Salta al contenuto principale

C’è vita per Ralph dopo la Lehman.

10 minuti

Suo padre era di nuovo cambiato. Tagliato il codone, capelli corti. Era tornato businessman. C’era una generazione di medici, avvocati, bancari, commercianti, artigiani che, arrivati ai sessanta, mollavano tutto e tornavano a vivere on the road, a gustarsi l’America di provincia, degli spazi aperti, dei Motel e dei sacchi a pelo. E Mike gli vendeva il biglietto per quel sogno. L’Harley Davidson, il bizzoso e nero purosangue d’acciaio. Il suo era un business tatuato, impolverato e sdrucito. Ma pur sempre un business. Molto americano.

Mentre l’aereo si dondolava nel temporale approcciando la pista di Newark, a Ralph rimaneva sulla pelle quella settimana di curve, tuono di bicilindrico, accelerazioni e vibrazioni, curve e pieghe, vento, sole, freddo e caldo, risate ed inseguimenti, scorci di natura incontaminata e improbabili incontri con i matti del villaggio. Hamburger e bottiglie di Budweiser, racconti intorno al fuoco. Rutti, pisciate in compagnia e Tom Waits che sbraita dalla radiolina.

Il grigio dei tetti delle case e delle lunghe direttrici di asfalto cittadino sotto di lui lo richiamavano alla sua, di realtà. La pioggia non sarebbe più stata esilarante e profumata, il caldo avrebbe avuto bisogno di un ufficio chiuso con il condizionatore. Smaniava di quell’intermezzo, in quel non luogo che è la cabina di un Boeing 737. Già pregustava il caos del grande aeroporto, gli spintoni al nastro dei bagagli, i saluti e le partenze, l’elettricità di New York che si sarebbe annunciata nella fretta vorticosa e nella cadenza sbrigativa del vociare. Dopo le strade di montagna deserte sentiva di nuovo il bisogno di una dinamica di sfide e di confronti, di pensiero sofisticato e obiettivi da raggiungere. Di impegno mentale.

Mentre era in un Motel su nel Minnesota, in un breve scambio di mail un suo ex collega gli aveva procurato un colloquio con Pimco, il più grande gestore di obbligazioni del mondo. Pimco prevedeva due-tre anni di grande turbolenza sui mercati, gli aveva scritto Josh, e aveva bisogno di sostituire il director di uno dei team di trading del portafoglio proprietario, con il quale la società creava profitti investendo suoi fondi.

Rientrato a casa aveva trovato un biglietto di Cheyenne:
Caro Ralph,
sono stati dei mesi bellissimi con te.
Ho avuto dei problemi sul lavoro. Voglio stare da sola a riflettere per un periodo, torno a casa mia.
Ti prego di non chiamarmi.
Dio ti benedica,
Ch
***  ”

Non ci pensava minimamente a chiamarla, ma si senti di mandarle un ringraziamento telepatico. Gli aveva reso tutto più facile.

Dopo aver ordinato un Korean Beef Sandwich su dishestogo.com, si mise al PC a studiare Pimco. Aveva sentito parlare di Mohamed El-Erian, l’elegante e cauto signore mediorientale che guidava quella strana mega-corporation americana di proprietà dei tedeschi della Allianz che la facevano gestire, con ampie deleghe, da un egiziano. Lo aveva sentito parlare, nel suo argomentare cortese e ragionato, alla CNBC, e aveva letto qualcuno dei suoi interventi settimanali sul blog del Financial Times. Aveva scritto su un foglietto di carta i punti cardine del pensiero di El-Erian:

♣    Il business di Pimco è pervaso da un sentimento di “paranoia costruttiva”
♣    Nulla e nessuno è più al sicuro (ne sapeva qualcosa, lui!)
♣    Il governo USA dovrà intervenire pesantemente per evitare che gli scambi – e l’intera economia – si fermino del tutto
♣    Tutto il mondo e i profitti che ruotano attorno alla finanza dovranno ridimensionarsi pesantemente
♣    L’economia globale passera attraverso tre-quattro anni di forte turbolenza prima di riassestarsi su un “nuovo stato normale”
♣    La nuova normalità sarà molto diversa dal passato
♣    Il mondo sviluppato passerà dall’epoca dei diritti acquisiti all’epoca delle conquiste e della scarsità
♣    I paesi in via di sviluppo, più abituati a vivere di scarsità, ne usciranno rafforzati

