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Il Libro...Pinocchio

di Maria Cristina Marroni
3 minuti

Durante la nostra adolescenza la lettura era fondamentale. Non c’era molto di più, soprattutto durante le interminabili estati prima del rientro a scuola, che allora non si verificava mai prima della seconda metà di settembre. Non esistevano i social network e quando si provava il desiderio di incontrare persone lo si faceva dal vivo,  ci si scambiava una strizzatina d’occhi e via a combinare birichinate, immedesimandosi talvolta nei personaggi fascinosi dei nostri libri.

Ho incontrato molte volte nella mia vita “Pinocchio”: nel libro di Collodi regalatomi da mia nonna, nel bel cartone giapponese arrivato in Italia nel 1980 (http://www.youtube.com/watch?v=Szyu_kpDdRg), al teatro dell’Angelo di Roma nel 1998 nello straordinario adattamento di Carmelo Bene “Pinocchio, ovvero lo spettacolo della Provvidenza”. Così esordiva l’attore e regista: “Rispettabile pubblico ed inclita guarnigione dell’uno e dell’altro sesso essendo di passaggio per questa illustre Metropolitana mi sono voluto il bene il piacere l’onore e il vantaggio di presentarvi davanti agli occhi un noto burattino sconosciuto finora in questi paesi e del quale forse avrete veduto il compagno ma non il simile”.

Per Carmelo Bene il suo Pinocchio era “un’inumazione prematura di una salma infantile che scalcia nella propria bara". Bene sosteneva di essersi ” come Pinocchio rifiutato alla crescita” come “la chiave del suo smarrimento gettata in mare una volta per tutte” e di “essersi alla fine liberato anche di sé”.
Infatti “Pinocchio” non è mai simile a se stesso, sfugge a ogni possibilità di prossimità. Insieme ribelle, incosciente, profittatore, ma anche ingenuo.
Tante sono le parti che da piccola mi impressionavano: l’impiccagione al ramo della quercia; le ruberie del Gatto e la Volpe; il Paese dei Balocchi, fascinoso, ma ingannevole, dove il burattino si trasforma in asino; il perfido Lucignolo; le promesse alla fata dai Capelli Turchini puntualmente disattese; il ventre del pescecane e infine la trasformazione in bambino.

All’inizio del romanzo c’è poi l’episodio delle bucce di pera: Pinocchio ha molta fame, per questo urla e strepita, Geppetto gli destina tre pere, ma il burattino le vuole rigorosamente sbucciate. Il falegname allora pronuncia una delle frasi più note: “In questo mondo fin da bambini bisogna avvezzarsi abboccati e a saper mangiare di tutto, perché non si sa mai quel che ci può capitare. I casi son tanti!”.

Pinocchio ha però ancora fame e, in mancanza d’altro, deve mangiare le bucce e i torsoli.
I casi son tanti!”. Sì, ci sono diverse possibilità nella vita: esistono il bianco e il nero, ma anche il grigio, il colore che il burattino sembra prediligere, quella via di mezzo sempre insoluta, insieme libertà e conformismo, letizia e dolore, povertà e ricchezza.
In ogni età della vita s’ incontra un qualche Pinocchio che disubbidisce, crea confusione, disturba, che “mai non s’arresta”.

Perché il miracolo collodiano è di aver riprodotto, più con le parole che con il legno, il miracolo dell’adolescenza, la carne e il sangue della vita, delle sue insolubili contraddizioni che ciascuno ha potuto sperimentare prima di raggiungere la maturità.





