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Il Libro...DE PROFUNDIS

di Maria Cristina Marroni
5 minuti

Esistono personalità seducenti le cui azioni disegnano un modo di vivere mai scontato e prevedibile. Emanano un’energia magnetica della quale non possiamo disinteressarci: ne siamo attratti, consci che non può darsi spiegazione finale del genio e del dolore assoluto.
Oscar Wilde rientra tra queste, sebbene la rivista “Punch” nel 1881 commentasse il suo primo volume di poesie come scarsamente originale “Si chiama Wilde –selvaggio- ma la sua poesia è mansueta”. “Francoise de sympathie, je suis Irlandais de race, et les Anglais m’ont condamné à parler la langue de Shakespeare” così parlava di sé Wilde a Edmond de Goncourt.

Fra le opere di Wilde quella che più apprezzo per la genuinità delle parole e per il pathos è la lunga e straordinaria lettera, nota come “De Profundis”, che lo scrittore indirizzò all’amato Lord Alfred Douglas, il suo “Bosie”, dal carcere di Reading.
L’opera rappresenta “uno straordinario documento umano”; Wilde vi ha dismesso l’habitus del dandy per apparire autentico e sincero.
Leggere “De Profundis” significa entrare nell’intimità, cui il titolo allude, inabissarsi fin dentro l’anima del poeta per riemergere consapevoli di riconoscere ora un cuore affranto e innamorato. Le parole sono struggenti e oscillano tra il rimprovero per l’ingrato amante e per se stesso, poiché lo scrittore ha compromesso la sua Arte per quella cieca passione.
Wilde scrive la lettera nei primi mesi del 1897, mentre sta scontando in carcere la pena ai lavori forzati per il reato di sodomia.
Durante uno dei processi il giudice Charles Gill gli aveva domandato di spiegare cos’era “quell’amore che non osa pronunciare il proprio nome”, citando proprio un verso della poesia “Two Loves” di Douglas. Wilde aveva risposto con una tale naturalezza da strappare “applausi sonori” dalla galleria del tribunale.

L’Amore, che non osa dire il proprio nome in questo secolo, è un grande affetto di un uomo più anziano per un altro più giovane, quale vi fu fra Davide e Gionata, quale Platone mise alla stessa base della sua filosofia, e quale si trova nei sonetti di Michelangelo e di Shakespeare – quell’affetto profondo, spirituale, che non è meno puro di quanto sia perfetto(…). E’ bello, è elevato, è la più nobile forma di affetto. E’ intellettuale, e si dà ripetutamente fra un uomo più anziano e uno più giovane quando l’uomo più anziano possiede intelletto e quello più giovane ha tutta la gioia, la speranza e il fascino della vita. Che così sia, il mondo non lo capisce. Se ne fa beffe, e a volte mette qualcuno alla vergogna per questo”.


Nella lettera Bosie diventa l’emblema dell’amato indegno (“la futilità e la follia della nostra vita erano spesso molto stancanti per me; ci incontravamo solo nel fango” e lo scrittore quello dello schiavo d’amore “la forza di volontà costituisce la base del carattere, e la mia volontà era completamente soggetta alla tua”).
Alfred è arrogante, egoista, insensibile, vanesio, superficiale, ingrato. Eppure Oscar lo ama.
Infatti non c’è mai in queste pagine pentimento per quella relazione, semmai c’è il rammarico di non essere riuscito a cambiare il ragazzo moralmente.
Respingere le nostre esperienze è arrestare il nostro sviluppo. Rinnegare le nostre esperienze è costringere la nostra vita alla menzogna. È niente di meno che rinnegare l’Anima”.

Wilde è lucidamente consapevole di essere passatoda una specie di eternità di fama a una specie di eternità di infamia”. In carcere sperimenta il dolore: “dietro al Dolore vi è sempre il Dolore. La Sofferenza non porta maschera, al contrario del Piacere”, ma capisce solo allora che “il segreto della vita è la sofferenza”.
La lettura del “De profundis” svela un uomo che ha superato la contingenza e raggiunto il piano in cui vita, letteratura e morale sono contigui.
Ci sono momenti che sfiorano il sublime, perché il fulcro della narrazione è un cuore palpitante, appassionato e consapevole.
I contemporanei di Wilde intesero come perversione quello che era un sentimento autentico e sincero.
L’Amore infatti sopravvisse all’esperienza del carcere.

