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Obama: dal mito alla realpolitik

di Pietro Ferrari
5 minuti

I media costruirono l’immagine dell’uomo della provvidenza che avrebbe potuto cambiare lo stato delle cose. Secondo i suoi sostenitori perché è afroamericano, perché è progressista sul piano sociale e perché meno coinvolto con le lobbies finanziarie dei suoi predecessori. Obama però non è 'afroamericano' (non è discendente degli schiavi portati nelle Americhe dall’Africa), non ha mai abitato in un ghetto nero Usa, non ha mai frequentato una scuola dei bassifondi, in realtà è solo una sfaccettatura diversa, più presentabile (e ci vuole poco) di Bush, ma non così differente da lui.Gli USA avevano necessità di recuperare appeal più spendibile in questi tempi, per rilanciare il turbocapitalismo yankee: un sistema economico che si fonda sulla predazione delle risorse altrui e sul dominio militare.

È durata poco l’illusione dei diseredati di sentirsi finalmente rappresentati perchè in soli due anni non solo i sondaggi registrano un picco di gradimento del Presidente, ma l'insidioso tea-party ha coinvolto anche diversi neo-deputati democratici, comunque sconfitti rispetto alle elezioni del 2006. Perchè questo tracollo?


Questo è un riassunto dei 'tradimenti' di Obama: Pacifismo multilateralista? No, record di soldati americani inviati nella missione Enduring Freedom (alla faccia dell'insolito 'Nobel preventivo'); Rivoluzione ecologista? Obama ha preannunciato 4 nuove centrali nucleari deludendo gli antinuclearisti soprattutto italiani; Trasparenza? Obama ha trattato Fox Channel come Berlusconi tratta Santoro; Umanitarismo? Continuano periodicamente i bombardamenti ai civili e le limitazioni alle inchieste sui crimini oltre alla produzione delle mine anti-uomo; Capacità di intervento nelle catastrofi migliore di Bush a New Orleans? La marea nera lo ha visto timido ed indeciso per mesi; Droghe e Immigrazione? Obama risponde col proibizionismo per la marijuana al referendum californiano e col filo spinato alle frontiere col Messico; Riforma sanitaria? Obama ha deluso soprattutto i poveri con una riforma ancora sulla carta e tutta da definire, giudicata incostituzionale da un Tribunale della Virginia; Guerra ai banchieri? Obama si è affidato a Geithner (che nella FED omise di vigilare sulla crisi finanziaria) ed ha rifinanziato il salvataggio pubblico delle banche che prima aveva attaccato, e a Summers che già con Clinton preparò il sistema malato della finanza poi cavalcato da Bush. Obama ha copiato Berlusconi (Il Messìa che copia il 'caimano'?) congelando gli stipendi pubblici per due anni e promuovendo lo scudo fiscale. Il nuovo Congresso lo ha obbligato a confermare gli sgravi fiscali per i ricchi. E i maghi della finanza?
Maurizio Molinari, (non tacciabile di complottismo, nè di 'nefandezze ideologiche') sul quotidiano La Stampa (!!!), ci svela come nove banchieri delle più importanti istituzioni finanziarie di Wall Street si riuniscano il terzo mercoledì di ogni mese nel Distretto finanziario di Manhattan per assicurarsi il controllo e la floridezza del mercato che più preoccupa la Casa Bianca, quello dei derivati: "Giganti come JP Morgan Chase, Goldman Sachs, Deutsche Bank e Morgan Stanley sono interessati soprattutto a mantenere il controllo di scambi annuali per molti trilioni di dollari che sfuggono a ogni supervisione visto che i derivati sono prodotti finanziari in gran parte non quotati in Borsa. Dunque vengono scambiati privatamente e spesso registrati nei bilanci in maniera così ambigua da suggerire sospetti di illeciti. E’ proprio per indagare sul possibile rischio di frodi capaci di mettere a rischio la stabilità delle maggiori banche - e dunque i risparmi di milioni di cittadini - che il ministero della Giustizia di Washington ha creato una task force investigativa, il cui titolare Robert Litan ha scoperto il segreto del «club del mercoledì» finito ieri sulla prima pagina del New York Times."
(Fonte: La Stampa)


Di fronte a tale ricostruzione Robert Livan non ha fatto altro che riscontrare la possibile creazione di un gruppo finanziario impegnato a gestire il mercato dei derivati con metodi non pubblici, sollevando lo scenario di qualcosa che assomiglia a una setta segreta di banchieri nel cuore di Wall Street per gestire i prodotti derivati che continuano a essere quelli capaci di garantire i maggiori profitti economici. Ma i membri del 'club del mercoledì' respingono tali accuse, affermando l’esatto contrario. «Il sistema creato consente di ridurre i rischi esistenti in questo mercato e fino a questo momento la cooperazione fra noi si è rivelata un successo» ha dichiarato al New York Times una portavoce di Deutsche Bank, lasciando intendere che il super-club svolge quelle mansioni di controllo che la riforma finanziaria non è riuscita ad assegnare ad alcuna istituzione. I sogni muoiono all'alba come le icone dell'utopismo; e se sarà proprio la scelta "realista" di Obama, per assurdo, a farlo ricordare come un buon Presidente? Intanto Obama ha mandato sms di auguri per il nuovo anno a tutti gli americani... ne ha bisogno anche lui.
 

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