Ralph sapeva benissimo dove portava il ragionamento di El-Erian: Pimco avrebbe spostato parte del suo enorme attivo di oltre 1,7 trilioni di dollari da posizioni obbligazionarie, di aziende e di stato, a posizioni liquide. Avrebbe venduto titoli obbligazionari. Questa attività di vendita – principio della “paranoia costruttiva” sarebbe passata attraverso uno screening molto serrato sulla qualità dei debitori e sulla loro capacità di restituire le somme prese in prestito. Il tempo del denaro facile, per individui, aziende e stati era finito e non se ne prevedeva il ritorno almeno per un decennio.
= = =
Il colloquio con la responsabile risorse umane, Mrs. Ei Oonishi, una ragazza giapponese che avrà pesato poco più di 40 kg, non gli aveva dato alcun feedback, per la prima volta non aveva la minima idea di quale sarebbe stato l’esito. Mrs. Oonishi l’aveva affidato per la parte relativa alle competenze tecniche ad un italiano, Mr. Emanuele Ravano, che in un inglese molto british gli aveva offerto un caffè e gli aveva chiesto quali fossero, secondo lui, le cause principali del disastro del suo precedente datore di lavoro, la Lehman Brothers.

Ravano aveva spostato l’attenzione sulle relazioni tra il mercato delle obbligazioni aziendali e il mercato delle obbligazioni di Stato, e, da buon italiano, gli aveva chiesto cosa pensava dell’attuale situazione nel mercato dei titoli di stato italiani.

Ralph aveva citato lo sforzo – a suo dire insufficiente – del governo Prodi di ridurre l’enorme debito pubblico italiano, che nel 2008 era sceso al 103% del pil rispetto al 106% dell’anno precedente, attestandosi su circa 1.630 miliardi di euro. Si era detto fiducioso che il nuovo governo, guidato dal liberale Berlusconi con un programma di tagli alla spesa pubblica, liberalizzazioni, semplificazioni burocratiche, riforma del mercato del lavoro e riduzione dei costi di gestione della pesantissima macchina statale italiana avrebbe portato un ulteriore miglioramento delle condizioni di affidabilità del Paese.
Ravano aveva concluso il colloquio con una domanda:
“Kubelski, il posto è suo se mi sa dire qual è l’attuale posizione di Pimco nei confronti del debito pubblico italiano: compra, vendi o mantieni?” 
“mantieni e osserva, con paranoia costruttiva, cosa succede” aveva risposto Ralph.

= = =

Con Ravano era diventato amico. Di lui aveva imparato ad apprezzare l’onesta intellettuale, la enorme capacità di lavoro e di sostenere rimanendo calmo e lucido le giornate di 13 ore lavorative che a volte gli capitava di fare, rincorrendo le aperture e le chiusure dei mercati mondiali con gli occhi incollati ai terminali. Gli piaceva anche la sua capacità di irrompere in un sorriso aperto, liberatorio, quasi infantile già dopo 5 minuti in cui erano usciti dall’ufficio e si dirigevano insieme in qualche locale per l’aperitivo-cena serale. Non era mai stato in Italia, Ralph, e aveva avuto sempre poco a che fare con gli italiani, rimanendo un po’ confinato agli stereotipi di Pavarotti e della Ferrari, oltre che delle mafiette di Brooklin. Aveva, con crescente stupore, imparato a conoscere un nuovo tipo di italiano, un mix equilibrato di serietà e affidabilità che avrebbe detto tedeschi con il calore e la gioia di vivere che avrebbe detto… napoletani. Eppure Ravano veniva da un posto di cui lui non aveva mai sentito parlare, Legnano.

