Teramo è un posto fantastico. Qui accadono cose mai viste.
Il Senato Accademico, quasi all’unanimità, ha sfiduciato nella seduta di mercoledì scorso il Rettore dell’Università degli Studi di Teramo, Rita Tranquilli Leali (10 voti contro 2, fra i quali sembra doversi annoverare anche il voto dello stesso Rettore, il quale elegantemente avrebbe votato a favore di se stessa).
Da quello che risulta, il motivo della sfiducia sarebbe di natura politica, attinente alla gestione strategica dell’Ateneo che richiederebbe, secondo il Senato, una nuova visione e un nuovo progetto da legittimarsi elettoralmente, al fine di garantire all’Università un idoneo percorso di sviluppo e di crescita.
La notizia sarebbe ottima, alla luce dello sfacelo targato Tranquilli Leali, se non fosse che, inspiegabilmente, il Rettore non ha rimesso il mandato né avrebbe intenzione di rimetterlo.
Contestualmente alla votazione sulla sfiducia, il Senato Accademico ha votato una mozione per la indizione delle elezioni, le quali sarebbero comunque necessarie poiché – in assenza di provvedimenti legislativi dell’ultima ora – lo stesso Rettore, dovendo essere collocato in pensione il prossimo 31 ottobre per raggiungimento dei 70 anni, cesserebbe dal servizio e di conseguenza non potrebbe restare oltre in carica.
Ci domandiamo, sebbene a termini del vigente statuto una deliberazione di sfiducia non obblighi il Rettore a lasciare la poltrona, come sia possibile proseguire oltre nel proprio mandato in presenza di un Senato accademico oramai schierato quasi totalmente contro.
Siamo tecnicamente alla paralisi delle scelte, in una situazione che non ha precedenti nella storia delle Università abruzzesi.
Ci domandiamo come mai il Senato non si sia svegliato prima, se fino ad oggi ha accettato supinamente ogni decisione imposta, ma è pur sempre meglio tardi che mai.
Per uscire dall’impasse l’unica via dei senatori parrebbe quella delle dimissioni collettive, mossa che consentirebbe la caducazione dell’intero organo.
Che figura meschina non rimettere immediatamente il mandato nelle mani dei congiurati, che onta per un Rettore che dovrebbe assumere comportamenti specchiati quella di un gesto pavido ed inelegante, che suffraga a valle ogni considerazione e critica mossa alla gestione dell’Ateneo in questi tre anni bui.
A questo punto non è nemmeno da escludersi un ricorso al TAR da parte della Tranquilli Leali avverso la deliberazione di sfiducia, ma c’è da sperare che ove volesse strenuamente difendere la propria poltrona il Rettore lo faccia nelle aule dei tribunali a proprie spese, senza far gravare le squallide beghe da basso impero sulle tasche dei cittadini.
Se questa vicenda suscita pena e disdoro sul buon nome dell’Ateneo teramano, prendiamo almeno atto del commendevole sussulto d’orgoglio del Senato accademico, il quale ha dimostrato di credere nella rivoluzione e di voler tentare altre e migliori strade per il rilancio.
L’era di Luciano D'Amico è alle porte, sappiamo che non potrà fare peggio dell’attuale Rettore, ma saranno necessari muscoli e coraggio nella battaglia per la sopravvivenza dell’Università a Teramo, città orfana di una squadra di basket di serie A, orfana della Provincia, prossimamente orfana di altre importanti istituzioni.
Città dove il futuro è tutto da inventare, dove una vocazione precisa è tutta da immaginare prima che da realizzare.
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Commenti
I commenti e il post su Giorgio D'Ignazio sono stati cancellati perchè non erano di Giorgio D'Ignazio. Il bontempone che si è firmato come l'assessore del comune di Teramo verrà denunciato alle autorità competenti. Qui non si censura nulla, ma non si può dare spazio a chi millanta.
Grazie.