Con lo spettacolo “Tragic Acid” Elisa Di Eusanio ha ridato anima al Teatro romano. Ieri sera sembrava di essere altrove, in un altrove lontano e sublime non immaginabile a Teramo, a Interamnia.
Pensato come omaggio alla memoria della madre e artista teramana Mariella Converti, scomparsa undici anni fa, la performance è stata molto di più. Una celebrazione delle proprie origini e del talento artistico aprutino.
Di Mariella Converti a Teramo si sente la mancanza: donna di rara bellezza, carismatica e potente. Un vulcano mai quiescente.
Mariella ed Elisa sono state più di una madre e una figlia. Mariella ha donato a Elisa prima la vita, poi l’Arte. Perché così sono i geni: spesso il talento non si eredita, in questo caso Elisa ha dato pieno compimento con le sue scelte professionali ai sogni di una madre. Un’eredità di intenti. Un tributo di un’artista a un’altra artista, ideato, rimuginato, preparato con cura per il momento in cui una figlia potesse regalare un fuoco d’artificio così esplosivo e così iridescente da farsi ammirare dalla cupola del cielo dove siede la madre.
L’attrice ha portato in scena tre donne della tragedia greca: Medea, Clitemnestra, Cassandra. “Basterebbe una Medea a fare delle donne una stirpe maledetta” dice Ippolito nella Fedra di Seneca. Bastano le colpe di questa donna per marchiare d’infamia l’intero genere femminile. La voce di Medea è cantilenante, addolorata, questuante. Elemosina l’amore di Giasone, che l’ha abbandonata.
La Di Eusanio ne accentua l’origine straniera e il furor, quella cieca follia che sovrasta anche l’istinto materno. “Cor pepulit horror, membra torpescunt gelu/ pectusque tremuit” (“L’orrore mi scuote il cuore, le membra rigide si fanno di ghiaccio, il petto trema”).
L’essere umano è per natura buono, “ma quando il lògos viene meno e le passioni si impadroniscono della psiche, essa subisce un radicale deterioramento. Diviene così capace di progettare con lucidità consapevole e spietata i più orrendi misfatti, inducendo l’individuo a portarli a termine con una precisione fredda e calcolatrice, che rivela il profondo stravolgimento della recta ratio proprio in questa sua capacità organizzativa ed esecutiva”.
Giunte a questo stato di prostrazione morale, Medea e Clitemnestra non solo diventano consapevoli del delitto terribile che si accingono a compiere, ma lo portano a compimento “sotto l’impulso di una sorta di perverso senso estetico, che le induce a ricercare il piacere nella perfezione del delitto, a prolungarne per questo motivo l’esecuzione e, soprattutto, ad avvertire l’insopprimibile bisogno della diretta presenza della propria vittima, per assaporarne fino in fondo lo strazio”.
La Di Eusanio restituisce ai tre personaggi una potente vis tragica, attraverso una dettagliata analisi dei conflitti interiori, che si svolgono nel contrasto dialettico tra il furor e la virtus. In Medea e Clitemnestra, attraverso una sofferta evoluzione personale, i valori negativi dell’odium, dell’ira e del dolor prevalgono e da vittime diventano infine carnefici. E attraverso il più terribile delitto realizzano “un perverso piacere estetico”, prevalendo sul maschio dominante.
Elisa si compiace nell’introdursi nel paesaggio mentale di donne divenute paradigmatiche della capacità femminile di spingersi oltre i limiti della stessa natura femminile, oltre le colonne d’Ercole di un’odissea che incide i confini delle possibilità umane fino al mostruoso, fino all’impensabile. La donna può sprofondare in un abisso buio e imperscrutabile e al contempo ergersi a Dio: solo lei dà la vita, solo lei si arroga il diritto di toglierla ai propri figli.
Lo spettacolo si è articolato in tre episodi intervallati dalla musica elettronica e incalzante del dj Stefano De Angelis, che ha riprodotto il cuore in tempesta, l’ansia che anticipa il delitto. Tra il pubblico e l’attrice non c’è stata nessuna cesura con i cambi a vista.
Alla fine dello spettacolo l’attrice ha ringraziato il suo maestro Silvio Araclio, seduto in prima fila, e i suoi più stretti collaboratori: Camilla Piccioni, co-regista, Stefano De Angelis, il fratello Simone Di Eusanio, Sara Ciapica, Rachele Cocciolito, l’amata zia, Angela Converti.
Coinvolgente l’invito finale di Elisa ai giovani di realizzare la propria passione, perché in tal modo la vita diventa “uno sballo”, pura adrenalina. Così, naturalmente, senza bisogno di nessun artificio.
Magia di una notte di tarda primavera: le pietre antiche dei nostri avi tornano protagoniste, mentre una ragazza di oggi richiama in vita le donne più estreme che la letteratura abbia disegnato proprio per calcare quelle pietre millenarie. Un esperimento filologico che turba l’anima sopita di una città che è caduta nell’oblio e da decenni cancella incessantemente la propria storia e la propria anima.
Elisa si sentiva matura per esprimere il meglio di se stessa, per autografare il ricordo di sua madre, per autografare il teatro romano di Interamnia amato da D’Annunzio, per autografare la sua città, per autografare tutte le donne con una dedica: siamo capaci di tutto, se solo lo vogliamo.
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