L’amore non invecchia e questo sa chi lo ha provato. Raramente le storie d’amore toccano a tal punto le mie corde e mi commuovono. Non amo il miele profuso a grosse quantità, non amo le lacrime di coccodrillo. Amo al contrario le storie d’amore basate sulla stima e sulla condivisione. Amo la vita quotidiana, che non mi stanca, perché ne ho sempre qualcosa da imparare. Raccontarsi ogni giorno una storia nuova, trasforma un unico amore in tanti amori diversi. Questa è la magia di una storia longeva. Questa è l’affinità elettiva, che dà senza chiedere nulla in cambio.
“Ti racconterò tutte le storie che potrò”, edizioni Feltrinelli, è il frutto dei racconti di Agnese Borsellino al giornalista Salvo Palazzolo, e rappresenta l’ultimo atto d’amore, per la sua famiglia e per il suo Paese, della straordinaria moglie del giudice Paolo Borsellino, scomparsa il cinque maggio dello scorso anno.
Agnese, ormai molto malata, ricorda Paolo, che appare non solo come l’eroe civile, martire laico, ma come uomo, padre e marito. “Ho bisogno delle parole di Paolo, perché mi sento persa senza di lui, soprattutto adesso che mi trovo ad affrontare un male incurabile”.
Attraverso le pagine del libro riviviamo la giovinezza di Agnese, lo stretto legame con la famiglia di origine, il primo incontro con Paolo, questo giovane magistrato, che la colpisce per la propria timidezza e serietà, il matrimonio e la nascita dei tre figli, Lucia, Manfredi e Fiammetta. “Tutti i bambini del mondo dovrebbero crescere con la gioia e con la forza nel cuore”. Quella forza che a questi tre giovani fu sottratta il 19 luglio del 1992.
Agnese racconta con trasporto che Paolo era un uomo singolare: “Alle feste, guardavamo gli altri ballare. Lui rideva come un matto, io protestavo. Allora mi faceva finire di parlare, poi mi chiedeva: -Agnese, ma tu perché stai con me? Io non ti do niente di tutto questo.
Non sono il tipo di marito che torna a casa sempre allo stesso orario, si mette le pantofole, si siede davanti al telegiornale e poi nel pomeriggio porta la moglie in giro per una passeggiata-. Faceva una pausa e mi diceva ancora: -Lo sai perché stai con me? Perché io ti racconto la lieta novella-. La prima volta che me lo disse, rimasi spiazzata. Mi misi a piangere. Erano lacrime di felicità. Mentre lui continuava: -Io ti sollecito, ti stuzzico, ti racconto la lieta novella che sta dentro tante storie di ogni giorno. Ti racconterò tutte le storie che potrò. Così il nostro sarà un romanzo che non finirà mai, sino a quando io vivrò. La lieta novella manterrà sempre fresco il nostro amore. Perché l’amore ha bisogno di mantenersi fresco».
Come la stessa Agnese riferisce più volte, lei si è trovata a vivere diverse vite, passando dalla gioia e dalla serenità della vita coniugale, al più nero degli incubi, l’assassinio del padre dei suoi figli. Quel 19 luglio Agnese è morta con il suo Paolo (al quale durante la narrazione si rivolge direttamente, apostrofandolo con espressioni come “Amore mio”, “Gioia mia”) per poi resuscitare per i suoi amati figli.
Nei giorni immediatamente successivi alla strage la vedova Borsellino era sovente invitata nei Palazzi istituzionali, dove le venivano elargiti preziosi doni e poste numerose domande. “Era una strana sensazione quella che provavo mentre continuavano a chiedermi di Paolo. Ora so.
Ora so perché mi facevano tutte quelle domande. Volevano capire se io sapevo. Volevano capire se mio marito mi aveva confidato qualcosa nei giorni che precedettero la sua morte. Evidentemente, erano preoccupati”.
Agnese ha cercato sempre la verità sulla morte del marito, consapevole tuttavia che il cammino da compiere restava ancora lungo. “La verità bisognerebbe chiederla a tanti uomini delle istituzioni, che sanno, ma non parlano: a loro non voglio rivolgere un appello. Sarebbe tempo perso. Perché loro sono degli irriducibili. Questi uomini si devono mettere solo alla berlina, si devono sbeffeggiare, come avrebbe fatto oggi Paolo Borsellino”.
Si è anche esposta mediaticamente in difesa di alcuni magistrati, come Nino Di Matteo, destinatario di lettere minatorie e ha interagito con persone da tutta Italia, attraverso il gruppo Facebook a lei dedicato “Fraterno sostegno ad Agnese Borsellino”.
Recita un antico proverbio latino: “Dotata animi mulier virum regit” (“Una donna provvista di coraggio sostiene il marito”).
Agnese ha dimostrato di avere davvero un cuore forte e coraggioso, è stato un modello da emulare e da presentare alle nostre figlie.
Il libro non è solo il testamento di Agnese Piraino, ma rappresenta il cuore di Paolo e Agnese che pulsa all’unisono oltre la vita.
“Agnese, tu lo sai come si mantiene fresco l’amore? L’amore si mantiene fresco con una novità ogni giorno. Che non è il fiore, o un regalo qualsiasi. Perché tutto passa. Io ogni giorno mi devo rinnamorare di te. E tu di me. Inventandoci qualcosa di diverso”.

Commenta
Commenti
Letto. Io c'ero al suo funerale.