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Teramo sequestrata

di Miss Marple
3 minuti

Un sabato italiano. Sergio Caputo, qualche anno, celebrava ovvietà e scontatezze del fine settimana. Un sabato lontano dal villaggio e da Leopardi. Il sabato dei teramani è da sempre strutturato su amabili luoghi comuni: lo struscio classico con le “vasche” che ti spingono fino ai portici dell'Aci e ti fanno rigirare tassativamente alla Prefettura, confini di un microcosmo ovattato e periferico in cui è difficile sganciarsi dalle abitudini. E' lì che si consumano gli sguardi ricambiati oppure no, il gossip leggero da “venticello calunnioso” e quello più avvelenato, il bustone della boutique da portare a spasso per dire a tutti che ci siamo comprati qualcosa di nuovo e di bello che ora  si è autorizzati ad invidiarci.

Tutto stipato in quel mozzico di corso. Da sempre. In quell'ora. In quel giorno di sabato che, di tutto questo, è la summa. L'apoteosi. E' vero che centri commerciali e piazze e corsi “virtuali” hanno apportato qualche modifica ma che i ragazzini il sabato pomeriggio si danno appuntamento davanti all'Oviesse è un dato di fatto, così come lo è la passeggiata di anziani che camminano in gruppetti di tre o di quattro gustandosi i passi. Il sabato teramano è questo. Familiare come l'odore nella cucina di casa del ragù della domenica, come lo specchio del bagno dove controlli di esserti tirato a lucido per le aspettative della serata che, ci puoi scommettere, finirà invece solo “a tazze”.

Per questo è intollerabile quello che si è visto sabato in corso San Giorgio. Rossi e neri, l'un contro l'altro armati. Di violenza. Di slogan che trasudano odio. La sensazione è di essere risucchiati, come Alice, nel gorgo. Trent'anni prima. Gli anni di piombo. È intollerabile che in un posto come Teramo l'odio tra fazioni politiche si tagli a fette come il pane, dentro a un sabato sera messo all'improvviso sotto assedio e sotto scacco da qualcosa che non ci appartiene. È intollerabile che la città si presenti blindata alle famigliole che con queste cose non hanno dimestichezza e nemmeno ce la vogliono avere, vogliono solo mangiarsi una pizza mentre  guardano nelle vetrine se c'è qualcosa a buon prezzo da comprare per il Natale di qualcun altro perché per il proprio non bastano i soldi.

È intollerabile che non ci si interroghi a sufficienza, altrimenti si sarebbe trovata una qualche risposta!, su questo nuovo spirito di odio politico. E non basta parlare di intolleranza, che fa venire in mente quella alimentare e non calza a quello che si è visto. Non ci appartiene il corso con le forze dell'ordine in tenuta antisommossa. Non ci appartengono i cori violenti, gli insulti, lanciati tra i ragazzini che passano e intanto scattano foto e video perché è figo e loro una cosa così non l'hanno mai vista. Malessere. Disagio. Una città come non l'avremmo voluta vedere.

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Commenti

In ufficio tutti parlano di Miss Marple. Ma chi sei? Io ho scommesso un uomo. Vero? Rispondetemi!!!! Comunque bravissimo/A. Occhio attento e bella letteratura.
Io ritengo intollerabile invece questo atteggiamento, tipico teramano, e italico, del deprecare chi turba la quiete, chi sfastidia l'altrui ovattamento mentale. Mai mettere a repentaglio la quiete dello struscio e della pizzetta, che andassero da un'altra parte coi loro cori e le loro motivazioni. Invece di chiedersi perchè questi ragazzi rischiano di prendersi manganellate, denunce e restrizioni della libertà a difesa dei loro ideali, condivisibili o meno, ci tiriamo in là, ci mettiamo sullo scranno della superiorità, data da cosa poi è tutto da chiarire. Io non facevo parte del gruppo ne di destra ne di sinistra, ma sicuramente sono vicino a loro, nel momento in cui vogliono difendere le loro idee, anche con momenti tesi come questo. L'ingiustizia parte nel momento in cui non si è più uguali di fronte alle istituzioni ed alla legge. Ed oggettivamente a Teramo c'è stata e tuttora c'è una grande ingiustizia, che ad ogni manifestazione di questo genere si alimenta. Chi conosce i fatti e si è interrogato sulla causa di questo odio sa a cosa mi riferisco. Lei cosa vuol dire con questo suo intervento? non mi è chiaro. Prima depreca questi comportamenti che ledono il ristoro altrui, condannandolo inequivocalmente. Poi si chiede, perchè non ci siamo chiesti che succede? beh, la risposta credo sia dentro il suo testo, dentro quel fastidio che ha provato. Cordialmente e senza rancori, Antonio.
Io ritengo intollerabile invece questo atteggiamento, tipico teramano, e italico, del deprecare chi turba la quiete, chi sfastidia l'altrui ovattamento mentale. Mai mettere a repentaglio la quiete dello struscio e della pizzetta, che andassero da un'altra parte coi loro cori e le loro motivazioni. Invece di chiedersi perchè questi ragazzi rischiano di prendersi manganellate, denunce e restrizioni della libertà a difesa dei loro ideali, condivisibili o meno, ci tiriamo in là, ci mettiamo sullo scranno della superiorità, data da cosa poi è tutto da chiarire. Io non facevo parte del gruppo ne di destra ne di sinistra, ma sicuramente sono vicino a loro, nel momento in cui vogliono difendere le loro idee, anche con momenti tesi come questo. L'ingiustizia parte nel momento in cui non si è più uguali di fronte alle istituzioni ed alla legge. Ed oggettivamente a Teramo c'è stata e tuttora c'è una grande ingiustizia, che ad ogni manifestazione di questo genere si alimenta. Chi conosce i fatti e si è interrogato sulla causa di questo odio sa a cosa mi riferisco. Lei cosa vuol dire con questo suo intervento? non mi è chiaro. Prima depreca questi comportamenti che ledono il ristoro altrui, condannandolo inequivocalmente. Poi si chiede, perchè non ci siamo chiesti che succede? beh, la risposta credo sia dentro il suo testo, dentro quel fastidio che ha provato. Cordialmente e senza rancori, Antonio.
Gentile sig. Antonio sono sicura che per affermare ciò che dice avrà le sue buone ragioni ma non tanto buone da spingere ragazzini a malmenarsi pesantemente o ad atti vandalici del tutto gratuiti. Sono consapevole delle ingiustizie sociali che si attuano nella nostra città come del resto in tutto il Paese e nè le giustifico nè tantomeno, quando ne sono testimone, rimango con le mani in mano a guardare. Nel mio piccolo ho sempre detto la mia senza nessun indugio e mi sono schierata senza alcun timore ma mai ricorrendo alla violenza o all'interferenza nell'altrui libertà.La difesa degli ideali è cosa sacrosanta ma è il modo che distingue le umane coscienze non di certo il colore politico che oggi come mai sembra sia unicamente uno squallido grigio. Sono per la tutela di qualunque libertà laddove ci sia consapevolezza, coscienza, civiltà e cultura sociale. Se tutto ciò manca si rischia di scimmiottare proprio quel sistema di prepotenza che si vorrebbe contrastare. Il dibattito e la vera informazione sono le armi da usare cosa che potrebbe fare raccontando i fatti per chi non li conosce cominciando così a stimolare un'opinione pubblica. Non creda che siamo tutti dormienti o se lo crede provi a svagliarci. La ringrazio.