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Il LIbro...Ragazzi di vita

di Maria Cristina Marroni
5 minuti

Nessun uomo nasce crudele, ma la precarietà e l’indigenza sporcano anche le ali degli angeli. Nelle periferie romane, negli anni del Dopoguerra, pulsa una sopravvivenza animalesca tra fango, polvere e odore di orina. Nel cuore dei ragazzi di vita c’è un’ingenuità primordiale, la violenza semmai è nell’ambiente.

Pasolini, trasferitosi a Roma con la madre e abbandonato l’idillico paesaggio dell’infanzia, trova casa vicino a Rebibbia e scopre le borgate della città. Si aggira smarrito e stupefatto in quel mondo perverso e innocente, che sembra la copia in bianco e nero dell’arcaica innocenza del suo Friuli.“Roma nella mia narrativa ha quella fondamentale importanza (…) in quanto violento trauma e violenta carica di vitalità, e cioè esperienza di un mondo e cioè in un certo senso del mondo”.

Il romanzo “Ragazzi di vita”, pubblicato nel 1955, nasce proprio in questo contesto urbano, dove la vita conosce patimenti e sofferenze, ma non la noia del vizio.
All’interno delle periferie, nell’insopportabile calura estiva, recitano la loro misera esistenza giovani di un’umanità brutale “intenta ad assecondare con furore e allegria il naturale istinto della sopravvivenza”.

Il romanzo ruota intorno alla fame, al sesso e al denaro “la sola fonte di piacere e di soddisfazione in questo sozzo mondo” e attorno a queste urgenze si muovono le azioni e le reazioni dei personaggi secondo un ritmo ossessivo, dove a notti vissute all’estremo, con svaghi forsennati e ruberie, seguono brevi pause contratte in una fosca luce solare.

Nell’aritmica vicenda di sistole-diastole la convenzionale scansione cronologica risulta deformata”; a essa si sostituisce un ordine interno alla narrazione, segnato da un affollarsi rapinoso, si direbbe circolare, di eventi anche minimi, come quelli riguardanti il denaro continuamente rubato e perduto –così come in certi sogni pare esistere un filo logico che alla luce del giorno si rivela in tutta la sua assurdità.
In questo “ordine quasi onirico” (Fortini) i personaggi (Riccetto, Amerigo, Caciotta, Lenzetta, Marcello, Alduccio, Begalone, Genesio e Piattoletta), privi di dinamica sostanza psicologica, sembrano affabulazioni gergali.

Il tempo modifica tutto, così anche le borgate mutano geneticamente: vi si insinuano il desiderio smodato del benessere, la corruzione, il vizio e l’indifferenza tipici della borghesia. A quel punto anche i ragazzi di vita avranno in comune con i giovani borghesi i sogni di gloria e opulenza.“Il successo non è niente. Il successo è l'altra faccia della persecuzione. E poi il successo è sempre una cosa brutta per un uomo”.

Tutti i personaggi del romanzo sono variazioni di un identico tipo umano, spoglio di ogni etica ma provvisto di una spontanea e ingenua vitalità. Con loro il lettore attraversa le vecchie strade di Roma, dove ascolta le urla in dialetto, percepisce gli odori e i colori, si sporca di polvere, come da bambini durante le improvvide cadute a terra. Poi si tuffa nelle acque del Tevere con Marcello, Amerigo, Genesio, Riccetto e gli altri per tornare mondo in superficie.

Nella parte finale del libro sulle vite dei giovani personaggi stende la sua ombra la morte,corteggiata e amata di un torbido e si direbbe sensuale amore”. “Verrà la morte e avrà i tuoi occhi/questa morte che ci accompagna/dal mattino alla sera, insonne,/sorda, come un vecchio rimorso/o un vizio assurdo (Cesare Pavese)”.
La morte, “la comare secca” porta via con sé Marcello, a causa del crollo di un edificio, Amerigo, che si suicida per sfuggire all’arresto, Piattoletta, perito in un rogo acceso per gioco, Genesio, annegato nel Tevere, liberandoli al contempo dalle insidie della consapevole corruzione della maturità. Paradossalmente la morte conserva per sempre la purezza della giovinezza e la vitalità lacerata. La contaminazione di lingua e dialetto segna il distacco provocatorio dalla vita borghese, di cui si rifiuta la lingua ufficiale.

