascapriano.
La mia scelta cade su Roma: citta’ affascinante, caotica, piena di opportunita’ e di problemi, un monumento a cielo aperto che non conosce mezze misure nel bene e nel male. Alla LUISS ho vissuto 4 e mezzo molto intensi, durante i quali gli stimoli non sono mai venuti meno grazie alla buona didattica dell’ateneo. Proprio durante l’ultimo anno di corso ho avuto la possibilita’ di partecipare al programma Erasmus e di passare un semestre di studio in Olanda nell’universita’ di Tilburg (in prossimita’ di Eindoven).
Questi mesi hanno modellato la mia mente e mi hanno permesso di riflettere molto sulle mie attitudini e sulla vita all’estero. Ho avuto la fortuna di trovarmi al centro dell’Europa, ad un paio di ore di treno da Amsterdam, Bruxelles, Maastrich, Colonia, Rotterdam. Guardandomi intorno la cosa che maggiormente mi ha colpito e’ stata la capacita’ organizzativa del popolo olandese: nulla e’ mai lasciato al caso, c’e’ una regola per tutto e le sanzioni se sbagli arrivano puntalmente: ho avuto compagni di studio che dopo aver lasciato la bicicletta in divieto di sosta l’hanno ritrovata con una multa e le ganasce. Per il resto, non serve neanche che vi dica quanto mi sia potuto divertire.
Al mio ritorno in Italia, ho avuto la piu’ classica delle sindromi post-Erasmus: Roma mi stava stretta, sentivo di aver gia’ dato tutto e di aver ricevuto tanto in una citta’ stupenda, ma troppo confusa perche’ potessi sentirla davvero mia.
L’ostinata ricerca di nuovi stimoli mi ha portato a Milano per la mia prima esperienza lavorativa in una delle storiche realta’ industriali cittadine, come stagista nella direzione finanza, specificamente all’interno del “Financial Planning and Treasury Office”. Anche qui tempo per dormire poco: la giornata lavorativa e’ lunga e a casa c’era una tesi che non ne voleva sapere di scriversi da sola. Inoltre, dato che “Tanto lavoro e niente divertimento rendono Alessio un ragazzo noioso”, non si puo’ non lasciarsi sedurre almeno un po’ dalla vita notturna milanese.
Il colpo di scena arriva in maniera inaspettata a una settimana dalla mia laurea, quando il mio relatore della tesi inoltra a noi studenti un’offerta di lavoro a San Francisco, California. Il mio entusiasmo all’idea e’ palpabile, ma sono conscio delle possibilita’ risicate, non essendo di certo l’unico interessato.
Passano le settimane e dopo due interviste (una su Skype, l’altra a Livorno il giorno di Ferragosto) arriva la fumata bianca.
Ed eccomi qui, sei mesi dalla partenza, ad iscrivermi alla lunga lista di chi e’ scappato. Alcuni in Italia ci chiamano ingrati, altri codardi, altri ancora invece ci dicono ”Prepara una stanza per me che presto arrivo”.
Di certo c’e’ che vivo in una delle citta’ con la qualita’ della vita’ piu’ alta (e tra le piu’ costose) al mondo.
Sarebbero tante le cose da raccontare, ma voglio citarne solo un paio, onde evitare di trasformare il mio racconto in qualcosa di soporifero.
Dovunque tu vada in questa citta’ puoi incontrare persone motivatissime, per lo piu’ giovanissime e con idee brillanti. Ti puoi ritrovare a parlare con gente che fonda startup di successo o trovarti a cena un amico dei tuoi coinquilini che si rivela essere un importante manager di Google. In secondo luogo, La differenza con il sistema Italia e’ abissale: nessuno sogna il posto fisso di fantozziana memoria, non perche’ sia noioso (come ebbe a dire qualcuno in Italia), ma perche’ le tecnologie e le aziende cambiano pelle cosi velocemente da permettere a chi sa mettersi in gioco di avere percorsi professionali rapidi ed appaganti.
Un’ulteriore tendenza che si riscontra in questa citta’ e’ la seguente: qualsiasi persona si incontri ha sempre una propria storia personale da raccontare su come la propria determinazione le ha portate a sentirsi realizzati in quello che fanno. E questo non riguarda solo i professionisti e gli imprenditori, ma tutti coloro che vivono in questa citta’: dall’autista dell’autobus all’idraulico fino al top manager, ognuno qui e’ orgoglioso del suo lavoro e ne parla in modo orgoglioso come la cosa piu’ bella al mondo.
Se un mio coetaneo mi chiedesse un consiglio, gli direi di partire senza avere timore alcuno. E questo non per senta poca gratitudine verso la mia patria, ne’ per un qualche senso di disperazione, per scoprire cosa c’e’ all’esterno del guscio ovattato e fintamente rassicurante della vita di provincia. Se decidessimo che cio’ che vediamo non ci piace, la nostra amata Teramo sarebbe sempre li’ ad attenderci e sono pronto a scommettere che non la troveremmo cambiata (al contrario di noi stessi).
Nel mio caso posso dire di non sentirmi un’espatriato per adesso: perche’ Il tuo paese è quello dove lavori, ti realizzi e hai risposte, almeno in parte, alle tue aspettative. È quella casa tua, fosse anche dall'altra parte del mondo.
Alessio Mazzoni
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Io invece ringrazio pe questo racconto. Ora lavoro in Francia e vi seguo con nostalgia. Ho studiato a Teramo, ma non mi sono voluto legare a nessun padrino. Non ho trovato lavoro e ho spedito a tutti le mie esperienze. Detto fatto. Dopo due anni di fame e stagionali come lava piatti e altro. L'occasione in una società giovane francecse. Mi trovo bene. Ora la Francia è la mia nazione. Vai Alessio.