Che quando piove un po’ troppo venga giù mezza provincia, non c’è da meravigliarsi. Questo vale in Italia, dove tutto, anche gli eventi naturali, viene considerato emergenza, ma ancor di più a Teramo, dove hanno precise responsabilità gli amministratori pubblici, di tutti gli enti a cui è stato affidata nel corso degli anni e a diversi livelli di responsabilità, la tutela del territorio.
Tutti, o quasi, si sono rivelati disamministratori pubblici, perché hanno disamministrato, badando solo a dare rispose positive a interessi privati, piuttosto che a interessi pubblici. I sindaci dei nostri comuni, le giunte, i singoli assessori, i presidenti di provincia o degli enti d’ambito, hanno avuto come interlocutori i singoli: Pasquale, Francesco, Battista, invece che gruppi o categorie di cittadini.
Hanno avuto da loro richieste di intervento per propri specifici ed individuali interessi: un permesso, una licenza edilizia, un project financing, e si sono fatti in quattro per accontentarli, in cambio di voti ed appoggi elettorali. Ma non hanno mai preso in considerazione interessi collettivi, di cittadini in quanto tali, di residenti in questa o in quella zona, da favorire non direttamente in quanto singoli, ma indirettamente in quanto portatori di interessi collettivi. Così, quando hanno fatto redigere i piani regolatori hanno tenuto conto degli interessi privati dei proprietari delle aree e dei promotori di lottizzazioni, ma non hanno disegnato strade e raccordi stradali.
Quando lo hanno fatto, non lo hanno fatto in modo adeguato. Non hanno tenuto conto della necessità derivante da una imprescindibile manutenzione degli alvei fluviali, dei sottopassi, delle aree a rischio di smottamento, perché anche i cittadini hanno sempre chiesto ai disamministratori interventi “singolari” e non plurali. Per anni hanno smesso di fare pressioni perché “quella” strada del loro quartiere o del loro paese che franava ad ogni pioggia fosse sistemata a regola d’arte, perché “quel” corso d’acqua che esondava ad ogni stagione venisse regolato, perché la si smettesse una buona volta di costruire sugli alvei dei fiumi o, come ancora oggi si fa a Teramo, o di progettare sugli stessi poli scolastici ed edificazioni di ogni tipo.
Disamministratori pubblici e interessi privati da soddisfare hanno costituito un intreccio perverso, le cui tragiche conseguenze si avvertono solo, stagionalmente, quando si contano i danni, che paghiamo tutti per aver voluto beneficiare pochi.
Simon Soel
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