Se avessi visto quella scena in un film, avrei cominciato a prendere a male parole la protagonista, a ridere della sua ingenuità, della sua debolezza, poi probabilmente mi sarei alzata a prendere una birra e avrei girato su uno di quei programmi satirici, che prendono in giro il politico del momento, e mi sarei lasciata andare sul divano fino a chiudere del tutto gli occhi.
Ho sempre pensato che quei film melodrammatici, sul senso e la profondità della vita, non facessero affatto per me, li trovavo così deludenti : immaginavo sempre le soluzioni ai loro problemi e mi innervosivo nel vedere di come, invece, i protagonisti si andassero a impelagare in disastri irrisolvibili…poi però quel film è diventato la mia vita, ed è, decisamente, un disastro irrisolvibile.
Mi sono lasciata trasportare dall’onda delle emozioni e come un’adolescente mi sono buttata a capofitto in una storia sbagliata…ma quando all’inizio delle cose vedi tutto come un prato primaverile in piena fioritura non penseresti mai che ciò che di più bello c’è al mondo potrebbe un giorno trasformarsi nel peggiore dei tuoi incubi.
Da quando conobbi Dean a quando rimasi incinta non c’è stato un solo momento in cui tutto non mi sia sembrato una continua ascensione al cielo, al perfetto, al paradiso: quella complicità che troveresti solo con una persona, quella perfetta complementarità di due caratteri opposti che però insieme creano un turbinio di emozioni e sensazioni che ti riempiono, che ti lasciano una sensazione di vuoto quando non si sta insieme, e che danno origine ad una sorta di elettromagnetismo quando ci si incontra.
Avevo perso la concezione del passare del tempo, la concezione dell’impegno, dell’obbligo, del dovere, di qualsiasi forma di razionalismo civile esistente : per me in quel periodo esisteva solo il diritto di amare.
È per questa ragione che quando vidi il mio corpo snello e longilineo trasformarsi in una specie di mongolfiera mi sentii meravigliosamente: pensai di poter in qualche modo ripagare Dean di tutto l’amore che mi stava dando. Mi venne automatico pensare di annunciarglielo nel più evidente, entusiastico e gioioso dei modi; la mia immaginazione era già al galoppo impegnata in catering e festoni…quando mi accorsi che però, nonostante tutto, non avrei avuto nessuno da invitare; avevo chiuso i rapporti con il mondo da quando mi ero messa con Dean.
Lui trovava che ognuno dei miei amici avesse in qualche modo dei difetti intollerabili, a cui io sinceramente non avevo mai fatto caso, ma che dopo i suoi lunghi ed affascinanti discorsi, su come quelle persone avrebbero potuto rappresentare un ostacolo alla mia crescita personale, mi sembravano inaccettabili, e questo mi aveva portato a chiudere lentamente ogni rapporto. Ma avevo lui e mi bastava.
Proprio per questo non mi corrucciai affatto della festa saltata, glielo avrei annunciato in un modo più intimo, anzi, mi sembrava anche la soluzione più opportuna.
Dalla sera in cui finalmente gli svelai dell’imminente arrivo del nostro bambino iniziarono anche le più atroci violenze.
Alla notizia volò il primo schiaffo, a cui ne sarebbero seguiti altri, accompagnati da calci, pugni, e ogni genere di sfogo fisico che non avrei mai pensato potesse provenire da Dean. Dopo ogni scarica di violenza si inginocchiava, mi pregava di scusarlo, mi diceva di non sapere cosa gli fosse preso…ed ovviamente lo perdonavo, gli credevo, non capivo, ma lo amavo, di quell’amore così viscerale che mi faceva credere che a lui tutto fosse giustificabile, di quell’amore che solo oggi capisco come non si possa chiamare amore. Perché l’amore è un’altra cosa. L’amore non graffia, non picchia, non lascia cadere. L’amore ama. E basta.
Ma per arrivare a capire tutto questo, sono dovuta prima passare per la mia selva oscura, ho dovuto prima attraversare tutto il mio inferno, ho dovuto lasciare che il mio bambino tornasse dal paradiso dov’era venuto senza che io potessi prima stringerlo tra le braccia, guardarlo e dargli un nome.
Mi sono dovuta ritrovare appoggiata inerme ad una porta sbattuta con una violenza tale da far sopraggiungere i vicini ad aiutarmi. Mi sono dovuta ritrovare in quella scena, di quel maledettissimo film che non mi era mai piaciuto e di cui non avrei mai sognato di essere la protagonista.
Solo dopo lunghi anni di cure, di sedute psicologiche, di sostegno, da parte di gente capace di amare davvero e incondizionatamente, sono finalmente arrivati i titoli di coda di quel lunghissimo e doloroso film. Che hanno visto Dean in carcere per violenze sulle donne e me, innamorata, di un infermiere che mi aveva aiutato a rialzarmi. Anzi.
Meglio. Innamorata di un uomo capace di dare amore, capace di farmi capire che non è vero che le donne sono fatte per sopportare ed amare in silenzio, ma che anche loro hanno diritto ad un amore corrisposto, sano, vero, profondo. Tutti dovremmo essere amati così: gratuitamente ed incondizionatamente, senza dover mai arrivare ad avere il bisogno di chiedere “amami, dai, amami”.
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L'autrice è Lorenza Maria Capolla di Teramo e frequenta il Liceo Classico.
Pubblicheremo altri racconti.
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