Salta al contenuto principale

Appello al Preside Befacchia per l'Asina della Supplente

di Giancarlo Falconi
1 minuto

Caro Preside Befacchia, le scrivo per sottoporle un testo corretto di una supplente di Italiano. Scuola elementare di Teramo. Una bambina consegna il suo compito, scritto nella giusta forma grammaticale. Le viene riconsegnato dalla maestra in questa accademica crusca maniera...

"Spero che si avvicinasse a me guardandomi e mettendosi tranquillamente ai miei piedi.Vorrei che avesse l'abitudine di starsene al sole per aspettare che io le portassi un po' di lattuga o qualche chicco d'uva. Spererei che amasse inoltre mangiare le fragole selvatiche. Appena le vedrebbe si muoverebbe di quà e di là, sporgendo la testa per vedere se gliene dessi qualcuna."

La madre ci scrive:"L'esercizio consisteva nel cambiare l'indicativo in congiuntivo: "spererei" era in origine "spero". Da notare il "quà" con l'accento. Sull'uso del congiuntivo e della consecutio temporum taccio, mi dichiaro sconfitta".

Abbiamo perso tutti.

Commenta

CAPTCHA

Commenti

E tutto ciò prima che la riforma Gelmini completi il disastro........... Complimenti!
non si può leggere fa male alle orecchie ......non si affronta............
Spero che si vergognasse. La supplente, il preside, la gelmini, fate voi. Non deturpano solo il congiuntivo. Stanno deturpando il Futuro.
Insegna italiano ( sede e ordine omissis..) un'insegnante (di ruolo) che scrisse in un compito di concorso: a egli (sic) e difese tale uso anche in sede di discussione orale. Sorvolo su altri strafalcioni. Sia pure a maggioranza ella ascese allo scranno di classe. Ne ho perso le tracce e il nome, ma non posso dimenticare il danno che quotidianamente ella probabilmente ha fatto e continua a fare. L'esempio della supplente è esemplare, ma riassume la ignoranza di una classe docente priva di cultura, e di sapere, più educata o istruita al come insegnare che ad acquisire che cosa. Non sono un seguace di Gentile, che risolveva la complessa questione della professione docente nella formula discutibile "chi sa, sa anche insegnare"; ma sono fermamente convinto che, chi non sa , pur sapendo insegnare, non sa che cosa insegnare. La supplente, forse, ha seguito decine di corsi di didattica: nella foga di apprendere il come, ha dimenticato di acquisire il che cosa. Però un pensiero mi sento di esprimere e in modo non provocatorio : la sig. Gelmini ha inumato la scuola italiana, il rito è stato celebrato dalla Moratti, però le lobby sindacali e l'insipienza dei politici, ne hanno determinato la lunga agonia e la cattiva morte, buttando nel cestino la memoria, i classici, la grande letteratura, il riassunto: Omero, Virgilio, Dante, Tasso, Ariosto, ecc. ecc.
Io ho sentito dire da un'insegnante di lettere alle superiori "paté d'animo" al posto di patema d'animo. però, a dire la verità, rende bene l'idea: l'anima ridotta ad un frullato molle ed informe dalle preoccupazioni.
E che vogliamo dire di "ancora non viene"
vabbè va... sembra che siano tutti virtuosi del congiuntivo...vi siete mai chiesti quanti di voi hanno avuto un rapporto sereno con la scuola?...chiedetevelo! Non metto in dubbio l'incompetenza e la scarsa preparazione di alcuni insegnanti...se uno è supplente un motivo ci sarà...ha superato il concorso con il minimo dei voti magari e deve aspettare lo scorrimento della graduatoria per entrare in ruolo...ma questo acccanimento mi sembra esagerato...non si considera la possibilità che qualcosa sia sfuggito alll'insegnante nel bel mezzo del frastuono della classe?...a volte mi capita di trovare degli errori non corretti sul quaderno di mia figlia, ma non mi sognerei mai di crocifiggere una maestra per questo, perchè dò per scontato che le sia sfuggito, perchè ha conquistato la mia fiducia con il suo lavoro quotidiano, perchè ci vado a parlare quando ci sono i colloqui e la ascolto se fa delle critiche, perchè non mi metto sulla difensiva...la maggiorparte dei miei compagni aveva un rapporto difficile con la scuola e credo che oggi l'abbiano trasmesso ai loro figli, è come se fossero di nuovo alunni di fronte a maestri e professori, ma finalmente con l'autorità dei pari e vogliono rivendicare la loro infanzia e adolescenza...sono gli stessi che invidiano agli insegnanti le vacanze estive...non arriveremo proprio a niente con questo atteggiamento di scontro e di chiusura...avremo solo dei figli che non rispettano gli insegnanti a prescindere
Per Anonimo (o Anonima?) Mi chiamo Fabrizia Valente, non invidio le vacanze estive degli insegnanti e non ho bisogno di rivendicare nulla. Liquidata la psicologia da soap opera, passo al concreto. Il testo che risulta dalla correzione pubblicata da Giancarlo Falconi non è frutto di distrazione ma di ignoranza, imperdonabile ignoranza: non si può insegnare qualcosa che non si sa e in questo caso mi sembra lampante che ci siano nelle competenze della maestra delle lacune oggettive e macroscopiche. Lavoro in un'azienda privata: se commetto un errore il cliente (giustamente) non paga e questo non solo si ripercuote sul profitto che mi permette di mantenere la mia famiglia, ma mette in pericolo anche il posto di lavoro di chi dall'azienda dipende e ne condivide le sorti; esigo perciò a buon diritto che il settore pubblico che contribuisco a mantenere abbia gli stessi standard di competenza e professionalità. Per quanto riguarda il rispetto, agli insegnanti è dovuto quello che va riservato ad ogni persona e in questo senso ho posto la massima attenzione nell'educare i miei figli... ma la stima... quella devono guadagnarsela, anche favorendo nei ragazzi l'esercizio critico.