Pasolini ci è mancato prepotentemente in questi trentotto anni. Con lui è morto “tutto un pezzo della cultura italiana”. I suoi ragazzi non ci sono più, ci sono invece le baby prostitute, figlie non della povertà, ma della ricchezza. Allora nei “ragazzi c'era una intensità e una umile volontà di vita, un tale splendore di occhi, una tale purezza in tutto il loro essere, una tale grazia nella loro sensualità, che finivano col costituire un mondo dentro il mondo, per chi sapesse vederlo”.

 

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Commenti

Grazie alle sue belle parole rileggerò il libro proposto, a mio avviso tra le migliori opere di Pasolini, mio scrittore preferito. Ricordo poco in quanto e' passato molto tempo e la mia memoria comincia a fare i capricci. Lo stile pasoliniano rende ogni scena reale ,trasmettendone suoni ,odori e forti emozioni. Pasolini seppe scrutare con chiarezza il buio del nostro presente e,con sguardo severo , il mutare inarrestabile della Societa' italiana ,che andava declinando i valori della neonata democrazia nel più bieco e ottuso conformimo e consumismo. Doppio grazie e buona domenica.
Grazie di cuore a Lei, signor Antoine. Buona domenica
ATTRATTO, AFFASCINATO dalla vitalità dei giovani sottoproletari romani, dalla umanità straripante immersa nell'abrutimento. E'così , il grande P.P.P. 6O anni fa scrisse i ragazzi di vita dando vita a una rivoluzione del costume e del pensiero- spaccando il paese fra ipocrisia e verità- ; rivoluzione ancora incompiuta e inadeguata. Sono passati 60 anni ma i ragazzi di vita vivono ancora nei sobborghi romani! ma provengono dall'est europeo e dal nord-africa. Ancora più dei personaggi pasoliniani sono giovani in bilico su se stessi, adolescenti non del tutto stranieri e drammaticamente maturati da esperienze precoci. Questi nuovi ragazzi di vita ambiscono ad integrarsi con gli autoctoni italiani, ma la barriera dei pregiudizi e quasi sempre insormontabile e determina, fatalmente il ritorno ai loro "simili " nel degrado!....come è triste Venezia!
"La precarietà e l'indigenza sporcano anche le ali degli angeli." Niente di più vero. Il "libero" perseguimento del massimo profitto senza vincoli sociali è la causa principale della miseria di tanti e dell'arricchimento di pochi, contrasta con l'art. 41 della Costituzione la quale stabilisce la priorità degli interessi collettivi sugli interessi privati. Cosa scriverebbe Pasolini oggi? Cercasi Sinistra, non integrata, non venduta e nemmeno con il ciuccetto in bocca. Grazie a Cristina Marroni per le sue preziose pillole di cultura che offrono sempre importanti punti di riflessione, e attenuano la mia ignoranza.
Grazie alla recensionista di eccezione Maria Cristina Marroni, che con l'acume e la sensibilità che la contraddistinguono mi dà sempre modo di rimanere informata su opere letterarie più o meno note, inducendomi alla riflessione savia e alla lettura. Ragazzi vita, uno spaccato di realtà crudele ancora estremamente attuale.
Vi ringrazio molto. Leggere è una grande passione, che spero di riuscire a comunicare. Cara Giovanna, le tue parole sono per me un onore.
Sono cresciuto con Pasolini, intellettuale illuminato. Oggi lo ritrovo qui con grandissimo piacere. Carlo