A lui aveva chiesto lumi crescenti sull’Italia, e sul livello di paranoia con cui vegliare sul portafoglio di oltre 20 miliardi di dollari di titoli italiani che Pimco gli aveva affidato. Nella primavera del 2011 aveva seguito, terrorizzato, le notizie che arrivavano dall’Italia “Il primo ministro e il ministro delle finanze smettono di parlarsi”, proprio mentre il consuntivo di bilancio di stato 2010 mostrava un indebitamento pubblico cresciuto di oltre 250 miliardi di euro nel corso di un triennio.

Nelle riunioni bisettimanali del team strategico a cui partecipava anche El-Erian, il messaggio che veniva fuori era da un po’ sempre lo stesso: “la situazione negli USA è sempre più delicata, il cancro dei mutui subprime non mostra ancora la sua dimensione complessiva e l’incertezza aumenta. Indicazione operativa: liquidare il 20% delle posizioni obbligazionarie complessive, partendo da quelle più rischiose. Accumulare liquidità in titoli svizzeri o tedeschi”.

La mattina del 4 agosto 2011 aveva seguito, nell’ufficio di Ravano, il discorso del Presidente del Consiglio Italiano Berlusconi che avrebbe dovuto rassicurare i mercati, dopo che in circa un mese il costo del debito era aumentato di oltre tre punti percentuali. L’Italia aveva presentato una legge finanziaria in cui si prevedevano 2 miliardi di risparmi nel 2011, altri 3 nel 2012 e oltre 28 nel 2013. Incomprensibilmente, Berlusconi aveva anche annunciato 17 miliardi di investimenti in opere pubbliche, tra cui il mantenimento di un ambizioso progetto di collegamento stradale con la Sicilia, e il controllo della spesa pubblica tramite “la creazione di una commissione per l’adeguamento degli stipendi dei parlamentari alle medie europee” e “misure più strette di controllo dell’uso delle auto assegnate ai politici”.

che significa misure più strette per l’uso delle auto dei politici?” – aveva chiesto a Ravano. “quante sono le auto dei politici in Italia? Credono di poter salvare il paese facendo un paio di pieni l’anno in meno?

this guy has fucked our country up - aveva risposto Ravano. “fossi in te correrei in sala trading a dire ai ragazzi di mettere in vendita tutti i titoli di stato italiani”.

