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Il Libro...La luna e i falò

di Maria Cristina Marroni
4 minuti

L’innocenza perduta, il ritorno irrealizzabile, la morte e il tempo, il dissidio insanabile tra mito e storia sono i temi ricorrenti nell’opera di Cesare Pavese.
“La luna e i falò”, romanzo della maturità dello scrittore, autentico testamento spirituale, riassume in una sintesi felicissima e consapevole le esperienze letterarie precedenti. La memoria diventa il medium che idealizza i dati naturalistici, rendendoli simboli.
L’io narrante è il trovatello Anguilla, una tipica figura pavesiana di espatriato. Anguilla, ormai adulto, torna dall’America, dove si era recato in cerca di fortuna, nelle Langhe, dove era cresciuto presso una famiglia di contadini, perché abbandonato dalla madre davanti al duomo di Alba.

Adesso ogni cosa è mutata: le persone, le case, persino gli alberi, anche se tutto sembra, inspiegabilmente, identico. “Era strano come tutto fosse cambiato, eppure uguale. Nemmeno una vite era rimasta delle vecchie, nemmeno una bestia; adesso i prati erano stoppie e le stoppie filari, la gente era passata, cresciuta, morta; le radici franate, travolte in Belbo; eppure a guardarsi intorno, il grosso fianco di Gaminella, le stradette lontane sulle colline del Salto, le vie, i pozzi, le voci, le zappe, tutto era sempre uguale, tutto aveva quell’odore, quel gusto, quel colore di allora”.

Dei volti consueti, Anguilla riconosce solo quello dell’amico Nuto, diventato un uomo generoso e felice. Attraverso di lui il protagonista rivisita i volti del passato e le antiche abitudini, come quella della notte dei fuochi di San Giovanni, appiccati dai contadini per far festa.
Incontra poi il giovane Cinto, zoppo e povero, che diventa vittima di un crudele destino familiare: suo padre, vessato dai debiti, appicca l’incendio al podere, stermina la famiglia e si suicida. Cinto riesce a salvarsi miracolosamente e verrà affidato con un atto di generosità a Nuto da Anguilla, prima della sua partenza.

La guerra è trascorsa da molto tempo e ha cancellato la vita, tanti sono spariti, morti o dispersi. “Ero tornato, ero sbucato, avevo fatto fortuna (…) ma le facce, le voci e le mani che dovevano toccarmi non c’erano più”. La guerra ha rimosso ogni cosa tra le macerie: il passato, il tempo e le memorie. “Di tutto quanto, della Mora, di quella vita di noialtri, che cosa resta? (…) Più ancora che al danno materiale e ai morti, dispiace pensare a tanti anni vissuti, tante memorie, spariti così in una notte senza lasciare un segno. O no? Magari è meglio così, meglio che tutto se ne vada in un falò d’erbe secche e che la gente ricominci”.

Come nella perfezione di un cerchio, il tema del ritorno lega il primo romanzo “Paesi tuoi” a quest’ultima opera, sebbene qui si aggiunga la delusione politica per la Resistenza e quella sociale per l’America democratica, cui a lungo l’autore aveva creduto.
L’equilibrio tematico è supportato dall’impeccabilità dei mezzi stilistici, perfezionati e splendidamente armonizzati: l’alternarsi del dialogo al monologo interiore e “all’evocazione memoriale resa  con la tecnica del flashback, mediata da Dos Passos”, l’equilibrio dei due piani presente-passato, realtà-simbolo.

Il romanzo“La luna e i falò” racconta un ritorno impossibile all’infanzia e ai valori primigeni dell’uomo, nell’illusione di in una realtà che si prospetta come statica e invece è in divenire.
Affiora prepotente dalle pagine del romanzo il legame con la terra d’origine, di cui si avverte l’urgente richiamo: "Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti".


 

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Commenti

" Un paese ci vuole ,non fosse per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli,sapere che nella gente ,nelle piante c'e qualcosa di tuo,che anche quando non ci sei resta ad aspettarti" . Ho iniziato ad affezionarmi a Paveseper questo splendido passo. Vero crescere in un paese significa tutto questo. Crescere in un paese significa tutto questo e anche un po' qualcos'altro. Un paese ci fa sentire parte di qualcosa e contemporaneamente ci appartiene. Buon natale per i suoi suggerimenti che sono sempre ben accetti , buon Natale per ogni prezioso consiglio che apre la mente e il cuore. Grazie di tutto.
L'autore conclude con questo romanzo, fortemente autobiografico, la sua attività letteraria. La luna e il falò è un opera stilisticamente curata e il linguaggio dialettale è sapientemente inserito nel contesto di una prosa semplice e senza fronzoli. La storia è quella che ognuno di noi ha già sentito dai propri nonni,tuttavia impreziosita da innesti di fascismo e di antifascismo. Il libro di 170 pagine, scritto in soli 3 mesi, è da leggere con semplicità e senza pretese. ...orevuar
In nessun altro periodo dell' anno sentiamo così forte il richiamo delle nostre radici. Cari "Amici" i più sentiti Auguri di Buon Natale.