 

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Commenti

La recensione,sempre perfetta ,della sig.ra Cristina mi suggerisce che l'amore e la perversione possono convivere ,l'importante che ci sia la consensualita' di entrambi.
Un grande scrittore disse: "CIO' CHE SI FA PER AMORE E' SEMPRE AL DI LA' DEL BENE E DEL MALE. Concordo.
DE PROFUNDIS. il titolo mi è sempre sembrato infelice come non mi ha mai convonto la qualificazione di libro data all'opera. in realta mi sembra più che altro in " docomento" intimo, una lunga lettera dal carcere , bellissima, di una grande anima. " documento" destinato al lettore che , già ben conosce le opere di wilde. l'epistola si legge tutta d'un fiato, come tutta d'un fiato è stata scritta a quel bel fanciullo dagli occhi cerulei e struggentiche si era impadronito della sua anima gettandola però nel pattume. la lettera ci fà cogliere il vero senso del dolore e della sofferenza senza maschera.il volume , sostanzialmente censurato per oltre 60 anni, fu pubblicato integralmente nel 1960.oscar wilde e le sue opere sono stati considerati per troppo tempo symbols,emblemi della cultura omosessuale , symbols di amori lascivi e ineffabili . in realtà oscar wilde è il symbol di un uomo vero, che ha pagato duramente di persona, che ha perso tutto, ma proprio tutto; un uomo che si è battuto fino in fondo in nome di una libertà ancora oggi non del tutto conquistata...............per concludere non posso non ricordare quello che diceva il mio prof. d'italiano quando parlava del dandy oscar "....quello che ha infranto tutti i comandamenti meno uno: NON DESIDERARE LA DONNA D'ALTRI!......buona domenica a tutti.
Mi permetto di dire, che il modello "Wilde" non è riproponibile. L'amore tra l'esperienza e la speranza tra chi è " anziano" e chi è giovane, e' per quanto intrigante non riproponibile. Non esiste, e' solo un desiderio di evadere e rompere gli schemi. L'universo dei grandi e' diametralmente opposto a quello dei giovani. L'arte e' una cosa, la realtà un'altra. E' bello pensarlo, immaginarlo, ma non sperimentarlo! Porterebbe solo dolore.
"L 'amore non è lo zimbello del Tempo,anche se rosee labbra e guance cadono nel compasso della sua falce ricurva; l'amore non muta con le sue brevi ore e settimane, ma resiste fino all'orlo del Giudizio. Se questo è errore e mi sia provato, io non ho mai scritto,e nessuno ha mai amato." W.Shakespeare-I Sonetti
Risponde alle parole con i versi. È una lotta impari.
"La gioia dell'amore, come la gioia dell'intelletto, è di sentirsi vivo" (De Profundis) "Per lo spostamento di un atomo un mondo può essere squassato" (De Profundis)
L'AMORE TRA GIOVANI ED ANZIANI, il grande tabù che ancora resiste inperterrito. tuttavie, ogni storia è una storia a se, a qualunque età. oggi il vero scandalo è..............una coppia di persone che si amano davvero. una coppia di persone che non stanno insieme per comodità.....l'amour toujours
un encomio all 'amore,non é importante chi si ama, é importante l amore in se,Nel commento al libro,hai indubbiamente colto nel segno..brava Maria Cristina
Sono d'accordo con Antoine, possono convivere se c'e' la consensualità di entrambi e rimane nell'ambito del rapporto.
E nella Settimana Santa un aspetto diverso e molto intenso del testo: "Neppure in Eschilo o in Dante, severi maestri di dolcezza, né in Shakespeare, il più genuinamente umano dei grandi artisti, in tutto l'arco della mitologia celtica nella quale la bellezza del mondo si mostra attraverso una nebbia di lacrime e la vita di un uomo non è niente di più della vita di un fiore, vi è nulla che per pura semplicità di pathos, fusa e accoppiata con una sublimità di effetto tragico, possa uguagliare l'ultimo atto della passione di Cristo, o anche solo avvicinarvisi. La parca cena con gli amici, uno dei quali l'ha già venduto per denaro; l'agonia nell'oliveto silenzioso illuminato dalla luna; il falso amico che gli si accosta per tradirlo con un bacio; l'amico fino allora fedele sul quale, come su una roccia, egli aveva sperato di costruire una casa di rifugio per l'umanità, che lo rinnega mentre il canto del gallo annuncia l'alba vicina; la sua completa solitudine, la sua sottomissione, il suo consenso totale; e insieme a tutto ciò, scene come quella in cui il gran sacerdote dell'Ortodossia si strappa le vesti per lo sdegno e il magistrato della giustizia civile chiede acqua nella vana speranza di lavarsi da quella macchia di sangue innocente che fa di lui la figura scarlatta della Storia; la cerimonia di incoronazione del Dolore, una delle scene più stupende dell'intero corso del tempo; la crocifissione dell'Innocente davanti agli occhi di sua madre e del discepolo che amava; i soldati che gettano i dadi per tirare a sorte le sue vesti; la morte atroce per mezzo della quale egli diede al mondo il suo simbolo più duraturo; (...)quando si contempli tutto ciò non si può non essere grati del fatto che il supremo ufficio della Chiesa consista proprio nella rappresentazione di questa tragedia" (Oscar Wilde, "De profundis")