Marco Moschetta
 

Commenta

CAPTCHA

Commenti

IN assoluto Moschetta è una piacevole lettura del fine settimana. Complimenti per le cose che scrive e per come le scrive. Grazie.
fossi in te correrei in sala trading a dire ai ragazzi di mettere in vendita tutti i titoli di stato italiani....e già Speriamo di no, giusto?
Grande Marco. "La nuova normalità sarà molto diversa dal passato".
Guido Z. Troppo buono. Cerco solo di mettermi nei panni dei tanti piccoli protagonisti che nel loro agire fanno la storia che stiamo vivendo. Come Ralph, che a suo modo, anche lui, è un piccolo protagonista. Anche Mohamed El-Erian, sebbene più grande di Ralph, anche lui, semplicemente interagisce con la storia, non la fa. Grazie ancora. Proverò ad andare avanti, cambiando magari paese e prospettiva. Per Simonetta E' esattamente quello che è accaduto. I fondi internazionali, quelli che decidono dove viene allocato il risparmio generato in tutto il mondo, da tempo stanno abbandonando l'Italia. Tant'è vero che ormai circa il 65% del debito pubblico italiano è detenuto da soggetti italiani. Solo al giugno 2011, quando la crisi del debito ha iniziato a manifestarsi in tutta la sua gravità, questo valore era del 58%. Ralph e i suoi colleghi si sono liberati di debito italiano per circa 150 miliardi di euro nel corso dei nove mesi tra il giugno 2011 e il marzo 2012. (Cfr http://www.bancaditalia.it/statistiche/SDDS/stat_rapp_est/debito_estero…) E questa vendita di titoli di stato italiani sul mercato "secondario" (vendite tra detentori di BTP etc) ha provocato - è la vera causa - della crescita del famigerato "spread": se il valore di un titolo di debito cala, è implicito che il suo rendimento, a parità di flussi di cassa derivanti dalle restituzioni, salga. Ovviamente rendimenti crescenti segnalano rischi crescenti. infatti la Germania oggi si finanzia anche a meno del 1% l'anno. Bravo Draghi che ha cercato di mantenere un flusso di domanda, grazie al sistema dei finanziamenti della BCE alle banche, per i titoli di stato italiani. Se no eravamo già falliti. Per Giuliana: Io sono sono un piccolo lettore di documenti contabili, una cosa che i grandi affabulatori della politica preferiscono non fare. Rimarrebbero con il c. scoperto! PS solo stamattina si è iniziato a parlare di tagli dei salari delle pp.aa. anche in Italia come in Grecia. E data la situazione in cui ci troviamo con ogni probabilità, purtroppo, ci arriveremo. Sarà il "nuovo normale" dei dipendenti pubblici, non diverso da quello che è stato il "normale" (e che è tuttora) per i dipendenti pubblici in Germania o in molti altri paesi del mondo. Il nuovo normale comporterà la fine del posto pubblico come "garanzia a vita di trattamento signorile con poco o senza alcuno sforzo". Grazie a tutti, siete davvero un incoraggiamento per cercare nuove storie che raccontino l'economia in chiave "umana". Tutte le critiche e tutti i confronti ovviamente sono più utili e stimolanti dei complimenti. Anche domande del tipo "marco ma ti sembra giusto che vengano tagliati gli stipendi pubblici in questa fase di crisi così acuta" ?
Gentile dott. Moschetta la volevo ringraziare per quanto sta scrivendo in quanto da modo, anche a chi come me non capisce nulla di economia e finanza, di vivere attraverso le pagine di una storia romanzata ( e sono un grande appassionato di storie) di entrare nel dettaglio delle vicende che hanno portato alla situazione di crisi mondiale in cui ci troviamo Le chiedo solo di farci sapere come va a finire e le auguro buon lavoro Grazie
X Mino Grazie del suo commento. La vita di Mike, di suo figlio Ralph, della Signora Maria, della Signora Giovina e di suo figlio Guerino... non lo so come andranno a finire... ma stia certo che appena me lo dicono glielo farò sapere su queste righe : - )) La situazione italiana: secondo me il Paese dovrà affrontare un processo di ristrutturazione del debito: diciamo il quadro meno traumatico è la richiesta di consolidamento per circa 500 miliardi di debito con un piano di rientro di 20 anni che ci costerà, in termini di restituzione di capitale, 25 miliardi l'anno. Non è poco, è un aggravio medio pro capite (per ciascun lavoratore o pensionato) di circa 650 euro l'anno, per 20 anni. Questo aggravio potrà essere reso meno pesante dalle dismissioni di parti del patrimonio pubblico (che andrebbero ad abbattere il debito, diciamo che da questa voce possono realisticamente arrivare 100-150 miliardi in tre anni) e dall'abbatttimento dei costi della politica (che incidono sulle spese comuni per circa 25 miliardi di euro l'anno). NB. in media, per ogni lavoratore o pensionato, 650 euro l'anno se ne vanno in costi della politica. Riuscissimo a dimezzare tali costi, vendendo parti del patrimonio pubblico, il costo del risanamento scenderbbe a circa 100 - 150 euro pro capite. Una situazione pur sempre seccante, ma gestibilissima. PEr queste ragioni Monti ha chiamato Bondi. Ma i peones si mettono di mezzo. Poi c'è il capitolo della crescita, delle liberalizzazioni... sempre i peones si mettono di mezzo. Affano a proteggere i poveri notai, Gasparri paladino dei taxisti, il nostro di stefano (quello che si fa intervistare mentre màgna non so se se l'è perso...) cavaliere dei farmacisti eccetera. Grazie di nuovo per l'attenzione... le cifre sono un po spannometriche ma non buttate proprio via a ramengo. m