 

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Commenti

Vado a memoria perche' e' passato un po' di tempo( sono generoso dicendo un po') e sinceramente non ho l' eta' per rileggerlo, ma la sig.ra Cristina ,con osservazioni pregevoli,ha aggiunto alcuni tasselli al quadro che si e' creato nella mia mente.
Perché non è stato pubblicato il mio commento al libro? Pinocchio è stata la mia favola preferita da piccola.
Buongiorno, vorrei ricordare lo splendido sceneggiato di Luigi Comencini, andato in onda nel 1972. Ricordo Nino Manfredi nelle vesti di Geppetto, la Lollobrigida in quelle della Fata Turchina, Franco Franchi in quelle del Gatto, Ciccio Ingrassia in quelle della Volpe, Vittorio De Sica nel ruolo del Giudice e il piccolo Andrea Balestri nel ruolo di Pinocchio, . E poi la sigla... Cito da Internet: "Comencini ha dato del "suo" Pinocchio una visione particolarmente delicata e poetica, restituendo una patina di sommessa malinconia all'intera vicenda, nonostante la partecipazione di alcuni attori conosciuti più che altro per le loro interpretazioni in ruoli comici. Secondo Paolo Mereghetti lo sceneggiato ebbe un "cast perfettamente azzeccato", con una soddisfacente riduzione dal libro con "più realismo sociale a (lieve) discapito della componente fantastica"[3]. Questa mattina provo un po' di nostalgia.
Un piccolo, anche piccolo, riferimento, alla connotazione massonica del libro no? Al fatto che l'autore abbia rappresentato il percorso di una iniziazione massonica? Le riviste della massoneria ufficiale hanno diecine e diecine di articoli sull'argomento.
Ringrazio il Prof. Serpentini per la segnalazione, approfondirò immantinente l'argomento.
@ rosaria............cara ROSARIA, questa rubrica, questo corner culturale potenzialmente idoneo a stimolare il dibattito e il rilancio etico e culturale della nostra città, potenzioalmente idoneo a realizzare un corridoio di pensiero libero, spesso e volentieri lo nega. nega il diritto di cittadinanza al più stimolante dibattito culturale, alle opinioni " esterne"come è capitato a te cara ROSARIA e come è capitato a me domenica 17 in occasione del commento al libro della comencini il cui mio incipit è stato " un film già visto......e rivisto! ". è stata praticata una specie di censura. poco nobile principio se non quello di consentire solo commenti brevi, elogiativi ed anche un pò melensi ed insulsi che certamente non fanno onore " alla recensione " .cara ROSARIA, ainoi, anche dove si mastica un pò di cultura il pesce che nuota contro CORRENTE muore..............FULMINATO!...come è triste venezia.
Gent.le Aznavour, non vorrei contraddirla ma il mio commento era positivo e partiva da un tenero ricordo di mio padre. Invitavo poi i genitori a non lasciare soli i figli e a raccontare favole.
@rosaria.....dolce rosaria la prego di scusarmi di averla coinvolta nel mio commento. tuttavia anche le sue riflessioni positive e pedagogiche oltre che colme di nostalgia e di affetto per il suo papà non sono state pubblicate, forse ingiustificatamente, al pari delle mie note critiche, volte a dare un contributo e non a denigrare, come verosimilmente ritenuto dal " censore preposto". a me piace parlare di libri ed alche di libroidi ( quasi libri)!.....che che se ne dica PINOCCHIO mi sembra che sia un testo fondamentale perchè per la prima volta vi è la rappresentazione dell'infanzia vera e spontanea. vi è descritta la vita reale, un romanzo per tutti non solo per l'infanzia. l'episodio del gatto e la volpe ( i truffatori) l'episodio del paese dei balocchi (metafora- bimbi che diventano asinelli), la sapienza popolare. leggerlo fa bene al morale e poi per la prima volta compaiono i carabinieri reali! una lettuta multilivello: può essere affrontata da diversi punti di vista ( vero prof.serpentini?) che mutano a secondo del nostro grado di maturazione. la fine degli asinelli oggi la fanno anche chi cerca lavoro e non lo trova: a casa con la depressione..................il faut savoir sourire.
Gentile Sig. Aznavour, la ringrazio del suo interessante intervento. Buona serata.