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PICASSO: CREATORE E DISTRUTTORE

5 minuti

In occasione dell’apertura della retrospettiva su Picasso a Palazzo Reale di Milano, ho riletto il libro “Picasso” di Arianna Stassinopoulos Huffington, edito da Rizzoli.
Pablo Picasso è stato un uomo affascinante. Nella sua vita intensa e turbolenta l’artista mantenne sempre viva la capacità di stupire: se stesso, i colleghi e sodali, le donne amate. 
Ancora oggi di fronte alle sue opere il fruitore prova attrazione, meraviglia, ma anche angoscia e turbamento: “il conflitto tra l’istinto creativo e l’istinto distruttivo era il perno della vita di Picasso”. Del Picasso creatore resta la testimonianza della sua arte, diventata leggendaria; del suo lato distruttore permangono tragici epiloghi: la morte del nipote Pablito, il suicidio della seconda moglie Jacqueline Roque, quello di Marie-Thérèse Walter (madre di Maya e sua amante per lungo tempo), il crollo emotivo di Dora Maar (musa intellettuale del Surrealismo, che dopo la fine della loro relazione affermò “dopo Picasso, solo Dio”).
Perfino la nascita dell’artista fu leggendaria: infatti era nato morto “non uno strillo, non un segno di vita proveniva dal maschietto che Dona Maria Picasso Ruiz aveva dato alla luce”. Il neonato si destò soltanto quando l’amato zio Don Josè, medico, soffiò uno sbuffo di fumo dal suo sigaro nel naso del piccolo. La mamma gli restò sempre devota, come tutte le donne della sua vita, a eccezione dell’unica che mantenne lucidità e fierezza, Francoise Gilot. Per Dona Maria “era bello come un angelo e come un demonio”.
Questa sua forza luciferina gli permise di attrarre molte vittime, ubriache della sua presenza e impossibilitate a farne a meno, pagando tutto ciò caramente, con la vita stessa o con la perdita della ragione. Non si trattò solo di donne, ma anche di uomini: Manuel Pallarès, lo scrittore Jaume Sabartés, il mercante d’arte Manyac, il pittore Casagemas (morto suicida), il poeta Guillame Apollinaire,  Max Jacob.
Anche il grande Matisse ebbe con Picasso un rapporto di amicizia (nato nel salotto di Gertrude Stein) che durò, nonostante alcuni momenti di crisi, fino alla sua morte. L’ideale di Matisse, esistenziale e artistica, era la serenità, egli desiderava esprimere “il sentimento religioso nei confronti della vita”. Infatti sosteneva: “quello che sogno è un’arte dell’equilibrio, della purezza e della serenità, libera da temi inquietanti e angoscianti”; Picasso, al contrario, dipingeva il tormento, il dolore, le incertezze, le ansie del Novecento. Ma gli opposti si attraggono e i due artisti si amarono e si riconobbero come tali: “alla fine, c’è solo Matisse”, disse Picasso quando l’amico morì.
Nella vita privata Picasso era sadico, contraddittorio, ribelle: “essere ingiusto è attributo divino”, disse alla Gilot durante un litigio.  Una sera poi lo scrittore James Lord, infastidito dai numerosi insulti che Picasso rivolgeva di nascosto a Gertrude Stein, che tanto si era adoperata per lui in passato, annotò su un piccolo quaderno alcune rflessioni. “C’era qualcosa di satanico in quell’uomo…C’era qualcosa in lui che era disposto a scendere in rapporti molto intimi con la crudeltà, con qualcosa di oscuro, di sinistro…Ora, non vorrei dire che Picasso fosse un genio malvagio, ma certo ha fatto del male a molta gente che gli è passata vicino”, dirà, ricordando quella circostanza, molti anni più tardi.
E l’artista sembrava distruggere tutto ciò che aveva costruito: amori, amicizie, affetti (“l’amore non esiste, esistono solo le prove d’amore”).
La paura ossessiva della morte lo accompagnò lungamente e cercò di esorcizzarla attraverso le sue opere, nella consapevolezza, però, di non aver raggiunto l’arte assoluta cui anelava.
Picasso “ha portato nella pittura la disintegrazione che Schonberg e Bartòk esprimono nella musica, Kafka e Beckett nella letteratura. Con lui, la visione negativa del mondo modernista giunge alle estreme conseguenze”.
Pierre Daix ha scritto: “Picasso è stato senza dubbio l’artista più faustiano del faustiano mondo moderno, ma l’assoluto cui tendeva escludeva ogni possibilità di riconciliazione con Dio”.


Picasso. Creatore e distruttore” di Arianna Stassinopoulos Huffington, Rizzoli
Picasso. Capolavori dal Museo Nazionale Picasso di Parigi”, Palazzo Reale, Milano, 20 settembre 2012-6 gennaio 2013.

Maria Cristina Marroni
 

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Commenti

Semplicemente Ottimo!
pablo picasso il piccolo goya, cavava bellezze perfino dall'orribile. era impetuoso e prolifico ( anche tre tele al giorno), energico e violento; si considerava " ingiusto come gli dei" stilisticamente incoerente. semra che il giovane picasso potesse permettersi solo un barattolo di vernice alla volta; di qui il perioda bleu, il periodo rosa (BATTUTONA). negli ultimi anni di vita il divino pablo oganizzo un viaggio in belgio . un pulman di nerd radical chic e dopo una memorabile bevuta di vini alsaziani fondarano il movimento dei "partigiani della pace" . tuttavia quandi si ripresero dalla sbornia nessuno se ne ricordò più(ALTRA BATTUTONA). recentemente è stata immessa sul mercato una vettura di bubbio gusto: la citroen xsara firmata picasso, ma non c'è nessun documento che provi che fu disegnata dal maestro( ULTIMA BATTUTONA). per me ,osservatore profano anzi ignorante, pablo picasso è stato un baro di genio, un vero re che si è concesso il lusso di sperperare i frutti del suo ingegno e di giocare con la ironia...les fracais dabord...
No conoscevo la vita tormentata di questo grande artista del Novecento. Spero di poter andare a Milano.
Complimenti alla giovane professoressa Marroni che ci ha fatto rivivere la dottrina del maestro, dell'artista, del geniaccio.