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Il Libro...Qohélet (Ecclesiaste)

di Maria Cristina Marroni
3 minuti

Non ricordo con esattezza il momento del primo incontro con “Qohèlet”, libro sapienziale dell’Antico Testamento. Ma ciò che non dimentico è la rilettura nella traduzione di Ceronetti: le parole sembrano sgorgare da una fonte edenica, inondano l’anima, la mondano e la turbano.
L’”Ecclesiaste” è un libro drammatico e carismatico che riflette sulla vanità delle cose umane non attraverso un ragionamento ordinato, ma con sentenze, osservazioni, ripensamenti e aggiunte. Risale ad alcuni secoli prima di Cristo (tra il III e il II secolo a. C.), ma è impossibile leggerlo senza posare lo sguardo sulle nostre città, dove tutti ci affanniamo, come piccole formiche, pensando che il nostro breve passaggio sia necessario.

Le parole di “Qohélet” devono essere lette ad alta voce, tanto da diventare noi stessi la proiezione di una grandezza che si misuri con l’infinito.
Scandire le parole a voce alta, assaporando con estrema calma ogni sillaba, “lasciando scivolare le labiali con voluttà”. L’emozione di questa lettura è quasi insostenibile come “un graffio sugli occhi provocato da un fulmineo, abbacinante incontro con Dio”.

A tutto quel che accade sotto il sole
un senso l’uomo non riesce a dare.
Lì sopra gli uomini si affaticano
Senza poter trovare
E il sapiente che dice di sapere
Neppure lui ha trovato


In queste parole c’è tutto lo strazio provato nella ricerca del fondamento assoluto dell’esistenza: “il significato della vita si riduce alla disperazione del significato della vita” (P. Tillich).
L’opera è composita e il lettore è quasi frastornato. C’è una parte, però, che ho amato in particolare, quella più romantica: “Meglio essere in due che uno solo, perché due hanno un miglior compenso nella fatica. Infatti, se vengono a cadere, l'uno rialza l'altro. Guai invece a chi è solo: se cade, non ha nessuno che lo rialzi. Inoltre, se due dormono insieme, si possono riscaldare; ma uno solo come fa a riscaldarsi?”.

Non c’è mediazione tra il lettore del libro e Dio: c’è un grande vuoto che smarrisce e atterrisce, però ha contemporaneamente un richiamo fascinoso.
Si legge nell’Ecclesiaste che Dio ha creato il mondo “perché l’uomo non trovi nessuna traccia di lui”.
Questa è la disperazione della fede, questo è il coraggio di esistere. Si intuisce però che Cristo ha poi sanato quel vuoto,  con lui “l’immagine dell’assoluto diventerà amica, e gli uomini saranno riscattati dalla loro solitudine astrale”.





 

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":::QUESTO E' IL DESERTO IN CUI LE COSE NON VANNO DA NESSUNA PARTE, IN CUI I GIORNI NON SI SOMMANO, MA SI DISPERDONO, UGUALI SENZA ESITO, SENZA CONDURCI IN NESSUN LUOGO MIGLIORE. UNA PIANURA ZENZA ORIZZONTE..." non vi sembra che stiamo parlando della odierna nostra vita quotidiana, smarrita, della odierna depressione economica e sentimentale che afflige un pò tutti noi? in realtà stiamo parlando della cultura ebraica del terzo secolo avanti cristo, quando fu scritto il libro qohelèt (secondo la versione greca). un libro asciutto, duro, intransigente, forse l'unico testo biblico ad essere letto in senzo laico da generazioni di adolescenti, sedotti dal suo tono crudo e un pò nichilista. ",,,,VANITA' DELLE VANITA', TUTTO è VANITA'. COSA RICAVA L'UOMO DA TUTTO L'AFFANNO CON CUI FATICA SOTTO IL SOLE? UNA GENERAZIONE VA, UNA GENERAZIONE VIENE, LA TERRA RESTA SEMPRE LA STESSA......" tali affermazioni inducono alla disillusione ed allo scetticismo, o no?. ecco perchè il libro ci parla con forza, anche a noi disillusi del 2013! per la religione il libro dovrebbe rappresentare il grido di sconforto dell'uomo che non ha ancora intravisto la salvezza, la via d'uscita, la redenzione( forse, al riguardo sarebbe utile il commento di sua eminenza il vescovo). il libro ecclesiaste mi sembra che contenga un invito ad accettare i corsi e i ricorsi della realtà ed a vivere la vita giorno per giorno anche se ci appare cosi complicata da apparirci ingovernabile. ATTENZIONE questo libro non è un libro PRET - A -PENSER come il gattopardo( romanzo commentato domenica scorsa). au revoir
Il libro,dalla recensione magistrale della sig.ra Cristina,esprime anche un'espressione laica sulla vita.Da laico incallito lo leggero'.Grazie
Questo è un libro per "palati assai fini", mi complimento molto con il blog che mi stupisce sempre più positivamente.
Ho apprezzato molto la scelta nel blog di questa recensione e del relativo commento, non è consueto se non in ambiti religiosi che spesso fanno perdere nei loro schemi e dogmi il valore intriseco del Libro di Dio. L'Ecclesiaste è l'emanazione disillusa, ma anche proiettata oltre la vita terrena, di un uomo che le aveva 'vissute tutte', Salomone, l'uomo definito il più saggio della terra, ma anche con limiti, errori e e fallimenti... Ho però pensato che in un libro, per certi provocatorio, come questo si perderebbe la sostanza dell'intento dell'autore se se ne trascurasse la conclusione: "Temi Dio e osserva i suoi comandamenti, perché questo è il tutto dell'uomo. - 16 Poiché Dio farà venire in giudizio ogni opera, tutto ciò ch'è occulto, sia bene, sia male." (cap. 12:15-16) Grazie e buona lettura a chi l'affronta per la prima volta...
Volevo aggiungere che, oltre a Ceronetti, altri illustri intellettuali si sono confrontati con questo testo: Ravasi; Zagrebelsky, Erri De Luca e forse ne dimentico alcuni. Tuttavia la traduzione i De Luca è ritenuta troppo personale.
L'Ecclesiaste, come gli altri Libri didattici, è pieno di riferimenti pratici per la vita di tutti i giorni, dalla lettura si ricavano spunti e indivcazioni preziosissimi. Provare per credere. Bye.